Il mondo di BOSS DOMS, da partner di Achille Lauro con cui tornerà sul palco del Festival di Sanremo 2021, a fenomeno musicale e punto di riferimento della Techno alla portata di tutti. E’ fuori il suo nuovo singolo “PRETTY FACE” feat Kyle Pearce.

Nonostante il periodo pandemico il tuo progetto internazionale prosegue. Dopo Elderbook dove tutto è iniziato, arriva la collaborazione con Kyle Pearce. In quel caso avevi collaborato con il collettivo NHB, veri da cultori della techno. Stavolta com’è nato il tutto ?
“Abbiamo scritto il pezzo, poi abbiamo acquistato questa upline fighissima di Kyle Pearce e ce l’ho messa sopra. Ci stava alla perfezione, dopo ho cantato il ritornello e ho pensato – “sai che ci sta? cosa c’è di più internazionale di un ritornello senza parole solo cori?” – ho pensato sarebbe stato figo mettere un coretto come ritornello così alla fine era cantabile per tutti.”
La versione definitiva del remix di Elderbook fu la sedicesima, in questo caso?
“Questa è la prima, ci ho lavorato mesi ma alla fine è rimasta la prima stesura del primo giorno delle prime due ore di lavoro. Questa è la prima botta, avevo solo una strofa mettendo uguali la prima e la seconda, poi ci siamo confrontati con Kyle Pearce, l’ho fatto ricantare e abbiamo aggiunto le parole della seconda strofa. Il tempo che abbiamo “perso”, è stato quello della rifinitura: per esempio mix e master, ho cambiato dieci volte la batteria e dieci volte il kick e alla fine sono tornato a quello del primo giorno. Il progetto si chiama “Pretty Face 1++”, ovvero la prima stesura, e così è rimasto. In un mese hai avuto i due estremi, quello che viene in due e quello che viene dopo venti versioni.”
Insieme ad Mk3, di cui sei consulente artistico dei progetti, avete firmato un protocollo per due borse di studio da dare ad artisti emergenti di Matera. E’ un modo per spronare il sistema a dare una speranza in un anno cosi difficile?
“Beh sicuramente io, Lauro, Angelo Calculli ed Mk3 crediamo nei pischelli perché lo siamo stati anche noi. Non avevamo una lira e volevamo fare questo lavoro a tutti i costi, magari avevamo talento ma non le disponibilità, abbiamo fatto i salti mortali per arrivare qui. Dall’altra parte, comunque, avere la possibilità di fare certe cose in età più giovane ti fa vedere il mondo da un altro punto di vista, partendo subito dal fatto che puoi trasformare il tuo sogno in un lavoro. C’è chi diventa come “The Weeknd”, milionario ma anche chi vive di musica in maniera più serena e tranquilla. Inizi con le prime uscite, i primi live… questo è un incentivo per far vedere che si può fare e ci si può sentire gratificati.”
Parliamo di nuove tendenze, è arrivato Clubhouse, il social della parola. Pensi possa essere un ritorno alla sostanza rispetto alla forma di altri social network?
“Secondo me alla fine la sostanza la trovi ovunque, la devi cercare bene. Clubhouse non lo vedo molto per i giovani… mi ispira più Tik Tok. La sostanza la trovi ovunque, devi solo affidarti alle persone giuste.”
Pensi di poter contribuire nel cambiare il gusto musicale della gente, portandola verso i sound che ti sono più affini come stai dimostrando in questo tuo ultimo progetto, cioè verso la techno?
“Non voglio cambiare il gusto della gente, non ho la presunzione di fare una cosa del genere voglio solo offrire qualcosa di diverso rispetto a quello che già c’è, qualcosa di unico, senza dire – “ah perché io sono il più figo del mondo” – no, “unico” perché l’ho fatto io e non te. Bisogna portare qualcosa di nuovo, spremere le meningi e tirare fuori contenuti interessanti e originali o se anche esistono crossoverati in una maniera che diventa un’altra roba.”

Prendi una fascia di ascoltatori che non si ferma all’apparenza e va oltre. A quale target miri? O a quali ascoltatori pensi di essere più vicino?
“Io faccio sempre un’osservazione, non devi fare musica per un target ma devi trovare un target per la tua musica. Devo dire che fino ad oggi tutti i miei fan e la gente a cui piace quello che faccio, sono persone alla ricerca di qualcosa di nuovo, poi molto fidelizzati nel senso che si fidano del percorso. Sembra non abbia hater, quelli che ci sono li chiamo “bro”, sono tosti e mi seguono in quello che faccio… sono la mia famiglia allargata, dei fratelli e ci vogliamo bene a vicenda. Io non sono ascoltato dalla persona comune, un giorno si magari… comunque il mondo è grande, se ti sposti in Olanda ci sono pischelle che qui ascolterebbero la musica da fighetti e li vanno a sentire l’Hard Style ai rave a 150bpm con le casse distorte, che io ti giuro, personalmente sono abituato al deliro, ma non riesco a farmi una serata hard style.>>
Qual è il bello di maturare?
“Che domanda filosofica. C’è il bello e il brutto, tante cose sono belle quando non le conosci … poi dopo diventano – “ok già lo so, vado a cercare qualcosa di meglio” – per maturare invece ci sta il fatto che ti senti più sicuro su certe robe, hai più esperienza. Quello è il bello di maturare, l’essere più grande, l’essere più maturo.”
Quali sono stati i tuoi errori madornali?
“Credo che tutto succeda nel momento in cui deve succedere, non penso di aver fatto degli errori madornali, mi è capitato che quando facevo una cazzata poi facevo qualcosa di magnifico che non ci sarebbe mai stato se non avessi fatto quella stronzata, poi ne faccio talmente tante durante il giorno, sono più quelle che faccio che quelle che non faccio, comunque si dice che il successo sia una collezione di insuccessi, quindi appunto, viva le cazzate madornali, viva gli sbagli.”
Cos’è per te Milano? Cosa apprezzi particolarmente?
“Di Milano mi piace il suo dinamismo, la mentalità sul lavoro molto pragmatica e risolutiva, poi l’attenzione verso i giovani, la creatività, le start-up proprio. E’ una città molo dinamica sotto questo punto di vista… mi attira, mi stimola, mi sento sempre stimolato da nuove cose. Mi ricordo il primo giorno che arrivai qui, avevo tipo ventisei anni e vedevo pischelletti di diciannove anni che già avevano un lavoro super impostato, che guadagnavano bene, molto più di quanto guadagnassi io a diciott’anni. Io a Roma soffrivo questa cosa perché ho sempre avuto voglia, ho sempre lavorato come un pazzo, ne avevo tre di lavori: facevo le buste paga, il cameriere e la sera mi mettevo a suonare. Da bambino mi allenavo e andavo in palestra, sette su sette facevo due giorni uno sport, tre giorni l’altro… il sabato e la domenica andavo a fare attività in giro, non so, allo Stadio Olimpico dove c’erano i ragazzini che andavano sullo skate, quelli che breakavano. Ho sempre preso tutto con molto agonismo, mi piaceva prenderlo così quindi poi quando sono arrivato a Milano e ho visto che comunque c’erano tutte queste realtà, anche i pischelletti di diciannove anni che stavano davanti a me perché erano abituati a trottare di più, avevano un’impostazione diversa, allora li mi sono gasato e ho detto – “Qui si può fare, qui se ti fai il culo ottieni risultati”.”