Mai come negli ultimi anni la Puglia, oltre che regalarci bellezze della regione come la Grotte di Castellana a Monopoli, Castel del Monte e il centro storico di Bari, vede nel Salento unirsi bellezza arte e cultura. La penisola Salentina è diventata tappa fissa di turisti e artisti che sempre più spesso acquistano case per passarci le loro vacanze e condividerle con colleghi, nati e cresciuti proprio li. In un periodo in cui ci sono sempre meno band, ecco che il Salento a distanza di poche settimane torna presente con ben due di questi, prima i Negramaro e ora i Boomdabash che tornano con il loro “Best” e nuovi inediti anticipati dal singolo “Don’t Worry”.

In questo periodo un pò pazzerello, avete deciso di uscire con il vostro “Best of”. Siete usciti con incoscienza o con la consapevolezza di tutte le cose buone che avete fatto?

Biggie. “Non è un gran momento per tirare fuori un album in generale. E’ un regalo che abbiamo voluto fare a tutti i nostri fan che ci seguono da tantissimi anni, ma allo stesso tempo è un regalo per chi ha imparato a conoscere i Boomdabash da poco, attraverso i tormentoni dell’estate”. 

Sono 22 tracce, con 3 inediti. Durante la conferenza stampa hai parlato di questo singolo natalizio “Don’t worry”.  Come siete arrivati a parlare di un tema così speciale, come quello della speranza? Nell’immaginario della gente siete legati alla leggerezza, alla felicità estiva. 

Biggie. “Siamo sempre stati molto impegnati a livello sociale. In un viaggio in furgone parlavamo di una questione a noi molto cara, che è quella dell’ex ILVA di Taranto. Dissi ad Angelo, che dovevamo fare qualcosa di concreto per queste persone. Da lì nacque l’idea del pezzo che doveva essere legato ad una iniziativa benefica. Avremmo voluto destinare il ricavato al reparto di oncoematologia pediatrica di Taranto. Poi con l’avvento del Covid tutto quello che era sul tavolo delle trattative sparì, ma con il pretesto del Best of abbiamo ripreso tutto in mano. Ed è perfetto per la situazione che stiamo vivendo in questo momento”. 

Il disco si apre con “She’s mine” un tuffo nel 2009. Che ricordi hai di quel periodo?

Biggie. “In quel periodo c’era tantissimo fermento nella musica dancehall. Era considerato un movimento underground, ma in quel periodo sembrava che stesse facendo il grande salto per il mainstream. Era il periodo in cui Radio Deejay mandava alle 20.30 dei pezzi che si suonavano solo nelle dancehall. E’ un movimento che però si è andato a smorzare. Iniziavano le prime collaborazioni coi producer tedeschi, infatti il beat di “She’s mine” era stato prodotto da Soundquake, i Producer più forti in Germania in quel periodo. Sono anni che ricordiamo con nostalgia e con molta gioia”. 

Negli ultimi anni avete ottenuto 13 dischi di platino, 3 dischi d’oro. Quando vi siete resi conto di essere passati da quelli che ci stavano provando a quelli che ce l’hanno fatta?

Biggie. “Più che avercela fatta, abbiamo raggiunto tanti obiettivi. Ho raggiunto questa consapevolezza scendendo dal palco di Sanremo. E di autostima, per aver sopportato quei ritmi pazzeschi”. 

Oggi il mondo dei live vive il momento più basso della storia, confermando quel trend negativo degli ultimi anni. Voi siete tra i fortunati che rientrano nello streaming, mentre molti altri sono rimasti legati alla concezione del disco fisico. E’ una soluzione per continuare a vendere?

Biggie. “Secondo i parametri nei quali è impostato il mercato discografico, se tu vuoi fruire della musica, è molto più facile streammarla piuttosto che avere un supporto fisico. Tutta la nostra vita è orientata a livello di ascolti verso quelle soluzioni. Poi chi vuole il disco, perchè è un feticcio, un cimelio, ok. Ma io stesso compro un disco fisico e poi per comodità, lo ascolto in streaming. Chi vende in streaming, non può paragonarsi a quando si vendevano i dischi fisici. Stiamo parlando di parametri diversi. Un tempo era più difficile, però lo streaming è più global, più smart e funziona alla grande, anche se non sono un grande streammatore. I miei ascolti sono al 90% su YouTube”.

Che ricordi hai del Rototom Soundsplash o dell’Arezzo Wave?

Biggie. “Il Rototom è stato il primo grande palco. Arrivò a quasi 90 mila presenze. Era il Sanremo del Reggae. Quella fu la prima vera soddisfazione dei Boomdabash”. 

E’ del 2012 “Danger” brano che fece da colonna sonora di una tourné in America. Vi piacerebbe tornare a viaggiare all’estero, magari in Canada, visto che abbiamo questa collaborazione con Radio Chin? 

Biggie. “Assolutamente si. L’anno scorso abbiamo fatto un bel tour Europeo. Stiamo sognando di ricominciare a lavorare. Ogni gruppo grosso ha un entourage di 20/30 persone, abbiamo una responsabilità nei confronti di chi lavora con noi e dei nostri fan”. 

“Nun tenimme paura” è il secondo inedito. Come è nata l’idea di questa collaborazione con Franco Ricciardi? 

Biggie. “Ascoltiamo molta musica partenopea e per la canzone avevamo assolutamente bisogno della sua voce. Ci incontriamo sempre ogni volta che andiamo a Napoli. Quando lo ascolto nel ritornello, volo. Questo pezzo riceverà molti feedback positivi”. 

Mi dicesti che non tutti gli inviti che avevate fatto per i featuring, erano andati a buon fine. Quale sarebbe quello dei sogni?

Biggie. “Mi piacerebbe molto collaborare con Zucchero, anche se non gliel’abbiamo mai chiesto. Glielo chiederemo, perchè è una cosa che ci gira in testa da molto tempo”.