La hit di Colapesce e Dimartino, protagonisti indiscussi del Festival e del DopoFestival di Sanremo. Nel giro di poche settimane “Musica leggerissima” ha battuto ogni record, imponendosi come primo vero tormentone del 2021

Dicasi “tormentone” quel motivetto musicale che acquisisce rapida diffusione e popolarità attraverso la sua costante ripetitività. Sin dai tempi di Nico Fidenco ed Edoardo Vianello, nei primi degli anni ’60, questo termine è stato spesso associato all’estate, a tutta quella serie di canzoni memorabili che hanno fatto da sottofondo alla bella stagione per antonomasia.
Con il passare dei decenni, le regole che determinano il successo di un brano sono cambiate e, tutt’ora, sono in continuo mutamento. Dall’immediatezza delle strofe all’orecchiabilità dell’inciso, passando per l’esposizione mediatica e il conseguente consenso commerciale, così potremmo sintetizzare le principali caratteristiche rimaste intatte nel tempo.
Tuttavia, nell’ultimo lustro, il campionato dei tormentoni estivi è tornato di estremo interesse discografico, un appuntamento importante quasi al pari del Festival di Sanremo, al punto da poterci sentire in obbligo di estendere tale etichetta non solo in contesti balneari o tipicamente da spiaggia, arrivando a poter parlare di autentici tormentoni extrastagionali.
Ne sanno qualcosa Colapesce e Dimartino che, con la scusa della scomparsa delle mezze stagioni, hanno regalato alla platea casalinga sanremese una vera e propria hit. Stiamo parlando naturalmente di “Musica leggerissima”, pezzo che si è aggiudicato il quarto posto in riviera, oltre ad aver ottenuto meritatamente il premio della Sala stampa Radio-TV-Web “Lucio Dalla”.
In sole due settimane è stato certificato disco di platino, gratificazione che riflette anche nell’andamento delle classifiche streaming, radio e web. Su YouTube il video ufficiale ha da poco superato quota 22 milioni di visualizzazioni, imponendosi come la canzone vincitrice morale di Sanremo 2021. Un successo senza precedenti, che ha portato il brano anche nella prestigiosa Billboard Global Excl. U.S.A..
In un periodo complicato come questo, forse, sentivamo un po’ tutti la necessità di un brano come “Musica leggerissima”, che nasconde al suo interno una chiave di lettura più profonda, figlia del momento storico che stiamo vivendo. Sin dalla prima esibizione sul palco dell’Ariston, era chiara la straordinaria potenza del pezzo, anche se nessuno poteva immaginare un riscontro così rapido ed esponenziale.
Il segreto? La semplicità e la spontaneità che diventano una vera e propria strategia di marketing, in una parola sola: spensieratezza. Non è la prima volta che il Festival di Sanremo cerca di lanciare brani di questo genere, ma forse è la prima volta che riesce completamente nel suo intento. Al principio furono pezzi come “Papaveri e papere“ e “Casetta in Canadà“, che portarono una ventata di freschezza nell’ingessato panorama musicale italiano del secondo dopoguerra.
Canzoni che all’epoca avevano convinto su larga scala, pur contenendo al loro interno messaggi politici e sociali piuttosto audaci, originali e avanguardisti. E che dire dei “24.000 baci“ di Adriano Celentano o di “Quando quando quando“ di Tony Renis? Stiamo parlando di pezzi che non hanno mai vinto il Festival, ma che hanno spopolato all’indomani della kermesse, spesso anche più dei pezzi che si sono aggiudicati effettivamente il titolo.
La svolta arriva con gli anni ’80, grazie alla diffusione delle radio e delle tv private, che determinano la seconda vita della manifestazione canora, destinata a scomparire dopo gli insuccessi racimolati nel decennio precedente. Anche questa volta sono le canzoni a fare la differenza: da “Sarà perchè ti amo“ dei Ricchi e Poveri a “Felicità“ di Al Bano e Romina, passando per “Non voglio mica la luna“ di Fiordaliso e “Il clarinetto“ di Renzo Arbore.
Gli anni ’90 sono quelli dei duetti e dei ritornelli indimenticabili, come non citare “Vattene amore“ di Amedeo Minghi e Mietta o “Siamo donne“ di Jo Squillo e Sabrina Salerno, senza tralasciare “Non amarmi“ di Aleandro Baldi e Francesca Alotta e “In amore“ di Gianni Morandi e Barbara Cola. Tante altre le canzoni-simbolo rilasciate a cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio, a cominciare da “La terra dei cachi“ degli Elio e le storie tese, passando per “Papa nero“ dei Pitura Freska, fino ad arrivare a “Dimmi come…“ di Alexia e “Salirò“ di Daniele Silvestri.
Brani che, di fatto, pongono fine al concetto obsoleto di “canzone sanremese”, mettendo talvolta in discussione il risultato finale del Festival stesso, come accaduto con “Una vita in vacanza“ de Lo Stato Sociale nel 2018, o in altri casi confermandolo, proprio come è successo nel 2017 con “Occidentali’s karma“ di Francesco Gabbani e nel 2019 con “Soldi“ di Mahmood.
In tal senso, potremmo considerare “Musica leggerissima” un piacevole cortocircuito del sistema. Colapesce e Dimartino non fanno altro che aggiungersi a questo listone, entrando di diritto nell’Olimpo degli artisti destinati a restare nella memoria collettiva del pubblico. D’altronde, a pensarci bene, la vera vittoria è sempre quella che viene attribuita dal tempo. Ai posteri l’ardua sentenza… nel frattempo non ci resta che sincronizzare mani e piedi, muovendoli simmetricamente andando avanti, indietro e di lato!