
Se non fosse (Carosello Records) segna il primo capitolo del nuovo progetto della cantautrice milanese Federica Abbate: il nuovo singolo – disponibile da venerdì 12 febbraio in streaming e digitale – fonde la dance Novanta con le nuove consapevolezze di una delle autrici italiane più prolifiche degli ultimi anni. A partire dal 2014 ha scritto per artisti come Giusy Ferreri, Fiorella Mannoia, Fedez, Eros Ramazzotti, Alessandra Amoroso e Francesca Michielin, contribuendo anche al disco di diamante Roma-Bangkok.
Federica, dove è nato Se non fosse?
«Ai tavolini di una discoteca, precisamente il Bobino Club sui Navigli che ha, purtroppo, recentemente chiuso i battenti. Ero con le mie amiche a ballare, quando una improvvisa malinconia mi porta ad un tavolino a scrivere di getto questo brano, uno dei pochi in cui melodia e testo sono arrivati insieme».
A chi lo dedichi?
«Alla stessa persona a cui dedico il verso ”che ne sarebbe di me se non fosse per te”. Quando una relazione è bella e sana, ti senti libero, ma allo stesso tempo vivi una strana dualità dovuta alla fragilità che questo legame provoca: viviamo in una società che ci mette dinanzi a milioni di scelte diverse, noi scegliamo di affidarci a qualcuno rischiando tanto, è una pura ammissione di fragilità come prezzo da pagare tra indipendenza e dipendenza».
E tu cosa hai scelto?
«Il filo conduttore è amare sé stessi. Ho lavorato molto sulle mie nuove consapevolezze da (neo)trentenne. Se ci ripenso oggi, non sono più quella che voleva coprirsi il volto sulla prima copertina del disco, la mia complessità femminile ha trovato spazio in un nuovo modo di pormi, che va oltre la mia goffaggine e la mia certezza di non venire bene in foto o in video. Se non fosse è una canzone che dà voce a chi si sente fuori luogo di fronte a tutte le aspettative proprie e degli altri»
Questo brano rappresenta il primo capitolo di una nuova narrazione, questa volta, personale.
«Dopo aver scritto per tanti, sento il bisogno di intraprendere alcuni piccoli passi da sola. Presto arriverà un album di inediti e non vedo l’ora di farlo ascoltare a chi mi segue da tanto tempo. Sto lavorando molto su me stessa e, per fortuna, non lo sto facendo da sola».
Spoiler?
«È Michele Bravi il ragazzo che si intravede nella cover del brano. L’aiuto che mi sta dando in questo periodo è immenso, cura la mia immagine nella scelta di ogni piccolo dettaglio, anche nel ritrarmi nelle mie scene quotidiane casalinghe con la macchina fotografica. Mi sta aiutando ad esprimere la forma e non solo più il contenuto, attraverso le sue idee visive del progetto. Poi vedere in queste settimane ai primi posti in classifica La geografia del buio e Mantieni il bacio (brano co-scritto da Federica, ndr) è un’enorme fonte di gratificazione».
Come è nata questa amicizia?
«Grazie a Francesco “Katoo” Catitti, produttore di Michele, ed un sushi sui Navigli. Mi innamorai subito della purezza di Michele, aveva una luce degli occhi speciale, ero sicura che avremo fatto insieme qualcosa di importante. Da lì a poco, infatti, arrivò Il diario degli errori – una delle mie presenze sanremesi come autrice – poi un tour insieme, fianco a fianco, crescendo insieme ed imparando tutte le arti di questo mestiere. Lui, per me, è stato una guida».
A Sanremo poi ci sei “tornata” con Per un milione dei Boomdabash.
«Non nascondo l’amarezza di non essere ancora riuscita ad arrivarci come interprete, e non più solo come autrice. A fine 2019 presentai I sogni prima di dormire, un brano a cui ero molto affezionata, ma non passai il turno. Questa caduta per me è stata chiarificatrice: mi ha donato più arroganza e caparbietà di prima, ho sentito esplodere dentro me un “big bang” di idee da mettere in musica. Sono un po’ fatalista, le cose accadono per un motivo, non era il momento giusto. Però è arrivata la gioia di Per un milione, fuori dagli standard sanremesi, che ha scalato le classifiche per tanti mesi dopo il Festival. Questo dimostra quanto il pop sia sempre in evoluzione».
A proposito di evoluzione, con Takagi & Ketra hai contribuito a dare credibilità al reggaeton italiano.
«Da Roma-Bangkok ad oggi non si contano le soddisfazioni che abbiamo collezionato e le sorprese che abbiamo avuto dal successo di brani come Amore e capoeira, Jambo,Una volta ancora, Karaoke e Paloma. Grazie ai miei maestri Alessandro “Takagi” e Fabio “Ketra” le mie due anime danzerecce e malinconiche hanno trovato spazio per esprimersi ed uscire fuori in totale libertà. Ho sempre amato queste sonorità latine – sarà per le mie origini napoletane – ma il fatto che questi brani trovino spazio anche dopo il periodo estivo, ci sorprende ancora di più e conferma il fatto che nessuno può rinunciare all’evasione che solo la musica può dare».
Già a lavoro per l’estate 2021?
«Non posso anticipare molto, ma cose bellissime bollono in pentola. È da gennaio che siamo rintanati in studio, ed ogni volta che ci vediamo, anche se fuori è inverno, dentro ci sono quaranta gradi. L’estate, come mi piace ribadire sempre, è uno stato mentale».
Ultima curiosità. Dove torneresti a cantare in pubblico la prima volta?
«Al Rocket. Averci debuttato nel maggio di due anni fa è stato emozionante. Poi farlo a pochi metri da casa è stato incredibile, Milano fa da sempre sfondo alle mie canzoni, ogni luogo forma respiri che ho calpestato e camminato. Qui ho realizzato un piccolo sogno casalingo che conferma quanto le mie scelte siano alquanto fuori luogo, in casa ho accolto la mia gallina Caterina che desideravo da tanto».
Il singolo Se non fosse è disponibile in streaming e in digitale qui.
Milena Sicuro