L’anno scorso si sono uniti dando alla luce il loro primo album di inediti dal titolo “I Mortali”, oggi li ritroviamo al Festival di Sanremo. Una coppia tutta sicula, Colapesce e Dimartino sono in gara col brano “MUSICA LEGGERISSIMA”.

Nel testo di “Musica Leggerissima” parlate del ruolo salvifico della musica. Quando avete toccato con mano il potere della musica?
Colapesce: “Si, per quanto mi riguarda, la prima volta che ho scritto un testo in italiano che mi piaceva particolarmente è stato circa tredici anni fa. Ho finito di scrivere questa micro canzone che poi si trovava nel mio primo EP dal titolo “Amore Sordo”. Un testo di tre frasi che mi ha fatto stare subito bene e lì ho capito che forse già suonavo. Quella cosa li mi appagava tantissimo, poi unire il testo alla musica per la prima volta mi ha particolarmente emozionato.”
Dimartino: “C’è un episodio, quando mio padre ha portato a casa uno stereo e un lettore CD, siamo nei primi anni ’90, e il commesso gli ha detto – “guardi per provare il CD le do questo” – e gli ha dato un disco di John Lennon. Arrivato a casa ha detto – “tieni, tieni questa cosa, prova questo CD” – io l’ho messo ed è partita “Mother”, ho avuto una specie di illuminazione che non avevo mai provato prima diciamo. Me lo ricordo bene quel momento, com’era la moquette a terra, dov’era messo quel lettore CD. Ho capito che la musica mi faceva stare bene.”
Le sonorità del brano si avvicinano agli anni ’80. Cosa ha rappresentato per voi musicalmente quel decennio?
Colapesce: “Per me tantissimo, ci sono arrivato in ritardo per una questione anagrafica, però l’ho riscoperto perché negli anni ’90 ero infognato col grunge. Poi primi 2000 mi ci sono avvicinato, anche grazie alla musica italiana: mi vengono in mente i Matia Bazar con “Vacanze Romane”, uno dei dischi più seminali dal punto di vista sonoro. Sono un grande fan dei New Order e dei Talking Heads. Sono ancora molto influenzato dagli anni ’80 che per me hanno rappresentato un momento di libertà creativa massima.”
Dimartino: “Quando l’abbiamo ascoltata la prima volta ci siamo detti che era un brano un po’ classico, nel senso che non aveva un tempo, potevi metterlo negli anni ’70, alla fine degli anni ’80 o ai giorni nostri. Ci piaceva pensare che questo pezzo potesse cantarlo anche un Celentano.”
Nei vostri progetti solisti i testi risultano molto più autobiografici, nel progetto Colapesce Dimartino invece siete più narrativi. Qual è la differenza?
Dimartino: “Ne “I Mortali” abbiamo creato la biografia di un terzo cantante che non siamo ne io ne Lorenzo. Quest’unione di entrambi con tutto il concept è stato creato come fosse una band, l’espressione di un gruppo più che di due singoli. Ne “I Mortali” sono confluite anche le nostre esperienze personali filtrate da questa idea di band.”
Colapesce: “Concordo con quello che dice Antonio, chiaramente essendo in due a raccontare le parti autobiografiche sarebbe stato strano e fraintendibile.”