L’esperienza ad “Amici” gli ha dato tanto, e per lui è solo un punto di partenza. Polistrumentista, cantautore e tempo fa anche direttore d’orchestra, ESA ABRATE è uscito con il suo primo singolo dopo l’esperienza televisiva dal titolo “AVEC TOI (CE SOIR). Nel brano c’è anche PATRIK.

Ciao Esa, per rompere subito il ghiaccio ti chiedo come stai passando quest’estate.

<<A livello generale la sto passando bene, ci sono delle belle “vibes” e sono contento. A livello artistico e lavorativo anche perché da quando sono uscito da “Amici” ho lavorato tutti i giorni col mio team e l’uscita di questo nuovo singolo mi fa essere ancora più felice e soddisfatto.>>

Titolo del tuo nuovo singolo è “Avec Toi (Ce Soir)”, un brano pop, fresco, estivo cantato in due lingue e con diverse influenze. Tante sperimentazioni mi sembra.

<<Esatto, abbiamo proprio voluto sperimentare lo sperimentabile. Grazie ad “Amici” ho cercato sempre di più di centrare l’obiettivo, ovvero quello di essere riconoscibile. Fare qualcosa che non sia così scontato da ascoltare e tutte queste influenze sono legate alle mie origini, quindi la lingua francese poi qualcosa di afro perché comunque la canzone inizia con una ritmica afro. Siamo riusciti a mettere tutto insieme insomma.>>

Quando si è così giovani quanta difficoltà c’è nel proporre nuova musica?

<<Io dico sempre che la musica è quasi stata tutta già scritta, abbiamo tanti anni di musica alle spalle e di certo non è facile. Se uno riesce ad essere riconoscibile può giocarsi un bel pallone durante la partita diciamo così.>>

Ascoltando questo brano mi viene da chiederti se hai intenzione di creare un nuovo genere musicale.

<<Assolutamente si, la mia idea è creare qualcosa che in Italia non c’è ancora. Sto lavorando in questa direzione, ti posso dire che “Avec Toi” è una grande novità perché alla fine io sono quello che canta “Dimmi”, cioè le persone mi ricordano per “Amici” e questa canzone. Questo nuovo singolo è solo un assaggio di come stiamo realmente virando e consolidando un nuovo genere, in poche parole ci saranno delle belle sorprese… (ride).>>

Ci sono cantanti francesi, o belga, ai quali ti sei ispirato e che per te sono un punto di riferimento?

<<Sicuramente Stromae, di cui ho avuto anche il piacere di fare una cover in tv. Per me lui è un pezzo del puzzle molto importante per quanto riguarda la musica francese. Poi ci sono altri artisti coi quali mi piacerebbe davvero tanto collaborare tipo Aya Nakamura e Lous and The Yakuza.>>

Cambiamo per un attimo discorso perché nel 2016 vieni nominato dal Capo di Stato Mattarella “Alfiere della Repubblica”. Cosa ti hanno lasciato quei momenti?

<<E’ stato un grandissimo onore ricevere quest’onorificenza dal Presidente Mattarella. Mi ha lasciato una grande soddisfazione, poi in quel periodo stavo lavorando con l’intenzione di diventare direttore d’orchestra e sinceramente non mi sarei mai aspettato una cosa del genere, anche perché non conoscevo bene il significato di questo titolo ecco. E’ qualcosa che porto con tantissimo orgoglio e fierezza ma ormai fa parte del vecchio Esa… (ride).>>

Ecco il “vecchio” Esa aveva davanti a sé una carriera già ben delineata possiamo dire perché eri il più giovane e promettente direttore d’orchestra d’Europa. Qual’è il meccanismo che ti ha fatto lasciare una strada sicura per una priva di certezze come quella, in questo caso, del canto?

<<Allora il “problema”, se coì vogliamo chiamarlo, è nato in terza liceo quando ho scritto la prima canzone per una ragazza, infatti fino a quel momento non sapevo di sapere e volere cantare, di scrivere e di fare musica diversamente da quello che già avevo sperimentato. Li mi sono accorto di come mi sentivo mentre cantavo, mi sentivo vivo e dato che tutti i giorni cerco di essere la miglior versione di me stesso, sicuramente cantare rispetto a dirigere e suonare mi faceva sentire appunto più vivo. Ho mollato tutto per seguire ciò che volevo, mi sono tolto tutti i secondi piani anche perché se ti concedi un piano b, almeno secondo me, significa che fai pace col fatto che il piano a potrebbe fallire.>>

Come l’hanno presa le persone più vicine a te, quindi amici e familiari?

<Allora diciamo che non sono stato preso sul serio da nessuno, fondamentalmente io ero uno strumentista forte che diceva di voler cantare e nel mondo della musica, soprattutto quella suonata quindi musica classica e jazz ad esempio, non è ben vista questa cosa perché ti ritengono quasi sprecato. Questa per me è una concezione terribile e sbagliatissima, poi mettiamoci anche che i miei genitori non mi appoggiavano per niente all’inizio perché giustamente tu vedi tuo figlio che fa musica a livelli incredibili aldilà di qualsiasi aspettativa che ti eri fatto e all’improvviso basta, chiudi tutto. E’ strano ed è normale che ci resti male però anche se nessuno ci credeva io comunque lo dicevo a più persone possibili mettendoci la faccia, e questo è un’altro modo per autospronarsi ad inseguire i propri sogni.>>

Hai detto di aver cancellato tutti i tuoi piani b, ma se la strada del canto non ti avesse dato soddisfazioni e avessi tipo “fallito”. Saresti tornato a fare il direttore d’orchestra?

<<Ti posso dire che quando ho in mente un piano non valuto la possibilità di poter fallire, ma proprio per non darmi la possibilità di rallentare, sbagliare e poi mollare. Nel caso non fossi riuscito, dopo tanti anni magari, a fare il cantante sicuramente avrei continuato nella musica ma non credo come direttore d’orchestra. Questo è un mestiere di grandissimo rispetto e che richiede tanta costanza e ora come ora, non ti dico che non ne sarei più in grado ma non sarei più, passami il termine, il “fenomeno” che la gente vedeva prima.>>

Gli insegnamenti più importanti che ti ha lasciato “Amici”. 

<<Il primo è che dare la propria opinione non fa mai male, se uno è in grado di dire la sua e in maniera corretta può farlo sempre. “Amici” mi ha insegnato a capire che se uno ti dice che una cosa non è all’altezza ci può stare, è il parere di un’altra persona. Altro insegnamento fondamentale riguarda il momento più importante per un artista e per un esecutore durante una performance: quello di riuscire ad emozionare se stesso. Prima di “Amici” ti dico che non sapevo emozionarmi così, ero quella persona che non piangeva mai, ma nel senso che erano almeno 8 anni che non piangevo. Probabilmente perché il mio passato mi ha portato a lasciar sedimentare le cose e a vederle in maniera distaccata, anche quando sono forti e personali. Ad “Amici” sono riusciti a scavare tanto nella mia sfera emotiva, facendomi tirare fuori tutto nella musica e di conseguenza nella vita. Non c’è cosa più bella che potersi emozionare sia positivamente che negativamente.>>

Quando sei così giovane ed entri ad “Amici”, che è una scuola ma anche un programma televisivo dove vieni ripreso quotidianamente dalle telecamere, come si gestisce psicologicamente tutto questo?

<<Diciamo che subito a raccontarlo spaventa perché sei guardato e sentito 24 ore su 24, però dipende molto dal carattere perché c’è chi prova, ad esempio, a “fare la parte” per risultare in una certa maniera ma dopo un pò viene scoperto perché è impossibile fingere così tanto e per tutti quei mesi, a me il tutto è pesato solo per i primi tre giorni poi basta non mi ricordavo neanche più. Quello diventa la tua vita e diventa normale infatti secondo me è molto più traumatica l’uscita rispetto all’ingresso, quando entri dopo un pò non te ne accorgi più ma quando esci hai la sensazione di non sapere dove stare, proprio perché eri abituato ad essere sempre ripreso e sempre in hype. Ti senti su Marte.>>

Com’è nata la collaborazione con Patrik? Anche lui giovane artista che aveva tentato di entrare ad “Amici” e che successivamente ha avuto un grande successo.

<<Esatto lui aveva provato “Amici” l’anno prima di me e noi ci siamo conosciuti in una situazione simile. Da subito ci siamo trovati bene non solo a livello lavorativo ma anche personale. All’inizio lui era quello già lanciato, io meno però poi ci siamo detti sai quelle frasi tipo – “eh dai prima o poi faremo un pezzo insieme…” – ma le dici per dire e non sai se poi accadrà. Poi il destino ha voluto che ci ritrovassimo sotto la stessa etichetta, ovvero Hokuto Empire di Francesco Facchinetti, e consapevole che eravamo della stessa scuderia e che ci conoscevamo già da tempo,  Francesco ha avuto l’intuizione di metterci insieme. Da li sono nati tre pezzi di cui l’ultimo è “Avec Toi”, due tentativi e uno giusto.>>

Dove e quando è nato “Avec Toi” e come avete messo insieme le idee.

<<Diciamo che io, il mio manager e il mio produttore avevamo deciso di cosa parlare e cosa volevamo far arrivare alle persone. Poi per la scrittura ce ne siamo andati in campagna, siamo stati la due, tre giorni ma il brano l’abbiamo scritto nelle ultime cinque ore. Abbiamo scritto tutta la canzone lasciando a Patrik il buco da riempire.>>

Esa è il tuo nome d’arte ed è l’abbreviazione del tuo nome Exaucè che tradotto in italiano diventa Esaudito. Quanti sogni si sono già esauditi?

<<Gli obiettivi sono ancora da raggiungere, “Amici” ad esempio è una tappa non è un punto di arrivo, punto ad arrivare molto più in alto. Sicuramente un obiettivo raggiunto è quello di aver fatto conoscere la mia musica, ora parte un mio pezzo e ci sono tante persone che lo cantano. Altro obiettivo raggiunto è quando le persone mi scrivono su Instagram dicendomi che ascoltando le mie canzoni hanno superato un brutto periodo e che queste hanno un significato importante per loro, questa è una cosa bellissima. Il vero goal però lo farò quando tutti si riconosceranno in quello che dico.>>

Progetti futuri e se c’è la possibilità di vederti collaborare con qualche altro artista di “Amici”.

<<Posso solo dire che ci saranno tante sorprese e non passerà neanche troppo tempo. Riguardo le collaborazioni mi piacerebbe moltissimo farle con Sangio e con Aka, sarei curioso di vedere cosa viene fuori, poi io sono molto aperto e per me la musica è condivisione, quindi ben vengano le collaborazioni. Se ci ci trova bene e c’è sintonia tanta roba.>>

Per chiudere che squadra hai tifato agli Europei Francia o Italia?

<< Italia, Italia! ma ti dico già nel 2006 per i Mondiali ero in crisi quando c’è stata la finale con la Francia, mi ero detto – “Tifo per la prima squadra che fa gol…” – solo che il primo gol l’hanno fatto i francesi perciò mi sono sentito un attimo fuori posto e allora ho tifato Italia a priori.>>