Intelligenza emotiva, sapore cinematografico, quotidianità e genialità. Fulminacci porta il suo animo profondo e riflessivo per la prima volta sul palco dell’Ariston. E, dopo il Premio Tenco per l’album “La Vita Veramente” come Miglior opera prima, arriva a Sanremo con “SANTA MARINELLA”.

Hai vinto il Premio Tenco con l’album “La Vita Veramente” come Miglior opera prima, poi i concerti e oggi sei a Sanremo tra i Big. Come ti spieghi questi ultimi due anni?

“Sono stati anni pazzeschi nei quali sono successe cose incredibili… fuori dal normale. Poi però con il lockdown non è che abbia tanto percepito i cambiamenti della mia vita, avevo i classici problemi da vita quotidiana. Effettivamente però ho ricevuto riconoscimenti molto importanti da parte della critica e dal pubblico. Pubblico che adesso purtroppo esiste solo sui social e io non vedo l’ora di poterlo riavere dal vivo per vederlo in faccia.” 

Ti senti più a tuo agio sapendo che è il cast più giovane della storia del Festival?

“Sono molto colpito da questo cast e sono felice di farne parte perché mi permette di non sentirmi come un pesce fuor d’acqua. Ci sono molti coetanei ma anche molti appartenenti allo stesso circuito per cosi dire… poi c’è grande varietà, per ogni gusto, per ogni età per cui secondo me è un cast bellissimo.”

Come si affronta per la prima volta il Festival di Sanremo in un periodo storico così particolare?

“Siccome è la mia prima volta non so com’era prima, qualcuno mi ha detto che ad esempio c’erano tante feste… ma se tanto io il termine di paragone non ce l’ho per me è uguale, Sanremo sarà così. Se lo rifarò in futuro lo scoprirò in un periodo di non pandemia. Poi io sono uno molto tranquillo, che esce poco in generale per cui mi accontento di fare l’esibizione e basta.” 

La tua canzone si chiama “Santa Marinella”. Qual’è l’idea che ti ha portato alla realizzazione di questo brano e perché questo titolo?

“Parla di due persone innamorate ma la cosa interessante è che non parla di me… io l’ho scritta un giorno di getto, dopo che per un anno un mio amico mi parlava di questa storia d’amore che stai vivendo. Una storia travagliata ma importante e piena di emozioni forti, e a me è venuto spontaneo scrivere perché ha iniziato a far parte anche di me. Santa Marinella è uno di quei luoghi in cui questo amore si svolge perché… è un luogo dove si va al mare tipo Fregene, Ostia… ecco i romani vanno anche a Santa Marinella o Santa Severa che è il litorale laziale.” 

Una canzone nella quale viene fuori anche una richiesta d’aiuto giusto?

“E’ una delle canzoni in cui ho espresso forse nella maniera più chiara l’amore come richiesta d’aiuto che per alcuni non è sano perché per alcuni l’amore non dev’essere un bisogno, ci sono diverse scuola di pensiero. E’ una canzone dove io dico cosa voglio, ci sono varie esigenze che vengono espresse… esigenze direi primordiali, a volte infantili, necessità di contatto fisico.”

Al centro di molti brani c’è spesso il tema dell’amore che può essere semplice ma a volte anche difficile da trattare, tu come la vedi?

“Nonostante questa canzone non parli di me alla fine io questi sentimenti li provo, inevitabilmente mentre canto penso ai fatti miei e ci collego anche cose personali. L’amore è da sempre, da quando esiste la canzone pop, da “Nel blu dipinto di blu” in poi si parla di questo, questo perché è a tematica più interessante perché è la più misteriosa ed è quella per cui esistono parole che sono codici che usiamo tutti, tipo “ti amo”. Ognuno ha bisogno di spiegarselo da solo che cos’è l’amore.” 

Nella serata cover canti “Penso positivo” di Jovanotti con Roy Paci e Valerio Lundini. Perché questa scelta?

“Jovanotti è uno dei miei maestri perché da quando sono bambino l’ho sempre ascoltato e seguito. Il suo animo funky, ritmato e allegro mi ha sempre conquistato molto. Il pezzo l’ho scelto perché è musicalmente opposto a “Santa Marinella”, volevo far capire al pubblico che mi conosce cosa mi piace. Per quanto riguarda gli ospiti ho scelto Roy Paci perché il brano ha una parte di fiati molto importante e lui è uno dei più grandi in questo campo, invece Valerio perché è uno degli intrattenitori più interessanti di questo periodo. Tra l’altro è anche un musicista e mi piace l’idea di raccontare al pubblico questo legame che c’è tra noi.”

C’è chi ti ha paragonato a Daniele Silvestri, addirittura Amadeus ha detto che sei “il rappresentante della nuovissima canzone d’autore”. Tu come rispondi?

“Beh io sono veramente estasiato da queste cose, sicuramente sono esagerazioni perché non ho avuto modo di dimostrare niente di più che un album, mi verrebbe da dire – “aspettate di vedere un pò di anni di carriera…” – altrimenti mi devo davvero misurare con dei paragoni enormi. Per arrivare a quei film ho ancora da studiare.”

Dov’eri e cosa stavi facendo quando è arrivata la famosa chiamata?

“Se non sbaglio era un mercoledì o un giovedì ed ero a casa mia a mettere a posto qualcosa, forse stavo passando l’aspirapolvere… mi squilla il telefono ed era un numero sconosciuto, pensavo volessero come al solito vendermi qualcosa. Era Amadeus in persona e mi fa – “Ciao Filippo sono Amadeus…” –  a quel punto mi sono ammutolito e ho smesso di respirare. Poi mi fa – “Ti volevo comunicare solo che sei stato selezionato tra i big di Sanremo”. Ero talmente sotto adrenalina che non ricordo nulla, ho parlato sotto pilota automatico, è stato folle poi l’ho detto subito ai miei genitori.”

Ritrovarti cosi giovane, su un palco del genere con artisti così importanti cosa ti fa pensare?

“E’ strano essere trattato alla pari, io ero abituato a muovermi in un contesto circoscritto del nuovo pop italiano ma senza l’enormità di Sanremo. E’ complicato anche banalmente accettare di meritarsi tutto questo, perché comunque è un pensiero che si fa… tu dici – “Ma io due anni fa stavo nella mia cameretta a scrivere canzoni che forse non sarebbero mai uscite e ora sono qua sullo stesso palco di nomi giganteschi…” – per cui è molto strano. E’ uno di quei traumi positivi che capitano nella vita, una cosa bellissima ma a modo suo uno schoc.”

Cosa dobbiamo aspettarci dal tuo nuovo album “Tante Care Cose” in uscita il 12 marzo?

“Dobbiamo aspettarci una sorta di compilation di tutto quello che mi piace. Sono contento di aver fatto questo disco perché ogni brano è diversissimo dall’altro e rispecchia un lato diverso del mio gusto, perciò non vedo l’ora di scoprire quale lato di me piace o interessa di più al pubblico. Ne ho bisogno per indirizzarmi, altrimenti mi va di fare qualunque cosa.”