Dopo il 17° posto al Festival di Sanremo con “Il Farmacista”, è ora uscito “La matematica dei rami”, il nuovo album di Max Gazzè.

La matematica dei rami è il nuovo album di Max Gazzè, che arriva a 6 anni dal precedente disco di inediti Maximilian. 10 tracce registrate dal vivo con la Magical Mystery Band. Un’esperienza sonora matura, omogenea, ma allo stesso tempo ricca di sfumature, come già si è potuto notare a Sanremo.
Intervista a Max Gazzè
Uno dei tanti aspetti che mi ha colpito de La Matematica dei Rami è la varietà di suoni e la capacità di creare omogeneità nella differenza. Rispetto ad altri tuoi dischi, qual è stata la particolarità della lavorazione?
«Mi piace molto andare a cercare degli stimoli nuovi e diversi. In questo caso la particolarità principale è legata alla presenza della Magical Mistery Band. Abbiamo iniziato questo percorso insieme il risultato è straordinario grazie a una comunione di intenti. Tutti insieme siamo stati meravigliosi.
La sinergia e la spontaneità si percepiscono nel disco, così come la consapevolezza del suono. Abbiamo registrato quasi tutto live, anche la voce. Non ci sono sovraincisioni o programmazione elettronica. A differenza del passato non ho fatto questo disco con la faccia davanti al computer! Lo abbiamo utilizzato per registrare e… per appoggiare le pizze durante la pausa pranzo!»

“La matematica dei rami” si apre con il brano “Considerando”, che io considero un inno alla vita. Per te cosa rappresenta?
«Mentre facevamo questo disco eravamo ben consapevoli di quello che stava succedendo, ma devo dire che il linguaggio delle canzoni non interagisce direttamente con la situazione di questi mesi. Molti di questi brani hanno origini pre-covid. Noi siamo stati fortunati creando questa casa e questo ritrovo, perciò la condizione in cui ci siamo trovati è stata di grande ispirazione nonostante l’incertezza e i disagi.
Questa sofferenza, questa amarezza, che abbiamo colto anche dagli sguardi dei nostri figli, l’abbiamo vissuta, ma l’abbiamo elaborata da adulti.
Mi dispiace molto che gli adolescenti non riescano a elaborare come dovrebbero quello che sta accadendo. Spero che tutto svanisca proprio come è arrivato e si ritorni a una vera normalità fatta di rapporti di e non di atomi isolati e separati ognuno con uno smartphone in mano. Loro meritano questo e non una vita digitalizzata.»
Nel disco però c’è una nuova consapevolezza e la respiro soprattutto in “Figlia”, credo in assoluto il brano migliore del disco.
«E’ un po’ il portabandiera di questo disco. Nasce da una musica che hanno composto i ragazzi della Magical Mistery Band. Quando l’ho ascoltata è sorta in me l’esigenza di cantarci qualcosa. Un pezzo che era già bellissimo strumentale, ma che adattandoci una poesia di mio fratello ha assunto un valore ancora maggiore. Ricordo di averla cantata la prima volta con intensità e passione e con un trasporto che non mi capitava da anni.
Quando ho finito di cantare avevo gli occhi umidi. L’ho proposta completa alla band e dopo averla ascoltata c’è stato un minuto di silenzio e tanta commozione. Figlia è un brano nato in uno stato di grazia e lo si avverte anche dalla registrazione sul disco.»
Musicalmente ho trovato “L’Animale Guida” uno dei pezzi più interessanti. Mi è piaciuto come il suono trova nel testo ricco di immagini la sua collocazione ideale.
«E’ un pezzo che potrebbe essere una storia un po’ noir, greve anche nel suono, grazie a una registrazione che ha messo in risalto alcuni aspetti. In questo brano abbiamo utilizzato degli apparecchi per distorcere anche la batteria. Strumenti non usuali che hanno contribuito a un sound ricercato. L’Animale Guida è il primo pezzo che abbiamo registrato tutti insieme quando ci siamo incontrati in studio. La canzone che sta sul disco è la seconda take.
Pensando al testo, invece, io vorrei discostare il più possibile questo lavoro dalla situazione che sta attorno, proprio perchè è stato realizzato in un’isola felice con tanto amore e tanta passione. Va bene che nel pezzo c’è un’atmosfera noir, alla Tim Burton, ma allo stesso tempo io ci vedo tanti bambini, ognuno con il suo orsacchiotto.
Per il bambino l’animale guida è quello! Il brano mi fa anche pensare a un pifferaio magico che passa attraverso le colline e guida un gruppo di bimbi ognuno che ha in braccio il suo animaletto di peluche.»

A Sanremo tu e la Magical Mystery Band avete portato la cover di “Del Mondo”. Un pezzo che anche su disco secondo me riesce a trasmettere quell’energia tipica di quel periodo storico che in qualche modo ti ha riappacificato con l’Italia dopo un percorso di vita all’estero.
«E’ vero! Come sai sono cresciuto a Bruxelles, in Belgio e ho frequentato un contesto britannico. Nei primi anni ’80 suonavo con delle band inglesi in un periodo in cui si usciva dal punk, dallo ska ed era ancora molto forte l’idea di una musica legata al contesto in cui si vive.
Il concetto musicale era molto affiliato al modo di pensare e di essere. Quando sono tornato in Italia tutto questo era molto diluito, non essendo così delineato e presente. Quando ho incontrato il Consorzio Suonatori Indipendenti mi ha ricordato un po’ quell’identità che faceva parte delle mie origini, al di là di ogni connotazione politica.
Erano una realtà, l’underground italiano in totale antitesi con il pop e la musica sanremese. Francesco Magnelli e Ginevra Di Marco mi hanno invitato a partecipare nell’album tributo a Robert Wyatt intitolato The Different You.
In quell’occasione li ho conosciuti e poi mi hanno coinvolto in tante altre situazioni. Siccome si parla raramente di quel periodo e quell’attitudine si è un po’ diluita, mi andava di omaggiare i CSI nella serata del Festival di Sanremo dedicata alla canzone d’autore. Del Mondo per me è una grandissima canzone.»
Lo scorso anno sei stato tra i primi a ripartire in tour. Stai lavorando a qualcosa anche per questa estate?
«Mi piacerebbe suonare anche dal vivo con la Magical Mistery Band, ma non so se sarà possibile. So che loro già stanno lavorando ad altri progetti, ma non si sa mai.
Vorrei, però, anche tornare a suonare con i miei storici musicisti con cui condivido il palco da tanti anni e ormai per me sono dei fratelli.
Tornare a suonare con loro è per me una priorità, ma se ci sarà spazio per suonare con la Magical Mistery Band ne sarò ben felice. I portoni sono spalancati per cui… qualche cosa sicuramente capiterà!»
Grazie a Max Gazzè.