“Nel mentre (Lato A)“: si intitola così il primo album ufficiale di Roberto He, in arte Maggio, romano di nascita e milanese di adozione, giovane artista dalla penna ispirata

A cosa si deve la scelta di questo titolo?
«L’obiettivo era quello di circoscrivere quello che avevo composto e che, ad un certo punto, mi sono accorto che non mi rispecchiava più così tanto. Dal punto di vista umano, mi interessava capire come le cose si sarebbero evolute, per cui chiamarlo “Nel mentre” è stato un modo per esorcizzare un periodo, approfittare dello stop, di quello che è accaduto e che abbiamo vissuto tutti nell’ultimo anno, per analizzarmi e cercare di evolvermi. Infine, “Lato A” perchè ci sarà una seconda parte».
Quali tematiche hai voluto affrontare e su cosa hai voluto indagare?
«Di base, tendo a scavare dentro me stesso ogni qualvolta mi metta a scrivere. Con il tempo è cambiato l’approccio, i miei due precedenti progetti erano un rubinetto aperto di acqua fondamentalmente fresca, mi piaceva vedere anche le cose negative con un certo piglio, con un pizzico di rivalsa. L’esperienza mi ha portato ad affrontare tutto con un significato più denso, ma allo stesso tempo più pesante. Per cui, nel disco ho voluto affrontare il tema del tempo prendendolo alla larga, un po’ più universalmente, riflettendo su come le persone affrontano le situazioni sotto pressione, specie in un momento come questo».
Pensi di aver raggiunto una tua identità artistica oppure senti di esserne ancora alla ricerca?
«Mi ritengo il primo ascoltatore di quello che faccio, proprio per questo trovo sia fondamentale per me cercare di migliorarmi, per potermi riconoscere in quello che scrivo. I generi e le etichette non mi appartengono, mi piace esprimermi sotto forma di rime e assonanze, ma sempre dando importanza e risalto ai contenuti. Le sonorità in sottofondo, invece, credo che siano un po’ figlie del periodo che sto vivendo. L’importante è provare ad evolvere».
Sei romano, ma ti sei trasferito a Milano da qualche anno. Cosa ti manca della tua città natale e cose ti affascina di questa nuova realtà?
«Di Roma mi manca l’anima, quei posti dove sono sempre passato e quelle abitudini che, ad un certo punto, è anche giusto lasciare. In Milano ritrovo un maestro, qui ho imparato tante cose. Essendomi staccato dalla mia famiglia, ho scoperto il significato profondo della libertà. Ho trovato una realtà che ripaga l’impegno e i sacrifici, anche indirettamente. Mi è capitato di avere delle giornate no, per mantenermi ho fatto anche più lavori, ma ho imparato un metodo di vita, recuperato un sacco di cose che prima avevo tralasciato».
Quanto ha inciso Milano nella realizzazione di questo disco?
«Parecchio, quattro anni di vita sono tanti e hanno avuto una forte cementificazione dentro di me. In questo disco Milano è molto più presente di Roma, semplicemente perchè mi serviva parlare della realtà che stavo vivendo».

© foto di Cristina Troisi