Mappamondo” è il titolo del nuovo album di Brusco, che torna con un nuovo progetto al quale partecipano Clementino, Gemitaiz, Nerone e i Sud Sound System

Brusco

Sono passati vent’anni dall’esordio discografico di Brusco. Ora l’artista romano torna con un nuovo progetto intitolato Mappamondo, anticipato dall’omonimo singolo e da Isola Di Plastica, uscito a gennaio.

Un progetto in cui si avverte quella giusta dose di ironia, mescolata a un’idea di coralità e condivisione. Un mix creativo che si esprime dalla prima all’ultima traccia, creando un mood estivo, ma che lascia spazio per la riflessione.

Intervista a Brusco

Come mai hai scelto come titolo “Mappamondo”?

«Il tema del viaggio è sempre stato presente nei miei lavori anche precedenti, forse anche per via del fatto che in questo periodo non mi è stato possibile fare dei viaggi particolarmente lunghi o lontani. Ne faccio riferimento anche nelle canzoni e mi piaceva pensare al mondo come copertina di questo lavoro.»

Un lavoro quasi corale, dove si avverte la volontà di portare avanti un’idea di unione e condivisione musicale.

«In realtà ho tante altre canzoni pronte, però ho scelto di fare un disco di solo dieci pezzi per quelle che sono le regole che dettano i digital stores. Ho scelto quelli un po’ più adatti al momento, sia dal punto di vista climatico, la stagione estiva, sia per quel che riguarda il momento che stiamo vivendo tutti. Ho cercato di fare qualcosa che potesse dare buonumore, speranza e positività.»

Quale pensi sia il ruolo dell’ironia nell’estate 2021?

«L’ironia ci aiuta a vedere le cose che ci preoccupano e ad affrontarle in maniera simpatica, anziché rimanere bloccati dal timore oppure non pensarci affatto, facendo finta di rimuoverle. L’ironia è uno strumento che ci consente di vivere la realtà, anche quella meno piacevole, e di elaborarla.»

Uno dei pezzi del disco più intensi è “Isola di Plastica”. Per te cosa rappresenta?

«E’ una delle mie canzoni preferite e non solo di questo disco. Uno dei pezzi che prediligo della mia carriera perchè in modo molto poetico riesce a fare un parallelo tra l’amore di coppia e quello per il pianeta che ci ospita e che ha bisogno di cura e dedizione, proprio come in un rapporto sentimentale a due.»

Zitti un minuto” è un pezzo che, come si diceva una volta, vale l’acquisto del disco. Come è nato? Con i Sud Sound System si avverte un’affinità incredibile!

«I Sud Sound System sono amici da tanto tempo anche perchè facciamo lo stesso genere musicale e abbiamo fatto le stesse battaglie e lo stesso percorso. Poi abbiamo un’età simile e l’idea di unire le forze in questo momento è importantissimo anche per il nostro genere musicale che negli ultimi tempi non se la vive nel migliore dei modi.

Su Spotify non ci sono playlist dedicate alla musica che facciamo noi ed è incredibile perchè in digitale ormai c’è davvero di tutto!

La canzone è nata con una base e una frase legata al mondo del fantacalcio, una mia passione che coltivo da anni e sempre con gli stessi amici! Nel pezzo si parla delle tante informazioni che ci arrivano e che non sempre riusciamo a recepire in modo corretto. Un po’ come per il calcio. I giornali danno un giocatore titolare e poi… non è così!»

Sono passati vent’anni dal tuo primo album e oggi il mercato è cambiato completamente. Qual è il punto di incontro tra la tua musica oggi e quella dei rapper della nuova generazione che ospiti nel disco?

«Studio tantissimo, nel senso che ho dei miei generi musicali che adoro e sento tutte le novità cercando di assorbire nuovi flow, nuove sonorità. Mi trovo meglio a collaborare con artisti di oggi piuttosto che con altri che sono emersi tanti decenni fa perchè questi non hanno sviluppato il loro gusto musicale, non restando al passo con i tempi.

Con i ragazzi che ospito nel mio disco mi sono trovato benissimo. Sono tutti artisti che hanno una visione del mondo molto simile alla mia e che stimo moltissimo artisticamente. È stato divertente lavorare con loro.»

Il pubblico ricorda “Sotto i raggi del sole”, un tuo brano di tanti anni fa. Com’è cambiato il concetto di tormentone?

«Non te lo so dire perchè il mio è stato un incidente di percorso. Io non mi sono mai messo con la testa per fare un tormentone. Quando mi è capitato di rifare la bellissima Abbronzatissima di Vianello sinceramente non ambivo a tanto.

Poi c’è stata una concomitanza di eventi che ha fatto sì che il brano diventasse un tormentone. Mi ricordo che in quell’anno c’erano due o tre canzoni che potevano diventare il tormentone estivo, tra queste la mia.

Mi sembra che ora quando arriva il periodo di maggio o giugno iniziano a uscire in contemporanea una ventina di pezzi che hanno tutti l’ambizione di diventare il tormentone estivo e vengono concepiti apposta per quello.

Se il tormentone esce spontaneamente è fico, ma se nasce per inseguire il gusto che si presume la gente abbia, il risultato è una cafonata!»