Torna l’appuntamento con “Calling”, il format lanciato da Stefano Fisico a tu per tu con gli artisti più importanti della musica italiana. Protagonista di questa nuova amichevole chiacchierata è CLAUDYM.

Con il tuo nuovo singolo “Nightmare” possiamo dire che tu sia entrata in serie A, firmando con Island Records, come ti senti?
“Sono molto entusiasta e devo dire che non ho ancora realizzato. Sono contenta soprattutto perché è la prima volta che sono sotto un’etichetta discografica e sono super felice di essere partita proprio da quella a cui puntavo”
La realizzazione del video di “Nightmare” parte da un incubo, raccontaci un po’ la storia che c’è dietro!
“In realtà me ne sono accorta dopo… inizialmente il concetto lo avevo collegato ad “Inception”, essendo una super fan del cinema e in particolare di Nolan. Qualche giorno fa poi, confrontandomi con i fan su Instagram e parlando dei nostri incubi (per spoilerare un po’ quello che sarebbe stato il titolo del singolo), una ragazza mi ha detto che sognava spesso questa porta che si apriva e si chiudeva. Mi è venuto in mente in realtà che mesi fa anch’io facevo sempre questo sogno inquietante, quindi mi ha ispirato inconsciamente nella realizzazione del video”
L’inquietudine e la malinconia possiamo dire essere il leitmotiv del tuo nuovo singolo, pensi che coloro che la ascolteranno possano ritrovarsi in quello che hai scritto?
“Spero di sì! Nightmare parla di questo rapporto tra subconscio e parte razionale. L’ho collegata principalmente al film “Inception”, come dicevo prima, quindi ho usato la trama del film come metafora di tutte quelle cose che pensiamo di aver superato e che invece poi ci tornano in mente. Secondo me in questo ci si può rivedere, è una continua sfida tra la testa e la nostra parte più emotiva. Spesso ci convinciamo, per vivere più serenamente, di essere andati oltre certe situazioni, ma poi sotto sotto non è così…”
Per una persona creativa come te, Claudym, un periodo come il lockdown in che modo si supera?
“A me in realtà ha fatto l’effetto opposto… a differenza di chi ha sempre fatto un lavoro d’ufficio, che quindi in lockdown ha avuto la possibilità di sfogare la propria creatività e fare cose che non aveva mai fatto, per me è stato un po’ essere rinchiusa nel mio ufficio. Questa cosa mi ha portata a creare poco, almeno nel primo mese. Io ho reagito proprio al contrario, ero super impigrita e bloccata. Mi sono sentita in qualche modo forzata a fare qualcosa che in realtà ho sempre fatto, ho sempre disegnato e ho sempre fatto musica. Una volta che mi sono sbloccata poi ho scritto Nightmare!”