Il passato influenza il presente, ispirando significativamente il nostro futuro. La musica non fa altro che stimolare la creatività, scandendo i principali momenti della nostra vita

Boomer

E’ proprio vero, ogni epoca conserva sia lati positivi che negativi, in termini musicali: grandi capolavori ed indecifrabili nefandezze. Del passato tendiamo a ricordare prevalentemente le cose belle, per questo bisognerebbe diffidare dei soliti stereotipi, frasi tipo: “ai miei tempi si suonava sul serio”, “il vero rap e il vero rock non esistono più”, “in giro non c’è più personalità”, “i biglietti dei concerti costavano meno” e “una volta qui era tutta campagna”.

In questo spazio non troverete questo genere di cliché, anche perchè sarebbe necessario fare un’analisi più approfondita sulla ciclicità di questo fenomeno, poiché criticare pesantemente i gusti e gli ideali delle nuove generazioni è uno sport che viene praticato sin dal medioevo, molto probabilmente capiterà anche ai ragazzi di oggi, ovvero agli adulti di domani. E’ una reazione neurochimica, qualcosa che riguarda il nostro cervello, ricordi ed emozioni si intrecciano in un legame che si rafforza con il passare degli anni.

Recenti studi hanno confermato che la musica che ascoltiamo dai dodici ai ventidue anni, ci resterà tatuata sulla pelle per il resto della nostra vita. Quindi, state molto attenti! Scherzi a parte, non si tratta né di idee retrograde né di deriva culturale, ogni epoca musicale è l’esatta rappresentazione di quel preciso momento storico. Fatto il dovuto pippone introduttivo (tipico di un boomer), introduciamoci all’interno di questo viaggio nella musica anni ’80 e ’90, ovvero quella che ha accompagnato la mia crescita.

Una sorta di esperimento sociale: l’intento è quello di suscitare suggestioni nostalgiche in chi possiede lo stesso background e, magari, stuzzicare l’appetito di chi non ha provato l’ebrezza di nascere in un mondo analogico per poi ritrovarsi catapultato nell’era digitale, così senza il benchè minimo preavviso. Partiamo da una precisazione, in realtà chi è nato tra il 1980 e il 2000 sarebbe identificabile come “millennial”, mentre il termine “boomer” corrisponde ai nati fra il 1945 e il 1964, anche se nell’immaginario collettivo ha assunto un significato ben preciso, come ampiamente spiegato dall’Accademia della Crusca.

La musica intesa come fenomeno di costume

Con l’avvento degli anni ’80, dopo la liberalizzazione delle radio e delle tv private, grazie alla diffusione delle emittenti tematiche, il concetto di video musicale diventa mainstream. Il primo agosto del 1981 nasce MTV, che inaugura le proprie trasmissioni con la mitologica “Video Killed the Radio Star” dei Buggles. Negli anni successivi la popolarità dei videoclip aumenta in maniera esponenziale, come non citare Thriller di Michael Jackson, studiato e diretto come un vero e proprio lungometraggio dal regista John Landis.

In Italia, invece, dobbiamo aspettare il 1984 e la nascita di Videomusic, che inaugura le proprie trasmissioni con All Night Long (All Night) di Lionel Richie, seguito da Club Tropicana degli Wham! e “Radio Ga Ga” dei Queen. Piano piano, anche le emittenti generaliste hanno cominciato a dedicare diversi spazi alla musica, partendo dall’intuizione di Gianni Boncompagni di Discoring, passando per DeeJay Television di Claudio Cecchetto e Superclassifica Show di Maurizio Seymandi, fino ad arrivare al più recente format internazionale di Top of the pops, che ha segnato in qualche modo la fine di un’era.

Con l’avvento di YouTube e di altre piattaforme streaming, la fruizione dei contenuti audiovisivi è completamente cambiata, grazie anche alla diffusione dei lyric video, considerando anche i budget della discografia che sono nettamente diminuiti. Ma quali sono i videoclip che hanno segnato gli ultimi due decenni del passato millennio? Li abbiamo raccolti per voi in una speciale playlist.

100 videoclip anni ’80 e ’90 – La playlist