Reduce dal successo sanremese di “Amare”, La Rappresentante di Lista torna con l’inedito “Vita”, un vero e proprio manifesto ponderato e ragionato sulla felicità

Da cosa è stato ispirato questo nuovo brano?
«E’ da anni che riecheggiava in noi la frase “O sei felice, o sei complice”, un motto che ci rispecchia sia come artisti che come persone. Si tratta di una citazione di Nino Gennaro, poeta morto di AIDS nel 1995 a Palermo. Ha trascorso gli ultimi anni della sua vita scrivendo a mano dei quaderni, che regalava alle persone più care. Molti dei suoi versi ci hanno folgorato, ispirandoci questo pezzo».
Nino Gennaro è stato un poeta, un drammaturgo, un attivista nella lotta alla mafia. Cosa vi affascina della sua figura e della sua poetica?
«Fino all’ultimo giorno della sua vita si è donato agli altri, ha accettato di condividere le sue idee e suggerire delle possibilità a chi lo leggeva, a chi lo conosceva. La sua poetica è stata in qualche modo rivoluzionaria, perchè riflette su come a volte ci imponiamo di essere felici, finendo per essere complici di un sistema che ci vuole succubi del consumo, servi del desiderio di un qualcosa che forse non raggiungeremo mai».
“Sei felice o sei complice” è un vero e proprio motto. Pensate possa descrivere l’epoca che stiamo vivendo?
«Purtroppo riflette parecchio questo momento, per noi rappresenta un invito ad aggrapparsi alla felicità. In questo periodo abbiamo avuto a che fare con l’angoscia e con la paura, proprio per questo è importante cercare di non essere sopraffatti da sensazioni che tendono a logorarci dentro».
Quale pensate possa essere il segreto per essere felici oggi?
«Ribellarsi a certi schemi, a certe imposizioni che provengono dall’esterno. Le strofe di “Vita” raccontano della necessità di agire contro un sistema, cercando una soluzione alle cose che non vanno. Non a caso, ci piace definirla una scrittura disobbediente».
A proposito di compromessi, la vostra musica non è mai scesa a patti con niente e con nessuno. E’ questo il segreto del vostro odierno meritato successo?
«Assolutamente sì, vogliamo essere categorici! Anche grazie alla partecipazione a Sanremo, abbiamo capito che la nostra natura è alternativa, ci piace perseguire la strada di una musica indipendente che prova a farsi spazio per arrivare a più gente possibile».
Un brano che si incastra alla perfezione in quello che è il vostro ultimo disco “My mamma”. E’ stato questo a spingervi a farlo uscire il prima possibile?
«Ogni volta che scriviamo un pezzo, cerchiamo di capire quando il frutto è maturo per poter nascere ed essere, in questo caso, pubblicato. Abbiamo aspettato qualche settimana perchè non volevamo farlo uscire nel girone dei tormentoni estivi, diciamo che non era quella la sua collocazione ideale».
La vostra tournée prosegue a gonfie vele, il 14 luglio suonerete al Carroponte, data già sold out. Come descrivereste lo spettacolo che state portando in scena?
«Un tripudio di gioia, un vero e proprio percorso all’interno del nostro ultimo album “My mamma”. Le canzoni dei nostri dischi precedenti, in qualche modo, si sono create il loro spazio e hanno trovato il giusto mood, grazie ai nuovi arrangiamenti realizzati con la band. E’ uno spettacolo per noi travolgente. Quello che ci piace riscontrare dalla gente che incontriamo alla fine dei concerti è una certa luce negli occhi, questo ci soddisfa parecchio perchè ci conferma che si è trattato di un viaggio che abbiamo fatto insieme, un rito collettivo».
Al pubblico milanese che vi sta aspettando, cosa vi sentite di dire in vista di questo appuntamento?
«Rimanete curiosi, non vi aspettate un granché… in modo tale da farvi attraversare completamente da quello che accadrà e preparatevi ad imparare delle coreografie anche da seduti!».