“90 circolare destra“: si intitola così il nuovo singolo di Luca Zaliani, in arte Il Cairo, artista milanese classe ’97 che ha deciso di omaggiare l’omonima linea di bus che attraversa la città. Un brano uptempo, solare e pieno di ritmo, che riflette questo spirito policulturale anche dal punto di vista sonoro.

Partiamo da questa “90 circolare destra”, qual è stata la genesi di questo pezzo?
«Questo pezzo, in realtà, ce l’ho in cantiere da tantissimo tempo. La 90 ha segnato la mia adolescenza, penso di averla presa tipo 100.000 volte, perchè vivendo in un quartiere che si affaccia circonvallazione, mi è sempre servita per spostarmi. Così è venuta fuori questa canzone, che racconta le situazioni interne di questo micro-mondo, una dimensione che esprime al meglio Milano in questo momento. Una serie di fatti e situazioni, che mi hanno ispirato questo tipo di narrazione».
Di fatto, cosa hai voluto omaggiare con questa canzone?
«Principalmente: la contaminazione, il credo che porto avanti con il mio progetto artistico. La contaminazione intesa come qualcosa di positivo, che arricchisce e basta. La diversità di culture, situazioni e modi di fare, per me sono sempre stati motivi di arricchimento, concetti che cerco di far emergere anche nella mia musica».
A livello sonoro, il brano richiama questo senso di globalizzazione tipico della nostra città. Immagino sia stata una scelta voluta e condivisa con il tuo producer Giuliano Dottori, no?
«Sì, assolutamente. Trovo molto affascinante come le percussioni afro-cubane possano inserirsi nel pop o nel cantautorato, così come l’assolo finale di tromba che, con le sue dissonanze, richiama anche atmosfere un po’ più jazz. Aspetti insoliti se vogliamo, ma proprio questa è stata la linea guida che ha mosso me e Giuliano».
Quando e come ti sei avvicinato alla musica?
«Mi sono avvicinato alla musica, come penso tanti altri, suonando la chitarra. Negli anni ho smesso e ricominciato più volte, è sempre stato un tira e molla. Poi ho suonato per anni in un gruppo che si chiamava 20148, messo in piedi con gli amici del quartiere, insieme abbiamo inciso anche un EP e suonato in qualsiasi posto».
Hai dei modelli di riferimento?
«Del cantautorato italiano tradizionale, apprezzo molto Paolo Conte, Lucio Dalla, Franco Battiato, Ivano Fossati e Bruno Lauzi, in più ho sempre ascoltato tantissimo rap che mi ha molto influenzato, da Bassi Maestro a Inoki, passando per Joe Cassano e Fabri Fibra. Nell’ultimo periodo mi è molto piaciuto “Persona” di Marracash, ma è un genere che mi ha comunque sempre stuzzicato, forse anche influenzato da un punto di vista metrico e di scelte lessicali. In più mi ritengo un fan di vecchia data di Colapesce e Dimartino, ancora prima dell’exploit sanremese».
A cosa si deve la scelta del tuo nome d’arte?
«Era da un po’ di tempo che mi interessavo alle vicende del canale di Sicilia legate ai migranti e alle barche purtroppo affondate, a questi tristi fatti di cronaca. In camera ho un atlante gigantesco che mi piace guardare ogni tanto, un giorno mi sono chiesto: “cosa c’è dall’altra parte del Mediterraneo? Se io dovessi tracciare una linea seguendo tutta lo scheletro della Penisola italiana, dove mi troverei?”. Così sono finito a Il Cairo, un nome che mi piaceva particolarmente, in più ho pensato alle persone che fuggono da una situazione non proprio favorevole, al fatto che vorrei provare a fare il movimento opposto, un tentativo di riavvicinarsi, un po’ come ti dicevo prima: la contaminazione come fonte di arricchimento».
Quali sono i tuoi prossimi progetti in cantiere? Cosa dobbiamo aspettarci dalla tua nuova musica?
«Al momento ci sono un bel po’ di cose in cantiere, pezzi in realtà già pronti. Stiamo capendo cosa è meglio fare insieme al mio team di lavoro, le idee sono sicuramente tante. La speranza è quella di poter tornare al più presto a suonare dal vivo, anche perchè ho da poco annunciato di essere entrato a far pare del roster di Dna Concerti, per cui spero si possano realizzare live quanto prima. Io sono pronto ai blocchi di partenza».
In un momento complicato come questo, quali sensazioni e quali sentimenti ti piacerebbe riuscire a trasmettere a chi ascolterà “90 circolare destra”?
«Il concetto che mi piacerebbe passasse è l’incontro tra le persone, soprattutto in una situazione come quella attuale che è molto influenzata dalla diffidenza. L’obiettivo sarebbe quello di sottolineare che ad incontrare la gente non si perde mai, non abituarsi a questo distanziamento sociale».