Jari Melia, in arte Not Good, è la nuova giovane scoperta di Emis Killa. Rapper milanese, classe 1997, si racconta in occasione dell’uscita del suo nuovo brano “Mai più”, già disponibile su tutte le piattaforme digitali.

Parlaci un po’ del tuo nuovo singolo “Mai più”, in collaborazione con Emis Killa e Rizzo.
“Nasce molto spontaneamente dal mio lavoro in studio, dove mi piace fare un sacco di musica e sperimentare. Il singolo è proprio il risultato di questo: abbiamo sperimentato su una strumentale leggermente diversa dal solito, più latina e urban. A questo abbiamo aggiunto le metriche rap e tutto quello che mi piace di più di questa cultura. Il brano parla di rivalsa, niente più passi indietro!“
Nel brano dici “sono anni che non mi va bene, per questo mi chiamo Not Good”. Raccontaci meglio la genesi del tuo nome d’arte.
“Cercavo un nome che potesse descrivermi, ma che allo stesso tempo non parlasse solo di me. Parlando con i miei amici (ancora prima del Covid) ci siamo accorti che “non bene”, descriveva perfettamente il contesto politico, sociale ed economico in cui vivevo prima di fare quello che faccio ora. In realtà io inizialmente mi chiamavo solo “NG”, ma poi è stato Emis a dirmi di utilizzare il nome completo quando ho iniziato a lavorare con lui“.
Possiamo dire che tu ti sia avvicinato al mondo del rap grazie alla strada, in particolare grazie ad un luogo simbolo della scena rap milanese.
“Sì, il “muretto”! Tutto è iniziato dagli albori. Quando ero piccolo, lo zio del mio migliore amico faceva rap nel mio quartiere e aveva un suo studio. Lui è stato il primissimo a farci accendere questa lampadina, lui ci disse “guardate che se vi volete lamentare lo potete fare col rap”. Poi, verso gli anni delle medie, ho iniziato a frequentare i posti di aggregazione un pochino più “solidi”, ed è stato lì che ho scoperto davvero la passione comune del rap. L’attitudine quindi l’ho presa un po’ da lì“.
Quali sono allora gli artisti della scena rap che ti hanno portato a sognare di voler fare questo nella vita?
“Faccio un po’ il nostalgico adesso! Uno dei primi pezzi rap che ho ascoltato è stato “Sucker per sempre” di Dj Groove, poi tra l’altro “NG” si prestava bene anche a “New Groove”. Poi a parte lui ho trovato i miei principali cardini in Marracash, Fabri Fibra, lo stesso Emis Killa. Ho anche conosciuto Lazza, che mi ha molto ispirato. Io sono un grande fan del rap italiano, ascolto moltissimi pezzi, per cui limitarsi a dire cosa mi ha influenzato e cosa no diventa difficile. I cardini rimangono però Marracash, Fibra e i Club Dogo“.
Adesso fai parte di Hateful, la nuova palestra di talenti gestita da Emis Killa. Come vi siete incontrati?
“Io e Emis ci conosciamo da un paio d’anni, lavoriamo assieme anche da prima di Hateful, quando il progetto era ancora in cantiere. Loro (Emis Killa e Zanna) mi hanno aiutato in un progetto di maturazione artistica e professionale. In particolare tutto è iniziato con una canzone pubblicata su Youtube, grazie alla quale Zanna (adesso nostro manager) mi aveva contattato per vederci. Poi all’inizio abbiamo lavorato senza vincoli, per vedere come andava… Alla fine mi permetto di dire che ce l’abbiamo fatta!“
Vanti già dei featuring con nomi importanti della scena rap, tra cui lo stesso Emis, Mostro e Jake la Furia. Con chi altro ti piacerebbe collaborare in futuro?
“Io sono molto fan e, per assurdo, anche le cose che di primo acchito mi piacciono meno poi mi attirano. Mi piace molto la nuova generazione che sta prendendo piede, da Madame a Blanco. Loro uniscono bei testi a delle sonorità urban che non sono le classiche sonorità, ma più di spessore. Poi ovviamente gli intoccabili… Gué Pequeno, Marracash, Fabri Fibra“.
Obiettivi per la tua carriera?
“Sto cercando di guardare le cose in prospettiva, sto cercando di non farmi mangiare dalla fretta. Non avere smania di pubblicare per forza. Io ci tengo molto che la mia musica perduri nel tempo, soprattutto in una società come questa dove tutto è molto veloce… Non è ancora uscito un singolo, che la gente sta già aspettando quello dopo. Quindi il mio obiettivo è non avere fretta e far anche percepire agli altri che non ci sia, che la musica è bella perché va gustata con calma“.
Qual è stato l’ultimo live che ti ricordi con particolare piacere?
“Sicuramente l’apertura per Emis Killa al Carroponte. Il concerto in sé è stato pazzesco, sono riuscito a gustarmi quelle due ore proprio da spettatore. A un certo punto sono sceso tra il pubblico perché me lo volevo vedere bene“.