Le origini di un fenomeno che si è evoluto nel tempo, influenzando in modo particolare il mercato musicale degli anni ’90. Boyband e girlgroup che hanno fatto la storia, chi più chi meno

boyband girlgroup

Proseguiamo il nostro viaggio nella musica del recente passato con un argomento che appassionerà i nostalgici e incuriosirà le nuove generazioni: la distinzione tra boyband e girlgroup, o girlband che dir si voglia. Ebbene sì, c’è stato un tempo in cui le formazioni di musica pop venivano suddivise per sesso, un po’ come accadeva nelle scuole o nei collegi prima dell’avvento delle classi miste.

Stiamo parlando di gruppi vocali composti da soli uomini o da sole donne, creati a tavolino da producer esperti di marketing, che li hanno portati in breve tempo dal successo allo scioglimento. Ma facciamo un passo indietro, sin dall’avvento dei cori gospel degli anni ’20 e dei complessi anni ’60, abbiamo assistito alla nascita di gruppi musicali, ma qual è la differenza tra una band e una boyband?

Banalmente: le band cantano e suonano, le boyband cantano e ballano. Solitamente i primi sono gruppi che si sono fatti le ossa facendo gavetta, i secondi sono giovani reclutati dalle case discografiche. Nell’immaginario collettivo: le band fanno musica, le boyband fanno soldi. Ma è giusto screditare così un fenomeno musicale che ha cresciuto intere generazioni vendendo milioni di copie?

Bella domanda, lasciamo a voi la risposta. In questo articolo ci limiteremo ad analizzare la questione da entrambi i punti di vista, partendo dal principio, in questo caso da molto lontano. Contrariamente a quanto si può pensare, i primi gruppi vocali sono stati quelli femminili, a metà degli anni ’30: negli Stati Uniti le Boswell Sisters e in Italia il Trio Lescano.

Boyband e girlband più influenti della storia

Con il passare dei decenni abbiamo assistito alla nascita delle Shirelles, delle Ronettes, delle Crystals e delle Supremes, fino al momentaneo declino e all’affermazione delle voci soliste. Una leggera ripresa si ha nei favolosi anni ’80, con le Bangles e le Bananarama, per poi tornare a splendere all’ennesima potenza grazie alla super girlband britannica delle Spice Girl, il gruppo femminile di maggior successo della storia con oltre 100 milioni di dischi venduti.

Insieme durarono meno di sei anni, ma Geri, Mel B, Emma, Mel C e Victoria segnarono un’epoca, dando vita ad una nuova generazione di girlgroup, tra cui annoveriamo le All Saints, le TLC, le Sugababes, le Destiny’s Child, le Atomic Kitten, le Girl Thing, le Girls Aloud, le Cleopatra, le Pussycat Dolls, le Fifth Harmony e le Little Mix. Penso di averle dette tutte.

Sul fronte maschile, invece, il termine “boyband” comincia ad affermarsi con i New Kids on the Block, ma si diffonde soprattutto all’inizio degli anni ’90 con i Boyz II Men, fino alla rivelazione britannica dei Take That e alla scommessa irlandese dei Boyzone. La consacrazione arriva poco dopo con i Backstreet Boys, la boyband con più successo di sempre con più di 140 milioni di copie vendute.

Nick, AJ, Brian, Howie e Kevin sono entrati nella storia, tutto merito del produttore Lou Pearlman che, sempre nello stesso decennio, ha lanciato anche gli *NSYNC e gli O-Town. Come dimenticare gli Hanson? Il trio di fratelli dell’Oklahoma che con la loro “MMMBop” ci hanno fatto masticare un inglese a dir poco enigmatico. Tra gli altri, è doveroso citare anche i Westlife, i 5ive, gli A1, i Blue, i Jonas Brothers e gli One Direction.

In tutto questo po’ po’ di elenco di gruppi che hanno fatto, chi più chi meno, la storia della musica, è doveroso sottolineare che soltanto pochissimi ex membri sono riusciti a mantenere il successo intraprendendo la propria carriera solista, vale a dire: Diana Ross e Beyoncè per le femminucce, Robbie Williams e Justin Timberlake per i maschietti.

Il fenomeno rivisitato in Italia

Nel nostro Paese, i tentativi di clonazione ci sono stati, anche se con scarsi successi nel medio-lungo periodo. Sul fronte boyband, come non citare i Ragazzi Italiani: sei album pubblicati in quattro anni, un Festival di Sanremo con “Vero amore” e tanti tanti concerti in giro per lo Stivale. Tra i pochi altri esempi maschili, citiamo gli Studio 3 e i FreeBoys. Spero di non aver dimenticato nessuno.

Lato femminile, invece, tutte le strade portano alle Lollipop, nate nel laboratorio televisivo di Italia 1 durante la prima edizione del talent show “Popstar”. Ve la ricordate “Down down down”? Oppure la sanremese “Batte forte”? In caso contrario non serve che vi sforziate. Sempre dallo stesso programma, l’anno seguente, uscirono le Lucky Star, gruppo nel quale ha militato per un breve periodo la nostra Emma Marrone.

Quale spazio hanno oggi boyband e girlgroup?

Concludiamo questo approfondimento con una riflessione sull’attuale mercato discografico, sulla minore presenza di boyband e girlgroup rispetto al passato. Difficile eguagliare certi risultati, soprattutto in uno scenario ancora più veloce e dinamico come quello odierno, probabilmente un gruppo con queste caratteristiche non farebbe in tempo nemmeno a nascere che già ce ne sarebbe un altro pronto a prendere il suo posto.

Questo almeno per quanto riguarda la scena musicale europea e statunitense, mentre bisogna sottolineare il fenomeno latino dei CNCO, vincitori della prima edizione del talent show “La Banda”, ideato da Simon Cowell e prodotto da Ricky Martin. Per non parlare delle boyband asiatiche, a cominciare dai BTS, autentici rinnovatori del K-Pop sudcoreano assieme ai Big Bang e alle Blackpink. Un mondo che vale la pena approfondire, almeno per i nostalgici di un certo spirito e di un certo sound.