É uscito da poco “Blocchi“, il nuovo singolo di Stefano Sciuto, in arte Liner, giovane artista torinese indipendente. Per la scrittura del brano si è ispirato ad un blocco dello scrittore che ha dovuto recentemente affrontare.

Ciao Stefano, è un piacere averti con noi! Iniziamo a conoscerti meglio dal punto di vista artistico. Da cosa deriva il tuo nome d’arte?
“Il nome nasce da due mie caratteristiche che, quando ero più ragazzino vedevo come dei difetti e delle insicurezze. È composto da “line”, che in inglese significa linea, dato che sono sempre stato molto magro e alto. La lettera R alla fine è perché ho questo problema di pronuncia, che è la R moscia. Avendo queste due componenti, che una volta (quando ho iniziato a fare musica) reputavo un problema che poi ho accettato, ho creato il mio nome d’arte“.
Come ti sei avvicinato alla musica e in particolare al mondo del rap?
“Mi sono avvicinato al mondo della musica grazie a mio fratello, che ha due anni in più di me. Lui iniziò a rappare prima, poi smise… Adesso fa l’attore. Mi introdusse in questo mondo, portandomi con sé ai contest e alle jam, anni fa quando io avevo 13/14 anni. Però in realtà, fin da quando sono piccolo ho sempre ascoltato i grandi classici del rap italiano… Un giorno poi, nel momento in cui sono accadute delle cose non tanto piacevoli, per sfogo ho iniziato a scrivere la mia prima canzone, che in realtà non è mai uscita. Il titolo della canzone è “Solo un Ricordo” e i primi a cui l’ho fatta sentire mi hanno detto “Sei bravo, vai a tempo!”… Da lì poi è iniziato tutto un po’ più seriamente“.
Tu sei di Torino come Rayden, Raige ed Ensi dei OneMic, gruppo che tra l’altro è nato nel ’99 come te! In qualche modo possiamo dire che ti abbiano influenzato a livello artistico?
“Conosco molto bene Rayden! Io sono cresciuto con la loro musica ma non solo. Quando parlo di grandi classici, oltre a loro, mi riferisco anche ai Club Dogo, Emis Killa, Marracash, Fabri Fibra. Quando ero piccolo non c’erano i CD, mio padre registrava le cassette quando passavano le canzoni di Fibra in radio e io ascoltavo un sacco soprattutto le sue canzoni, che sembra assurdo per le cose che raccontava nei suoi pezzi. A livello internazionale ovviamente ascoltavo anche Eminem, quando uscì il suo film “8 Mile” andai subito a vederlo. Però ho sempre ascoltato tanto rap italiano, perché sono affascinato al contenuto. In inglese, per quanto uno possa capirlo, non comprendi subito tutti i concetti…“.
Nella fase di creazione di un brano, tra la scrittura e la produzione, qual è la parte che ti affascina maggiormente?
“Dal punto di vista strumentale non compongo le basi proprio io, le controllo magari dal punto di vista direttivo assieme a Steve Tarta, che è appunto il mio producer. La parte che mi affascina di più è sicuramente il momento di creazione del brano, quando uno va a scrivere le rime. Poi io sono un precisino… Spesso scrivo una roba e dico “no che schifo, via!”. Non è che scrivo un brano ed è fatta, ne passa un po’ di tempo“.
Il tuo nuovo singolo Blocchi è nato da un blocco dello scrittore. Come sei riuscito a superare questa fase?
“Sì, nasce da un blocco dello scrittore di cui sono stato vittima per un paio di mesi, cosa che non mi era mai successa. In realtà poi il brano parla di blocchi emotivi e psicologici. Per uscirne semplicemente mi sono scapocciato per un sacco di tempo, per capire cosa non andava. Quando poi ti guardi allo specchio, capisci che alla fine il problema non è il blocco dello scrittore, il problema ce l’hai dentro. Ne sono uscito semplicemente facendo chiarezza, guardando con nitidezza la cosa che in quel momento mi turbava e descrivendola di conseguenza“.
Una delle tue ultime collaborazioni è assieme a Biondo nel brano Vuoto. Con quali altri artisti ti piacerebbe collaborare?
“Il sogno sarebbe collaborare con Marracash ed Emis Killa in primis. Non perché penso che siano necessariamente i più forti nel rap italiano, ma per quella che è stata la mia storia, per come io mi sono vissuto i loro dischi. Quindi per me loro sono il top! Mi piacciono poi anche molto Ernia, Madame e Mecna, mi piace un sacco il loro metodo di scrittura. Quindi diciamo questi cinque artisti“.
Sia con Vuoto che con Shangai hai lanciato delle challenge su TikTok che hanno avuto molto successo tra i ragazzi. Questo social in qualche modo sta rivoluzionando il mondo della musica, ci sono moltissimi artisti che nascono da lì. Cosa ne pensi?
“È giusto stare al passo coi tempi! Io ne ho sentite tante su TikTok, io stesso però sono uno che non ama fare le cose “teen”. Infatti i due brani li ho lanciati su TikTok, ma senza fare i video, perché poi ho una mia concezione di credibilità. Va bene fare musica in modo “teen”, ma esporsi fino a un certo punto. È innegabile dunque il fatto che TikTok stia e abbia rivoluzionato il mondo della musica soprattutto nell’ultimo anno. Per quanto uno possa dire “No ma TikTok è da scemi…”, fa parte del presente e non provare a sfruttarlo secondo me è un po’ da idioti. Devi stare al passo! Tipo Matteo Romano secondo me spacca, non è che perché è uscito da lì allora non è credibile, perché poi alla fine fa dei brani che a suo modo sono interessanti“.
Qual è un brano che senti particolarmente tuo, in cui ti ritrovi maggiormente e che avresti voluto scrivere tu stesso?
“Oddio ce ne sono tanti… Devo sceglierne uno solo per forza? Fare selezione è molto difficile. Ti posso dire quelli che sto ascoltando di più ultimamente. Sto ascoltando tanto di nuovo l’album “17” di Jake La Furia e Emis Killa. Due brani che mi ascolto maggiormente durante la giornata sono “Broken Language” e poi “L’ultima volta” con Massimo Pericolo. Per me questi due brani sono scritti in un modo egregio. Ti ho detto quelli che ascolto ultimamente perché se no non finirei più… Ti dovrei dire 50 pezzi!“