Tempo di nuova musica per Denise Faro, in uscita con il singolo “Evergreen”, una riflessione a voce alta sulla società di oggi. Dalla vittoria al Festival di Viña del Mar all’apertura dei concerti negli stadi di Vasco Rossi, ripercorriamo con lei le tappe fondamentali del suo percorso

“Evergreen” è il titolo del tuo nuovo singolo, da cosa è stato ispirato?

«Un po’ dal momento, un po’ dalla situazione personale mia e degli altri due autori. Ci siamo ritrovati in studio ragionando su quanto il giudizio degli altri fosse a volte deleterio per le persone. Abbiamo cominciato a pensare a quanto fosse bello quando eravamo più piccoli, quando non ci interessava di niente di nessuno e guardare al futuro era meraviglioso. Crescendo sono aumentate le pressioni e le preoccupazioni, che ci portano a non accontentarci mai di quello che abbiamo».

Pensi che i social network abbiano inciso in questo processo?

«Secondo me tantissimo: da una parte io li adoro, perchè ti permettono facilmente di sentirti in contatto con tutti, dall’altra parte sviluppa e mette in mostra uno stile di vita un po’ finto, tra sorrisi forzati e foto photoshoppate. Questo incide anche sull’autostima, perchè ti ritrovi anche a fare il paragone con la tua esistenza, senza magari renderti conto che non è tutto oro quello che luccica. Indubbiamente i social influiscono tantissimo nella nostra vita di tutti i giorni».

Un brano che hai scritto durante il lockdown, come lo hai vissuto e quali riflessioni ai maturato?

«Per una come me che è abituata a viaggiare sin da quando è bambina, fermarsi è stato fondamentale per avere più tempo per parlare con me stessa, per capire tante cose intorno a me, riflettere su quello che stavo facendo sia artisticamente che personalmente. Ho rivalutato un sacco di situazioni, comprese le persone che mi stavano accanto, di conseguenza “Evergreen” è stata uno sfogo di questo ultimo anno e mezzo. Esce in un momento di vita un po’ simile per tutti quanti».

Dal punto di vista narrativo, cosa aggiungono le immagini del videoclip diretto da Emanuel Lo?

«Emanuel è stato bravissimo perchè, sin dalla prima volta che ha ascoltato la canzone, ha immaginato una porta. Lì per lì non riuscivo a capire il significato, ma quando abbiamo girato il video mi sono resa conto che era bellissimo, perchè dava l’idea di un vero e proprio passaggio temporale. Proprio come il brano, lo considero come un viaggio nel tempo interiore, all’interno di noi stessi».

Facendo un salto indietro nel tempo, la passione per la musica la erediti dai tuoi genitori, entrambi membri dei Milk and Coffee. C’è stato un momento preciso in cui hai detto: “sì è proprio quello che voglio fare anch’io”?

«Ho iniziato a scrivere canzoni da molto piccola, avevo otto anni, ma probabilmente lo facevo perchè mi piaceva, non perchè avessi bene chiara in testa l’idea di volerlo fare come mestiere per tutta la vita. Per diverso tempo, la musica è stata quasi un hobby, fino a quando mi è capitato di partecipare e di vincere il Festival di Viña del Mar, in Cile. Partecipai in gara con una mia canzone, intitolata “Grazie a te”, cantata completamente in italiano. La grande emozione di quell’esibizione mi ha fatto capire che la musica per me era tutto, che avrei voluto dedicarmi a lei per il resto della mia vita».

Vista dall’estero come se la sta passando l’Italia a livello artistico? Siamo ancora apprezzati come un tempo?

«L’Italia vista dall’estero non è l’esatta fotografia dell’attuale scena artistica, ma neanche lontanamente. Mi riferisco alle due realtà che conosco da vicino, il mondo latino e quello statunitense. A livello artistico, loro sono ancora fermamente convinti che viviamo di ballad e di musica leggera, probabilmente perchè quello che gli arriva è la musica di Laura Pausini, Eros Ramazzotti e Andrea Bocelli, per cui non conoscono la nuova scena musicale italiana. Avendo vissuto io stessa per un lungo periodo negli Stati Uniti, non ero a conoscenza di emergenti che nel frattempo erano diventati dei veri e propri big, ad esempio ho conosciuto Ultimo quando già riempiva i palazzetti. In realtà qui in Italia c’è un mondo tutto nuovo, che sarebbe bello poter esportare in giro per il mondo».

Oltre al canto sei appassionata di danza e di recitazione, non a caso hai lavorato in diversi musical, tra cui “Giulietta e Romeno” di Panella-Cocciante. Che tipo di esperienza ha rappresentato per te?

«E’ stata la mia primissima esperienza così importante, ma anche una scuola durissima, perchè mi sono dovuta confrontare con un cast d’eccellenza, in più giravamo nei posti più grandi, pensa che la prima volta che mi sono esibita è stata all’Arena di Verona, avevo il cuore che mi batteva fortissimo. Lavorare con Cocciante è stato bello ed educativo, da lui ho imparato sicuramente tantissimo, se oggi sono più sicura e anche e soprattutto grazie ai suoi insegnamenti».

E dell’incontro eccellente con Vasco, cosa ci racconti?

«Guarda, ormai lo conosco da qualche anno, siamo amici, anche se mi fa ancora un po’ sorridere dirlo. Sai, come artista lui è gigante, ma come persona è la più umile del mondo ed è davvero bellissimo starci vicino, perchè ha tantissime cose da raccontarti. Nel momento in cui l’ho conosciuto ho apprezzato ancora di più, se possibile, la sua musica. Vasco è davvero una persona meravigliosa».

Sei giovanissima eppure ne hai viste e fatte tante, hai qualche altro desiderio da realizzare nel cassetto?

«Sono piena di desideri! Il mio più grande sogno è vincere un Grammy, mi piace puntare in alto e sto lavorando sodo affinché, questo e molto altro ancora, si realizzi».