Mattia Trani è considerato uno dei giovani artisti più interessanti e talentuosi dell’intero panorama techno degli ultimi anni, sia italiano che europeo. Figlio d’arte, si avvicina alla musica giovanissimo, costruendo il proprio background attraverso lo studio del pianoforte e delle strumentazioni analogiche (drum machines, campionatori, sintetizzatori a tastiera). Il suo stile si muove fra latitudini Detroit-Techno e longitudini Future Jazz.

Quanto sono stati determinanti i diversi scenari musicali della città di Bologna, per definire il Mattia Trani che sei oggi?

Sicuramente in questi anni c’è stato di tutto a Bologna. Anni altalenanti in cui è passato di tutto, fasi di crisi che si sono poi trasformate in rinascita vera e propria. Sono molto legato a questa città ed è stato molto interessante vivere tutti i periodi recenti e moderni. Sinceramente mi sento un cittadino del mondo più che “bolognese”, ma mi piace rappresentare la mia città quando vado in giro per l’Europa. Molti neanche la conoscono quindi adoro raccontare quello che è successo negli anni e quello che attualmente c’è.

Frequentavi il “Livello 57” da cliente? Hai qualche aneddoto in particolare da raccontarci legato ai Rave di Bologna?

Mi sarebbe piaciuto tanto vedere quello che accadeva ai tempi sono sincero. Ti posso dire che in età adolescenziale a Bologna passavano tanti carri in giro per la Rave Parade e tutto il loro mondo mi ha sempre affascinato nonostante a quei tempi non fossi abbastanza maturo per capirlo.

Sei specializzato nella Roland TR-909, uno strumento alla base della cultura techno-rave. Sei un abile pianista (nella tua pagina Facebook da poco hai pubblicato un video in cui suoni magistralmente “The Sheltering Sky” by Ryuichi Sakamoto) e ti diletti in tante altre strumentazioni analogiche come drum machines, campionatori e sintetizzatori a tastiera. Quale è stato il primo strumento sul quale hai iniziato a studiare assiduamente?

Suono il piano da quand’ero un bambino, quindi ormai da 15 anni. Di conseguenza il pianoforte si può definire il primo strumento “organico” con cui ho avuto l’approccio principale. Per quanto riguarda la strumentazione elettronica sicuramente Roland TR 909 e 808, macchine leggendarie che ho avuto il piacere di analizzare e studiare per tanto tempo. Siccome il mondo si evolve e anche i sintetizzatori, successivamente mi sono innamorato anche di strumenti piu nuovi come il Korg Minilogue, l’Elektron Analog Rytm e last but not least il MOOG Sub 37. Che fantastici giochini (ride, ndr)

Qual è la differenza tra il progetto “Mattia Trani” e “051 Destroyer”?

Il mio sound negli anni si è evoluto e magari e diventato meno underground e più “mainstream”, di conseguenza 051 Destroyer nasce con l ‘idea di mantenere quelle atmosfere di Detroit con la matrice electro di stampo “drexciyano“.

Cito una tua dichiarazione: “Multiverse” è un’esibizione ibrida con dischi in vinile e la mia affezionatissima Roland. Il tutto che ruota attorno a dimensioni parallele realizzate in real time durante la diretta streaming, tramite visual e effetti speciali”. Pensi che in futuro assisteremo a molte esibizioni di questo tipo da parte dei Dj? O riguarda una tendenza del 2020, data da cause di forza maggiore?

Mi piace immaginare che sia un adattamento a cause di forza maggiore. E’ stata sicuramente un esperienza molto figa, ma il calore del pubblico dal vivo è tutta un’altra cosa di conseguenza spero proprio che si tornerà alla normalità il prima possibile!

Con Pushmaster Discs, la tua label, sei persino riuscito a coinvolgere alcuni dei tuoi idoli adolescenziali. Chi ha confermato e chi ha deluso le tue aspettative di fan, tra i big con cui hai collaborato?

Ti faccio una confessione molto personale: sono rimasto deluso soprattutto dagli americani e dalla cerchia di Detroit. Sono sempre stato un loro fan musicalmente e pensavo di esserlo anche a livello di figura professionale, ma mi sono accorto che pensano più al business e ai soldi, invece che all’amore della professione, piuttosto che alla passione musicale. Di conseguenza quando mi sono reso conto che molti di loro vedono il loro mondo come una cerchia ristretta, dalla quale guardarti dall’alto verso il basso, ho deciso di allontanarmi.

Sei un appassionato di videogiochi, cosa ne pensi di Cyberpunk 2077? Per certi versi potrebbe essere d’ispirazione, considerando che hai già campionato un videogioco della Playstation creando il brano “Too much fortnite today”?

Amo i videogiochi da sempre e Cyberpunk è una bomba! Il concetto e l’idea si sposano a pennello con quella che è la filosofia della mia musica. Città futuristiche e distopiche nel bel mezzo del caos? Musica per le mie orecchie! Spero in futuro di realizzare musica per i videogiochi, magari anche per la Nintendo, un altro brand che amo dai tempi d’oro.

Nina Kraviz ha inviato un bando globale dove chiunque (senza limitazione al genere) ha potuto partecipare: le tracce migliori sono state poi selezionate ed inserite nella compilation “Hot Steel vol.2” . Ventuno tracce inedite e registrate da artisti protagonisti della scena internazionale come la tua “Quasistar”. Quali sono i prossimi progetti in cantiere?

La mia amica Nina! Ci siamo conosciuti la prima volta nella Piramide del Cocoricò di Riccione ad Halloween 2017, quando abbiamo condiviso la consolle. Abbiamo continuato a sentirci, poi finalmente è arrivata questa collaborazione su Trip Recordings. Sono sempre stato un fan dell’etichetta e per me inciderci è stato un grande onore. Per quanto riguarda il futuro, presto annuncerò il mio nuovo album in uscita a Maggio 2021, un progetto al quale lavoro da vari e anni e non vedo l’ora di pubblicarlo. Stay tuned!

www.mattiatrani.com
www.pushmasterdiscs.net