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JACK SAVORETTI: “C’È UN MOVIMENTO EUROPEO CHE NELLA MUSICA STA CONTRIBUENDO A RIMESCOLARE LE CARTE!”

Uscirà il 25 giugno Europiana, il nuovo album del cantautore Jack Savoretti. Un disco che arriva a 2 anni da successo di Singing to strangers
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Uscirà il 25 giugno Europiana, il nuovo album del cantautore Jack Savoretti. Un disco che arriva a due anni da successo di Singing to strangers

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Jack Savoretti è pronto per un ritorno in grande stile! Sono passati poco più di due anni dall’uscita di Singing to strangers e ora il cantautore britannico di chiare origini italiane sta per tornare con l’album Europiana, che vedrà la luce il prossimo 25 giugno.

Il disco precedente ha debuttato al primo posto nella classifica UK vendendo oltre 65 milioni di copie in tutto il mondo. Europiana saprà replicarne il successo? Per ora è disponibile in digitale e in rotazione radiofonica il singolo Who’s Hurting Who feat. Nile Rodgers.

Intervista a Jack Savoretti

Cosa rappresenta per te “Europiana”?

«Europiana rappresenta per me la musica europea degli ultimi cinquant’anni e di come è cambiata a causa delle influenze che ha subito da quella americana.»

A parte la tua impronta stilistica, quali sono i punti di contatto tra il nuovo album e “Singing to strangers”?

«Singing to strangers è una lettera d’amore all’Italia, alla musica italiana. Un disco registrato nello studio di Ennio Morricone proprio per catturare l’essenza, l’odore del vostro paese. Grazie a quel disco ho imparato come un ambiente può diventare parte integrante di un disco. Così per Europiana ho immaginato una dimensione più ampia e ho incluso influenze provenienti dalla musica italiana, ma anche da quella francese, spagnola e scandinava.

Mi sono accorto che la musica europea sta cambiando, grazie al costante contatto con quella d’oltreoceano. Questo è il concept che guida Europiana

Ascoltando con attenzione i testi, mi sono accorto di una maggiore attenzione alle immagini. Un tipo di scrittura diverso e più “concreto”. Sei d’accordo?

«Più che d’accordo! Quando la musica d’oltreoceano è arrivata in Europa è stata arricchita dalle storie. Qui c’è una cultura cantautorale che altrove è meno marcata. Sonorità soul, funk e disco si sono unite a storie, temi e melodie che hanno creato un vero e proprio mood europeo, così come lo descrivo in Europiana

Hai scelto come singolo di lancio “Who’s Hurting Who”, brano interpretato con Nile Rodgers. Questo pezzo, visto il mood così libero, può essere definito il manifesto dell’album?

«Non so se Who’s Hurting Who è il brano manifesto dell’album, ma è il pezzo che con coraggio abbiamo deciso di proporre al pubblico per testare la reazione. Abbiamo scelto questa canzone perchè c’è Nile. Lui sa infondere fiducia anche a coloro che si sono sentiti spiazzati, conoscendo bene il mio percorso. Quando ho chiesto a Nile di suonare su questo pezzo, l’ho quasi più convinto con il tema di Europiana che per la canzone in sé. Intendiamoci, Who’s Hurting Who gli piace, ma è rimasto molto più colpito dal concept di Europiana. Lui può essere considerato il padrino del cambiamento della musica europea. La sua attitudine prevede il suono della discoteca, dei club, dell’underground. Un suono universale in America che poi si è riversato anche qui da noi facendo, così, il giro del mondo.»

Uno dei pezzi migliori del disco è “Calling Me Back To You”. Qual è il messaggio?

«Quando trovi qualcosa di importante nella vita, come per esempio un amore vero o una situazione serena, cerchi sempre di rifugiarti lì. Calling Me Back To You rappresenta una sorta di faro, quello che vedo sempre e che nello specifico associo a un luogo. Per la precisione Formentera, dove c’è questo faro che si vede da casa nostra. Quando affronto un momento difficile chiudo gli occhi e penso a questo faro che mi da un senso di calma, come me lo danno mia moglie, i miei figli, la musica.»

Una sensazione nostalgica si avverte anche in “The Way You Say Goodbye”. Quanto avvenuto nell’ultimo anno e mezzo ha modificato il tuo approccio alla scrittura?

«Nell’ultimo anno e mezzo ho sviluppato un diverso concetto di felicità. Oggi lo sono molto più di prima. Sono stato fortunato potendo stare a casa per un anno con i miei figli, mia moglie, riscoprendo una parte di me che, forse con le distrazioni della mia carriera e della vita in generale, avevo messo da parte. La loro presenza ha avuto un’influenza enorme su di me quindi di sicuro c’è anche nella mia musica e lo si sente. Ora ho un approccio più positivo, non sono più il ragazzo che credeva di non essere capito o quello frustrato e in guerra con il mondo!»

Europiana” è ispirato dalla tradizione cantautorale sud europea. C’è qualche artista contemporaneo che, oltre a te, ha attinto da questi modelli?

«Assolutamente, c’è un movimento proprio in Europa che sta contribuendo a rimescolare le carte nella musica! Se ascolti, per esempio, gli album di Dua Lipa, The Weekend o Michael Kiwanuka che lavora sempre con Danger Mouse, senti proprio l’influenza della musica italiana ed europea. C’è una ragazza italo-francese che si chiama Clara Luciani che secondo me è la regina della Europiana, quello che io chiamo Europiana

Quali sono le sensazioni che un artista prova quando mette piede negli Abbey Road Studios?

«Immagino che è la stessa sensazione che un giocatore sente quando scende sul campo di Wembley o a San Siro! Abbey Road è impressionante, io mi sono accorto della sua grandezza fin dal primo momento. L’ho notato anche con i miei musicisti. Loro sanno suonare, non come me, e vedere le loro reazioni in queste sale è meraviglioso. Europiana è il disco in cui si sente maggiormente il lavoro dei musicisti. Non li ho mai visti suonare così!»

All’Eurovision Song Contest i rappresentanti italiani e francesi sono piazzati ai primi due posti, mentre quello britannico soltanto all’ultimo. Secondo te come mai il Regno Unito da anni snobba la manifestazione?

«Non è che snobba la manifestazione. Non la considera uno show musicale, ma un entrateinment show. In effetti non rappresenta quello che la gente sta suonando e ascoltando nei club. È più quello una fotografia di quello che c’è in televisione in Europa, non quello che sta succedendo nella musica. La tv europea e quella inglese sono molto diversi.

Gli inglesi seguono l’Eurovision con leggerezza. Lo prendono con simpatia. Ma devo dire che siamo rimasti sorpresi dal fatto che nessuno ci ha dato punti! Credo che gli europei se la siano presa e ci abbiano fatto pagare quanto successo con la Brexit.

Quest’anno mi sono piaciute i brani classificati ai primi due posti, ma ho apprezzato tantissimo la proposta svizzera. Quella canzone era favolosa.

Comunque all’Eurovision quest’anno c’era della musica vera che ha rappresentato quello che sta succedendo nei singoli paesi. Ottimo esempio sono i Maneskin

Tu parteciperesti per rappresentare il Regno Unito?

«No, non credo. Ho sempre sofferto le competizioni! Anche da ragazzino quando volevo diventare calciatore non riuscivo ad ammettere l’idea di poter perdere. Mi sono innamorato della musica perché non c’è questa continua voglia di prevalere, ma di base c’è un’idea di condivisione. Tutte le competizioni musicali mi lasciano un po’ l’amaro in bocca.»

Due anni fa ti sei esibito sul palco di Sanremo accanto agli Ex-Otago e lo scorso anno hai scritto e interpretato un brano in italiano. Pensi che un giorno potresti pubblicare un disco tutto nella nostra lingua?

«Sì, lo spero davvero! Lo scorso anno ho pubblicato il mio primo pezzo in italiano, ma in realtà le strofe mi sono state suggerite dai miei fans tramite Instagram. Però ora mi sento pronto per questa prova. Quest’anno ho iniziato a lavorare con un amico, The Leading Guy, Simone Zampieri. L’ho convocato dicendogli: “voglio fare il mio primo pezzo in italiano a cui veramente posso sentirmela mia, però ho bisogno di aiuto perché non ho la padronanza del linguaggio per scrivere bene in italiano è difficilissimo”.

Nonostante sia una lingua melodica e musicale, scrivere una canzone fatta bene è difficilissimo. L’italiano non è come l’inglese, non te la puoi cavare con una cosa veloce. Io non ho la padronanza completa, mentre lui secondo me è uno degli autori più forti in Italia. Ci siamo messi insieme e un pezzo c’è… arriverà. L’album… vediamo… non lo so!»

Nel 2022 tornerai a suonare dal vivo. Ti sei già immaginato le prime parole che pronuncerai davanti al pubblico?

«Non so cosa dirò, ma so che avrò la voce tremolante. Nei giorni scorsi con i ragazzi della band abbiamo parlato proprio di questo. Stiamo iniziando con gli schedule, con i primi approcci e siamo davvero emozionati. Al pubblico fin d’ora chiedo pazienza. È come nel calcio. Non subito avremo i 90 minuti nelle gambe!»

Foto di Chris Floyd

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