Mario Venuti

MARIO VENUTI: “NEL NUOVO DISCO CI SARÒ IO, RICONOSCIBILE ANCHE SE DIVERSO DAL SOLITO!”

Mario Venuti celebra il suo amore per il Brasile con una speciale rivisitazione di “Ma che freddo fa”, preludio di un nuovo progetto discografico.
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Mario Venuti celebra il suo amore per il Brasile con una speciale rivisitazione di “Ma che freddo fa”, preludio di un nuovo progetto discografico.

Mario Venuti

Ma che freddo fa è il nuovo singolo di Mario Venuti, rivisitazione in chiave samba del pezzo del 1969 di Nada.

Il brano è disponibile in vinile 45 giri il cui Lato B è la personale interpretazione di Una carezza in un pugno di Adriano Celentano.

Prende il via, così, un nuovo percorso musicale per il cantautore catanese che scopre una nuova vena interpretativa raccontando l’amore per la musica brasiliana. Una relazione artistica che ha radici anche nel passato del cantautore, ma che è stata celebrata oggi con due brani, preludio di un progetto più ampio.

Intervista a Mario Venuti

Come mai hai scelto di reinterpretare “Ma che freddo fa”?

«Non era facile selezionare un brano in un repertorio così vasto di belle canzoni italiani. Per ‘Ma che freddo fa‘ non si è trattato di una vera e propria scelta, nel senso che non ci siamo messi a tavolino per cercare una canzone da interpretare. L’abbiamo provata in versione samba e ci è piaciuto l’effetto che si è creato. C’è chi pensa che i musicisti siano razionali e programmatori, ma molto spesso non è proprio così. Andiamo spesso a braccio, a istinto.»

Un pezzo che già era innovativo quando uscì oltre 50 anni fa. In questo caso colpisce anche la tua interpretazione quasi sussurrata con tonalità più basse.

«’Ma che freddo fa‘ non è che un esempio, perchè nel disco che seguirà il canto è ancora più pacato, senza urla. Il nuovo album vuole essere una stretta di mano tra l’Italia e il Brasile. I brasiliani non urlano, hanno un approccio alla musica molto differente e hanno un tono di voce sempre confidenziale. Nel disco, che ospiterà canzoni italiane reinterpretate alla brasiliana, ho riscoperto dei registri vocali che utilizzavo solo occasionalmente. Ci sarà un Mario Venuti nuovo seppur riconoscibile. Sarò io, anche se diverso dal solito.»

Una rivisitazione in chiave Samba mi ricorda i colori di alcuni brani proposti dopo la fine dell’esperienza con i Denovo. “Fortuna”, per esempio, è un brano che ricorda quel mondo.

«Io credo che questo nuovo disco sarà qualcosa di completamente diverso rispetto a ciò che ho proposto all’inizio della mia carriera da solista. Il punto in comune tra allora e oggi è l’amore per un genere, ma niente di più. La volontà è del tutto differente. Allora cercavo una fusione, mentre qui c’è un approccio quasi puristico, filologico. Proprio perchè nel tempo la conoscenza della materia si è fatta più approfondita e il mio apprezzamento per questa musica così ritmica, melodica, armonica e letteraria è crescente.»

Il videoclip, seppur semplice, è ricco di suggestioni grazie, in particolare, a un cappello ornato di frutta e fiori. Come è nata l’idea?

«Si tratta di una citazione della figura di Carmen Miranda realizzata da Monica Silva, una fotografa brasiliana che vive in Italia. Abbiamo voluto giocare su un contrasto. Io vesto un classico abito italiano, ma in testa ho un cappello piuttosto particolare. Sono due elementi che si incontrano. Italia e Brasile, proprio come nel disco.

Per la realizzazione del videoclip ci siamo basati sul backstage della foto session e infatti si vedono anche molti strumenti di lavoro. È un reportage e racconta bene come poi tutto si sia trasformato in una festa.»

Per un cantautore quanto è importante sentirsi anche interprete?

«Con il tempo anche un cantautore è spinto a cimentarsi con brani del passato. Io sono autore, ma anche interprete e con questo disco vorrei ribadire questo concetto.»

Anche in questo caso sarà importante l’aspetto grafico con le 4 copertine che costituiscono un concept.

«Si tratta di un cofanetto che conterrà i quattro 45 giri. Ho voluto omaggiare anche un formato musicale e un supporto perchè molti dei brani che sentirete si sono diffusi grazie al vinile. È un modo per ricollegarsi con quell’epoca.»

Lo scorso anno sei stato tra i primi artisti a proporre la tua musica in streaming. Nel tempo ti sei accorto che questa modalità di fruizione ha qualche vantaggio?

«In quel momento sembrava un’ancora di salvezza, poi con il passare del tempo gli entusiasmi si sono un po’ spenti. Francamente ora mi guardo bene dal fare qualcosa in streaming perchè voglio sottolineare il desiderio di tornare a suonare dal vivo che è la cosa a cui più tengo.»

Sei originario di Catania. Una città meravigliosa, ma per esempio lo scorso disco lo hai presentato alla stampa a Milano. Per te cosa rappresenta il capoluogo lombardo?

«Milano è molto cambiata negli ultimi anni. L’ho frequentata spesso anche se ora ci passo molto meno tempo. Milano dopo l’Expo è rinata, ma è sempre una città che… dove la tocchi suona! Una città interessante e che ha sempre qualcosa di bello da offrirti. C’è da dire che il mio atteggiamento nei confronti di Milano è cambiato e ho capito che dipende dalla fase della vita che sto attraversando. Io in questo momento sono più propenso a starmene in posti tranquilli. Per esempio amo la campagna, d’estate mi trasferisco lì e ci resto fino a ottobre. Con l’età inizi a volere qualcosa di più tranquillo e non ti interessa più stare in mezzo al casino.»

Foto di Monica Silva

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