CAPAREZZA, “EXUVIA” E LA CELEBRAZIONE DEL RITO DI PASSAGGIO

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Si intitola Exuvia il nuovo progetto discografico di Caparezza, l’ottavo della sua personale e ispirata saga musicale. Un capitolo ricco di spunti, riflessioni e autenticità

Caparezza Exuvia

A quattro anni da “Prisoner 709”, Caparezza torna con un nuovo lavoro pensato e concepito come il proseguo ideale del precedente album. Scappato dalla prigione, il protagonista si ritrova all’interno di una foresta, luogo di ispirazione mentale, ma anche pieno di insidie, soprattutto dopo il calar del sole. Meraviglioso di giorno e terrificante di notte, un luogo dove perdersi e ritrovarsi, ed è qui che si svolge il racconto e viene tessuto l’intero filo narrativo dell’album.

«Sono le docce gelate che ti risvegliano, chi fa un mestiere come il mio vive congelato – racconta l’artista nel corso dell’incontro stampa di presentazione del progetto – non vivo una vita normale, chi ha un ruolo pubblico riconosciuto e coccolato, vive quasi in una bolla non reale, per quanto io tenda a scomparire e a riapparire quando ho voglia di far parlare la mia musica. Per questo ho avuto bisogno di fuggire nella foresta, un sentiero fatto di allegria e di dolore».

Una riflessione sul passato, sul presente, ma anche sul futuro. «Tante persone che mi seguono hanno pensato che questo potesse essere il mio ultimo album, in realtà non è così, anzi, ho immaginato questo nuovo percorso intrapreso con “Prisoner 709”, come una vera e propria trilogia: “prigionia”, “fuga” e “libertà”. Ora che l’ho detto però, considerato che non mi piace risultare prevedibile, è probabile che il mio prossimo disco parlerà di tutto tranne che di libertà (sorride, ndr)».

«Non c’è un argomento che la musica non possa toccare, ma darei qualsiasi cosa per ascoltare un ragazzo di vent’anni toccare un certo tipo di tematiche politiche e sociali. Io sono distante anagraficamente dal mondo dei giovano, non penso di rivolgermi a loro con il mio linguaggio, per cui spero che ritorni questa wave nei ragazzi, loro potrebbero dare davvero una chiave di lettura diversa. Per essere credibile lo deve fare un ragazzo giovane, per quanto mi riguarda sarei anche disposto a farci un featuring». 

Per quanto riguarda la scelta del titolo, infine, spiega: «L’exuvia è la muta dell’insetto, ovvero ciò che rimane del suo corpo dopo aver sviluppato un cambiamento. Si tratta di un calco perfetto, talmente preciso nei dettagli da sembrare una scultura. Quando osservo i miei video, quando ascolto le mie canzoni e quando rileggo i miei testi penso sempre che non mi appartengano più, come un’exuvia. Persino la realtà che mi circonda mi appare immobile, senza anima, cristallizzata nel tempo».

«Questo disco vuole essere una fuga dalla mia exuvia, una sorta di iniziazione alla vita in una forma diversa. E’ la celebrazione del rito di passaggio, come accade nelle tribù indigene quando un individuo passa dalla fase giovanile a quella adulta affrontando rituali che prevedono prove di resistenza atroci. Un lavoro lungo, per certi versi estenuante, ma nella mia vita non mi è mai interessato fare dischi belli, piuttosto opere che abbiano un senso, un’anima e un sentimento».

La tracklist di “Exuvia”

1. Canthology feat. Matthew Marcantonio
2. Fugadà
3. Una voce (Skit)
4. El Sendero feat. Mishel Domenssain
5. Campione dei Novanta
6. La matrigna (Skit)
7. Contronatura
8. Eterno paradosso
9. Marco e Ludo (Skit)
10. La scelta
11. Azzera pace
12. Eyes Wide Shut
13. Ghost memo (Skit)
14. Coma Pripyat
15. Il mondo dopo Lewis Carroll
16. Pi Esse
17. Zeit! 
18. La certa
19. Exuvia 

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