Low Low torna con “Fino a che non ti odierò” in una nuova veste e con nuovi suoni grazie al featuring di uno degli artisti più cool del momento, Ghemon.

Com’è nata l’idea di Fino a che non ti odierò?
Volevo raccontare una cosa che mi è successa. Come credo si capisca, la scrittura è molto spontanea perché si riferisce ad un evento che ho vissuto in prima persona. Ho cercato di raccontare in una maniera un po’ più matura magari dal solito lo stereotipo di chiusura di una storia infelice, senza andare poi ad inserirci le solite cose che ci stanno in questo tipo di pezzo.
A cosa ti riferisci?
Le frecciatine. Io volevo fare un po’ un quadro di qualcosa che sicuramente è stato importante e a cui riconosco un significato. Questo è un po’ il senso vero di questa canzone, che è un po’ personale oltre che d’amore
L’impressione che ho avuto all’ascolto è che la tua fosse quasi una visione in terza persona
Si, hai toccato un tema interessante. Io credo che facciamo un lavoro identitario per cui ad un certo punto in tutti i vari aspetti (come amore o musica) ognuno riversa le varie cose e si cerca di arrivare un po’ a questo distacco. Io vivo le cose sempre in una maniera molto intensa, scrivo in una maniera istintiva, c’è anche un po’ bisogno di dare un senso agli eventi sennò diventa tutto un po’ nello stesso calderone e si hanno un po’ le stesse conclusioni e gli stessi luoghi comuni
Ghemon è stato il primo nome che ti è venuto in mente per questo feat?
Ascoltavamo queste strofe con il mio manager ed abbiamo sempre creduto in questo aspetto nuovo che ho cercato di introdurre, che è quello di raccontarmi senza filtri, senza sovrastrutture, senza dover mettere le citazioni e tutto ma esponendomi.
E quindi Gianluca era perfetto?
Io verso Ghemon ho una grande stima. Tra l’altro mi ha fatto vedere una foto, ci siamo conosciuti quando io facevo le gare di freestyle. Avevo 13 anni ed era completamente un altro periodo. Detto questo io ho una grandissima stima nei suoi confronti e con lui sento questa grande voglia di innovarsi, di mettersi in gioco e di evolversi.
Cosa pensi di aver appreso da lui in questo scambio di punti di vista?
C’è stato uno scambio che è stato molto interessante, è stato un incontro che mi ha fatto bene perché è una bella cosa trovare delle affinità artistiche in un momento in cui il mercato sicuramente è molto variegato. Ci sono tantissime personalità da cui c’è tanto da prendere, e uno di questi è proprio lui.
Cosa vuol dire oggi nel 2021 rappare? Che significato ha?
Io credo che il rap adesso è nella cultura pop e nell’Italia. Non credo a quelli che dicono che è stato detto tutto e non si possa dire niente di nuovo perché tutto è in evoluzione, dalla realtà che viviamo, alla musica che facciamo, quindi il rap adesso è esprimersi.
Potete ascoltare “Fino a che non ti odierò” qui: https://open.spotify.com/track/1AOvBPmGdhkwduIhZNXcO7?si=ab2149104c6c4c21