Intervista al cantautore romano Avincola, in occasione della sua partecipazione a Sanremo 2021, categoria Nuove Proposte, con il brano “Goal!”

 Avincola Sanremo 2021

Quali elementi e quali caratteristiche ti rendono più orgoglioso di “Goal!”?

«La cosa che mi rende più orgoglioso di “Goal!” è il suo aspetto sincero, diretto e ottimista. Da ascoltatore, penso che in questo periodo in cui siamo circondati da esplosioni di caos e frenesie di ogni tipo, sia bello ritagliarsi un momento di pausa per accogliere qualcosa che assomigli a un sentimento di speranza e di rivincita personale».

Quali riflessioni e quali stati d’animo ti hanno accompagnato durante la fase di composizione del pezzo?

«”Goal!” è un pezzo arrivato davvero al novantesimo minuto. Completamente inaspettato, come spesso accade con le cose belle. La fase di composizione è stata piuttosto veloce: erano settimane che mi girava in testa la prima frase, poi è arrivato un momento in cui ho deciso di far camminare insieme la musica e le parole. In un paio di giorni era finita, anche l’arrangiamento l’ho prodotto in pochissimo tempo. L’eccitazione è lo stato d’animo che mi accompagna tutte le volte che scrivo una canzone, perché scrivere è il modo più profondo che ho per parlare con me stesso».

Come stanno andando le prove con l’orchestra?

«Benissimo! Pensare di aver scritto una canzone in solitudine che adesso verrà suonata da un’orchestra meravigliosa, è un qualcosa che mi sembra incredibile, un sogno intangibile che toccherò con mano solo quando mi accorgerò davvero di tutto. E poi come direttore d’orchestra avrò al mio fianco il mio amico e fedele pianista Edoardo Petretti. Vivere insieme tutte queste emozioni con lui, che oltre ad essere un professionista incredibile, ha anche condiviso con me tutto il mio percorso artistico fin dall’inizio, sarà indimenticabile».

Come descriveresti il tuo rapporto con Sanremo? Ci sono degli episodi, degli aneddoti o delle canzoni che ti legano a questa manifestazione?

«Per me che porto una canzone che si chiama “Goal!”, andare a Sanremo significa giocare ai mondiali. L’ho sempre seguito con coinvolgimento e estrema curiosità. L’edizione che mi ha sempre affascinato è stata quella del 1982 – anche se non ero ancora nato – in cui Vasco ha creato una vera e propria rottura con l’idea classica che Sanremo aveva proposto fino ad allora. Questo perché è riuscito a dimostrare che tutto ciò che fino a quel momento era stato considerato alternativo, si meritava uno spazio più ampio. Raccontare qualcosa di diverso, come una generazione di cui non si era mai parlato prima, è stato fondamentale per tanti artisti che sono venuti dopo».

Mai come quest’anno il filo sottile tra nuove proposte e big sarà molto sottile, perchè in prima categoria ci sono un sacco di artisti giovani. Tra i cantanti della sezione Campioni, chi apprezzi in modo particolare?

«Bugo è un artista geniale che seguo da moltissimi anni, anche ai concerti. Ha inventato uno stile di scrittura che ha aperto la strada a un nuovo modo di intendere il cantautorato. Poi ce ne sono molti che mi piacciono: Ermal Meta che tra l’altro l’anno scorso è stato molto carino a complimentarsi per la mia “Un rider”, poi mi vengono in mente anche i Coma_Cose, Fulminacci, Willie Peyote».

Qual è l’aspetto che ti affascina maggiormente durante la fase di composizione di una canzone?

«Il fatto di riuscire a trasmettere un sentimento che magari può essere sottovalutato nella vita di tutti i giorni. Riuscire a trovare la poesia nelle piccole cose. Mettersi nei panni di qualcun’altro immaginando di godere o sopportare le sue emozioni».

Per concludere, in un momento storico così particolare e per certi versi complicato, cosa ti piacerebbe riuscire a trasmettere a chi ascolterà la tua canzone?

«Spero di riuscire a trasmettere la voglia di mettersi sempre in gioco con l’idea che si possa vincere senza far perdere nessuno».

Avincola Sanremo 2021

© foto di Matteo Casilli