Dalle polemiche della vigilia ai risultati record del post Sanremo 2021, la rivincita del direttore artistico Amadeus

Amadeus-Sanremo

Un’edizione del Festival di Sanremo da record quella che si è conclusa da circa un mese e mezzo, particolarmente fortunata soprattutto per quanto concerne i risultati di vendita delle canzoni in gara. Tutto merito di quel visionario di Amadeus, fautore e sostenitore di un cast che ha destato sin da subito polemiche e pareri contrari, considerato l’ingente quantitativo di esordienti e l’età media dei partecipanti decisamente più bassa rispetto agli ultimi anni.

Mai nessuno prima di lui aveva osato tanto, ovvero concretizzare anche in ambito sanremese un ricambio generazionale che, di fatto, si era già palesato in contesti radiofonici e digitali. Questo non vuol dire necessariamente rinnegare o escludere la cosiddetta “vecchia guardia”, anzi, se ci pensate bene lo stesso presentatore ha in passato condotto programmi come Music Farm e Ora o mai più, oltre ad aver ospitato nelle sue trasmissioni numerosi protagonisti della canzone italiana di oggi e di ieri.

Il Festival, però, non può confinarsi al ruolo di manifestazione anacronistica, bensì deve continuare ad imporsi attivamente sul mercato, cercando di intercettare i gusti del pubblico di domani. Accontentare gli abitudinari o stuzzicare l’interesse di giovani e meno giovani con qualcosa di nuovo? Un dilemma che avrebbe fatto impallidire persino Amleto, risolto dallo stesso Amadeus con decisioni ben ponderate, partorite in un momento storico complesso, di sicuro il più travagliato della storia festivaliera.

Diciamolo pure, questa è stata l’edizione più difficile da organizzare di sempre, per mille motivi che sono sotto gli occhi di tutti, ciononostante i risultati continuano a dar ragione alle coraggiose scelte del direttore artistico, settimana dopo settimana, certificazione dopo certificazione. Questo perchè ha avuto l’ardire di rischiare, in un momento storico che richiedeva sulla carta maggiore pacatezza, ha portato avanti ciò che riteneva opportuno nell’esclusivo interesse della musica.

Che piaccia o meno, Amadeus ha segnato la storia del Festival, intercettando le novità e bypassando tutto il resto, amministrando con coscienza le due edizioni a cavallo della pandemia. Al suo primo mandato ha riportato i grandi ascolti degli anni ’90, mentre al secondo incarico è riuscito nell’impresa di osare e rinnovare, incassando una notevole e sonora vittoria della musica, permettendo inoltre a Rai Pubblicità di guadagnare un milione di euro in più rispetto alla precedente annata, mica bruscolini.

L’augurio è che il suo esempio possa servire da monito a chi avrà l’onere di succederlo il prossimo anno, che l’eredità possa essere raccolta all’insegna della continuità, con lo stesso entusiasmo che ha permesso al direttore artistico uscente di sdoganare il palco dell’Ariston, considerato per interi decenni il tempio della tradizione. In fondo, le grandi rivoluzioni vanno fatte con audacia e passione, ma non è detto nemmeno che vengano comprese nell’immediato. Sarà il tempo a dare risposte e, perchè no, magari qualche altra nuova meritata certificazione.