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NEGRITA: “PER NOI QUESTO TOUR È UN GIRO DI BOA. NON ABBIAMO PROGRAMMATO NIENTE PER IL PROSSIMO FUTURO”

Ha preso il via il 27 giugno dall’Eolie Music Fest La Teatrale Summer Tour, la nuova tournée dei Negrita. Una serie di concerti che la band considera un vero e proprio giro di boa
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Ha preso il via il 27 giugno dall’Eolie Music Fest La Teatrale Summer Tour, la nuova tournée dei Negrita. Una serie di concerti che la band considera un vero e proprio giro di boa

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Oltre 25 anni di musica in due ore. Questa la migliore descrizione di La Teatrale Summer Tour, la tournèe che vede i Negrita tornare sul palco riprendendo con il pubblico un discorso iniziato ormai due anni fa e interrotto a causa della pandemia.

La band di Pau, Drigo e Mac ha ripreso a suonare dal proponendo uno speciale live alle Isole Eolie, prima di iniziare un tour che la impegnerà per tutta l’estate.

Questo il calendario del tour prodotto e organizzato da Vertigo.

16 Luglio – Genova, Villa Serra

17 Luglio – Brescia, Arena Campo Marte

18 Luglio – Todi (PG), Piazza Del Popolo

20 Luglio – Collegno (TO), Flowers Festival

22 Luglio – Milano, Castello Sforzesco – Estate Sforzesca

23 Luglio – Villafranca (VR), Castello Scaligero

24 Luglio – Pordenone, Pordenone Blues Festival

28 Luglio – Roma, Villa Ada

29 Luglio – Padova, Parco Della Musica

31 Luglio – Arezzo, Arezzo Music Fest, Anfiteatro Romano

04 Agosto – Pineto (TE), Parco Della Pace

06 Agosto – Bellaria – Igea Marina (RN), Beky Bay

05 Agosto – Ostuni (BR), Foro Boario

10 Agosto – Follonica, Parco Centrale

11 Agosto – Forte Dei Marmi (LU), Villa Bertelli

16 Agosto – Zafferana Etnea (CT), Anfiteatro Falcone E Borsellino

22 Agosto – Castagnole Delle Lanze (AT), Piazza S. Bartolomeo

Intervista ai Negrita

Il 27 giugno avete suonato per la prima volta dal vivo dopo tanto tempo. Com’è andata?

«Non era il concerto completo perchè eravamo solo noi tre Negrita originali. Non c’era tutta la band, perchè abbiamo aderito a questa idea folle di Samuel dei Subsonica che ha creato Eolie Music Fest. Il palco era a bordo di un caicco e suonavamo per le imbarcazioni in un golfo di Vulcano. È stata un’esperienza stranissima. Un palco che si muove a seconda delle correnti e delle onda e la gente che invece di cercare una sedia… sgomitava per un posto barca e una boa. Un’atmosfera particolare e bellissima, un modo per tornare alla vita. Una sorta di preludio, un riscaldamento per quello che è il tour vero e proprio».

La tournée è chiamata “La Teatrale Summer Tour”. Cosa significa?

«Anche se questo Covid ha fatto saltare gli schemi, noi stavamo festeggiando dal 2019 i 25 anni di carriera. Invece di fare un tour elettrico come quello che avevamo finito pochi mesi prima, decidemmo di fare questa avventura semi-acustica, teatrale, perchè quando l’avevamo fatta nel 2013 ci eravamo divertiti.

Siamo partiti due anni fa, poi la gente ha continuato a richiedere questo concerto e abbiamo continuato nel 2020. A fine febbraio è arrivata la pandemia e ci siamo interrotti appena prima di venire a Bologna per il concerto. Siamo ripartiti proprio da Bologna e non festeggiamo più il 25° anniversario, ma siamo già a 27…

Il Covid ha sballato tutto, però noi continuiamo a pensarla come la tournée dei 25 anni. Un giro di boa importantissimo per una band italiana che fa rock! In sostanza volevamo raccontare i 25 anni trascorsi in maniera diversa e un po’ più intima. Siamo cresciuti.

Non siamo più un gruppo di sbarbatelli che va sul palco e vomita volume, distorsioni. Volevamo raccontare quelli che sono stati 25 anni da musicisti. La Teatrale, seduti, con un palco che è un salotto, poi tappeti persiani, lampade, candele. Volevamo creare una sorta di palco che fosse il nostro salotto di casa dover poter raccontare con tranquillità a un pubblico seduto anche delle storie, aneddoti.

Spogliare la nostra musica solitamente elettrica per rivestirla di un vestito nuovo e più intimo, più acustico che desse anche la possibilità di chi ci conosce da tanti anni di ascoltare e subire i nostri pezzi, anche quelli storici, con un altro abito, dando smalto alla composizione della canzone e non agli arrangiamenti e al volume. Questo approccio ha funzionato tantissimo. Dovevamo fare solo altre tre date per finire il tour e invece ripartiamo con un programma di oltre 20! Evidentemente è un tour che sta crescendo!»

Suonando i brani in una veste più acustica avete riscoperto qualche perla?

«Sì, assolutamente. Ci sono dei brani che non facevamo neanche più dal vivo per tanti motivi. Alcuni brani non ci sembravano adatti perchè davamo la priorità a hit più importanti. Invece con questa attitudine diversa ci siamo trovati di fronte alla possibilità di riscoprire dei b-side, dei pezzi poco sfruttati che invece avevano un’anima compositiva importante. Lo abbiamo scoperto riascoltando i pezzi chitarra e voce, come farebbe il miglior cantautore d’Italia. Abbiamo riscoperto il testo, la melodia di certi pezzi che per un motivo o per un altro erano caduti un po’ nel dimenticatoio. È stata una bellissima soddisfazione. È come se tu scoprissi in casa di avere un tesoretto che nessuno aveva mai detto che era la tua eredità. Abbiamo ritrovato un’eredità che non ci aspettavamo».

Avete parlato di “tour” della rinascita. Esiste quindi un percorso dei Negrita… pre covid… post covid?

«No, per rinascita intendo un percorso di nuova consapevolezza umana, più che musicale. Per noi questo tour è un giro di boa. Non abbiamo programmato niente per il prossimo futuro perchè durante il covid non siamo riusciti a scrivere niente se non cose negative che abbiamo buttato via subito. Non sappiamo quale sarà il nostro futuro, quindi parlare di rinascita musicale non ha senso. Però di rinascita umana sicuramente sì. Nonostante io per certi versi nel primo lockdown sia stato molto bene a casa perchè ho vissuto la mia famiglia e mia figlia in una fase di passaggio importante, quella dell’adolescenza. Ho intrapreso un’attività alternativa, mi sono rimesso a disegnare in maniera pesante e ho aperto uno shop on line e ho fatto la mia prima mostra. In questo modo ho trovato un secondo canale espressivo importante. Comunque dopo mesi e mesi che stai chiuso dentro quelle quattro pareti ti fai delle domande. Ti vengono dei dubbi amletici sul tuo futuro, su quello della tua famiglia e su quello del mondo. La rinascita è ritornare minimamente a una vita sociale che non so se tornerà a essere come prima, ma perlomeno un minimo di normalità».

Pensi che dopo un anno e mezzo così sia cambiato il pubblico?

«Credo di no, ma avrò la certezza di questo tra qualche settimana. Ora è difficile capirlo. Il tentativo di spostare gli eventi dal live vero e proprio allo streaming non ha avuto tutto questo successo. Sono contento che questo progetto sia fallito miseramente. Per certi eventi speciali il live streaming è fantastico e potrà essere sfruttato negli anni a venire, però per il regolare andamento di una band come noi nata live e che morirà live, quella è la morte della creatività. Riprendere in presenza con un bordello sotto il palco è la soluzione migliore».

Pau, ti aspettavi un riscontro così positivo per Pauhaus?

«No, proprio no. Non ci credevo io per primo. Sono state le persone che mi hanno spinto a fare la mossa successiva. L’hanno preventivata prima loro e poi io sono andato dietro a quello che mi suggerivano. Sono partito così aprendo una pagina su Instagram per pubblicare delle cose e avere un minimo di contatto umano, quello che mi mancava. Il pretesto, visto che non c’era musica, era il disegno.

Poi hanno cominciato a chiedermi i disegni e a novembre ho aperto il sito e lo shop on line e devo dire che è stata la mossa giusta. Mi sta andando benissimo. Sto vendendo una marea di stampe e sono contento. Poi hanno iniziato a propormi una mostra e a giugno sono stato invitato a Cremona. Adesso ho sette o otto richieste e non so come esaudirle.

Quando finirà il tour penserò ad altre esposizioni, mostre. Ho già degli inviti, ma di sicuro succederà qualcosa anche quest’autunno. Ho trovato terreno fertile in un ambiente che non frequentavo e non avevo mai frequentato con questo piglio. Avevo disegnato da ragazzetto, ma quando è arrivata la musica pian piano ho smesso. Sono il cantante dei Negrita e sono privilegiato, nel senso che non ho bisogno di farmi conoscere da zero. Ho già una nomea e sono fortunato rispetto ad altri artisti. Sarei stupido se non lo sfruttassi, quindi… cavalco l’onda!

I risultati stanno arrivando, anche con il plauso di ambienti accademici, legati all’arte figurativa e visuale. Quella è gente che non regala niente. Se non piacessi veramente non mi farebbero i complimenti. Stanno uscendo articoli anche sulla stampa specializzata!»

Tu sei uno dei rappresentanti del rock italiano! Cosa pensi dei Maneskin?

«Hanno vent’anni! Io farei i salti mortali fossi in loro, sono felicissimo per quello che stanno ottenendo. E’ una situazione così nuova per una band italiana! Vedendo che hanno più stream dei Beatles ti rendi conto che stanno ottenendo un successo galattico. La penso come se fossi uno di loro e cerco di capire quello che possono provare loro.

Anch’io quando avevo vent’anni facevo musica e quindi mi immagino che siano al settimo cielo. Adesso devono essere in grado di gestirsi per far durare questo successo il più possibile. Arrivando dal mondo della televisione e non dalla gavetta classica, hanno come persone che possono guidarli referenti completamente diversi da quelli che abbiamo avuto noi.

Anche loro arrivano dal mondo della televisione. Devono stare attenti e c’è il rischio che possano cadere in mani di personaggi un po’ più sciacalli di quelli che abbiamo incontrato noi nella nostra gavetta. Questo è il mio consiglio, poi… che si godano a manetta quello che stanno vivendo! Per loro deve essere meraviglioso».

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