In occasione dell’uscita del suo nuovo singolo “Coca & Whisky”, GIONNYSCANDAL si racconta ai lettori di stefanofisico.it facendo un focus sulla sua vita. Le origini, la carriera e un giudizio sui generi che oggi dominano la scena musicale italiana.

Tra poco sarà passato un anno esatto dal lockdown? Come l’hai vissuto e in che modalità?

“In realtà non mi è cambiato personalmente molto perché andavo in studio, io non sono uno che esce, cammina, però la cosa dei live è veramente un incubo. Quando mi hanno detto guarda che le date sono saltate, non si sa quando si risuona e poi che i dj set bla bla bla, sono andato in down incredibile. Mi son detto – “va beh andrò in studio ed approfitterò di questo momento per produrre di più” – poi Netflix, Playstation e studio.”

E’ uscito il tuo nuovo singolo dal titolo “Coca e Whisky”. Voglio sapere la genesi del brano.

“Hai presente quando stai male perché sei abituato a delle persone che poi però vanno via… in una relazione ad esempio, ecco a una certa arrivi ad un punto in cui non te ne frega più niente e dici – “va bene, se vuoi andare vai” – ecco parla un po’ di questa situazione in cui magari fai cavolate. Coca e Whisky perché per dimenticare uno tende a bere… anche per farsi passare il momento. In sintesi è – “chissene frega se te ne vai tanto prima o poi torni” – e con torni non intendo lei o lui, intendo l’amore e se non dovesse succedere chissene frega, tanto ho il reflusso perché ho bevuto troppa Coca e Whisky e quindi sto comunque male.”

Se per sbaglio ti definissi “rapper” ti offenderesti?

“No, perché? Ti faccio una premessa, quando ho comunicato che avrei voluto fare un cambio di rotta non ho mai detto di aver smesso con il rap, ma solo che in questo periodo sento di voler tirar fuori le mie origini pop punk. Mi piace il rap, non sputo nel piatto dove ho mangiato e nonostante questo non mi piaceva essere etichettato… l’arte secondo me è indefinibile, uno può fare anche l’operaio ed essere un artista perché la casa la vuole fare in orizzontale invece che in verticale. Sono un artista, poi se uno vuole chiamarmi rapper no problem.”

Che strumenti sai suonare?

“A livello pro chitarra quindi di conseguenza il basso e la batteria a little bit.” 

Sei nato in provincia di Matera, adottato in Brianza e quando vengono a mancare i tuoi genitori adottivi cresci con la nonna. Poi è arrivata la depressione. Quanto ti ha aiutato la musica?

“Mi ha aiutato solo la musica, da adolescente comunque un po’ testa di cazzo lo si è però sai… quando ti succedono certe cose, non dico che sia una giustificazione portarsi un po’ male, ma da qualche parte il corpo deve far uscire quello che ti succede. La musica mi ha salvato, non so cos’avrei fatto senza di lei, è stata necessaria per far stare meglio me e gli altri. Non sarei qui a parlare con te, ma dall’altra parte se non fosse successo tutto questo non avrei mai iniziato la mia carriera, quindi sono due cose che si compensano a vicenda.”

Il tuo genere d’origine possiamo dire essere il “Pop Punk Emocore” che è tornato alla ribalta con personaggi un po’ più rock come YoungBlood. Seguirai la nuova wave o rimarrai un purista di questo genere?

“Questa è una bella domanda, penso di essere molto coraggioso… mi ricordo quando ho proposto alla Universal di fare un album pop punk… sono sbiancati. Non è facile dire si a una cosa del genere, proprio perché il pop punk non è mainstream da dieci anni. Bei tempi quando Mtv passava i video dei Blink tipo “What’s My Age Again”… American Pie, tutte quelle cose a me piacciono talmente tanto che ho detto – “vado contro tendenza, vado contro il mercato musicale… piuttosto faccio meno views, faccio meno streaming, però voglio fare sta roba” – e voglio che le nuove generazioni possano vivere la figata che ho vissuto io nel 2010. Oggi è quasi impossibile… con Spotify escono duecento canzoni al minuto e la soglia d’attenzione si è abbassata molto.”

Chi sono, in Italia, gli artisti del tuo genere che stimi?

“Non ascolto tanta musica italiana. Ve beh Federica Abbate, lei la adoro, è la più forte a scrivere in Italia a livello di top line e a livello di scrittura. Mi piace tantissimo.”

Cosa ne pensi di Theo, Plant Fiks, Rosa Chemical, Sik e Wok. A livello di immagine sembrano un po’ tutti simili no?

“Si, allora sono loro quelli di cui ti parlavo e di cui ho sentito qualcosa, tranne Sik e Wok. Avevano anche loro una band, sono molto forti quindi la roba la sanno fare veramente bene, io spero che oltre a me e a loro ci siano altri che possano creare una sorta di scena pop punk/punk/metalcore/hardcore. Insomma ognuno fa quello che vuole però questa nuova scena manca in Italia, in America invece sta arrivando. Trippie Redd, ad esempio, ha già annunciato il prossimo disco che sarà tutto pop punk. L’evoluzione della trap adesso secondo me è la Brill, ne sono certo.”

Sei seguito da un pubblico molto giovane, percepisci lo stacco generazionale dei tuoi fan o a tuo avviso le emozioni non hanno età?

“Mi ritengo molto fortunato perché le ragazze, che prima erano ragazzine, ora ci sono ancora. Comunque si, le emozioni non hanno età perché poi capita spessissimo che mi dicano – “mia mamma ti ascolta”. Io sono cresciuto e di conseguenza i miei testi. Sono maturato e contento. La cosa che mi fa veramente piacere è quando le persone mi scrivono che grazie alle mie canzoni hanno superato un momento brutto della loro vita. Io vedo GionnyScandal come tutta la famiglia che mi segue, perché i fan li ho sempre visti come una famiglia… quella che non ho mai avuto e grazie a loro quando sto male penso – “ma io ho tutte queste persone che mi ascoltano e che mi vogliono bene quindi che cazzo me ne frega se non ho una famiglia, sono loro la mia famiglia”. Perciò sentirsi dire dalla famiglia “mi hai salvato” è la cosa che mi fa andare avanti… altrimenti credo avrei smesso.”