Una lunga estate di musica dal vivo per Davide Shorty, impegnato in giro per il Paese con il suo fusion. tour

Davide Shorty
© foto di Ambra Parola

Hai esordito lo scorso 19 giugno da Urbino, com’è stato per te questo ritorno dal vivo?

«E’ stato un ritorno col botto, siamo partiti da una data sold out. Vedere le persone che facevano fatica a star sedute è un qualcosa di indescrivibile, perchè la gente ha davvero voglia di musica dal vivo, di lasciarsi andare e di poter cantare liberamente».

Che tipo di spettacolo hai scelto di portare in giro?

«Uno spettacolo che rispecchia totalmente il mio percorso artistico degli ultimi anni. Un concerto da ascoltare, per certi versi anche meditativo, perchè ci sono dei momenti dedicati all’ascolto attivo, in pieno rispetto del mood del disco, essendoci all’interno contenuti sia dal punto di vista lirico che musicale. L’obiettivo è quello di consentire alle persone di sentirsi al meglio della propria percezione, mediante uno show molto dinamico che contiene varie sfaccettature della mia musica: dal rap più puro al soul, passando per il jazz».

Ad accompagnarti sul palco c’è la Straniero Band, da chi è composta? 

«La Straniero Band è composta da Emanuele Triglia al basso, Claudio Guarcello alla tastiera e Davide Savarese alla batteria. Ciascun elemento porta la propria professionalità e la propria preparazione, fortunatamente mi ritrovo sul palco con dei musicisti pazzeschi. Una delle cose che sicuramente si percepisce di più è la voglia di suonare, di stare insieme con i ragazzi del gruppo, qualcosa che non facevamo ormai da tempo. Più che di una band, ci sentiamo parte della stessa famiglia, penso che sia proprio questo il nostro valore aggiunto».

Per quanto riguarda l’ordine della scaletta, hai seguito un particolare criterio?

«Sì, c’è stato un criterio dinamico, ma molto naturale. E’ come se i pezzi si fossero messi in ordine da soli, perchè tutti insieme raccontano una storia, bastava soltanto cercare di seguire un filo logico ben definito».

Il 14 luglio ti esibirai al Castello Sforzesco di Milano, che effetto ti fa l’idea di suonare in un luogo così suggestivo e ricco di storia?

«Mi fa un grandissimo effetto sapere che, qualche giorno prima di noi, su quel palcoscenico si esibirà Fabio Concato, giusto per citarne uno fra i tanti miei eroi. Tornare a suonare in un tempio come quello del Castello Sforzesco, considerato uno dei palchi più importanti d’Italia in questo momento, è sicuramente un motivo di orgoglio, soprattutto dopo il lungo stop che c’è stato. In più portiamo in scena un progetto che ci rispecchia veramente tanto, uno spettacolo equilibrato e studiato sotto tutti i punti di vista».