A distanza di sette anni dal precedente progetto, Davide Van De Sfroos ha presentato in conferenza stampa il suo nuovo album, “Maader Folk” (BMG Italy/MyNina), in uscita venerdì 17 settembre. Si tratta di un viaggio in 15 tracce che Van De Sfroos ha deciso di intraprendere per abbracciare ancora una volta un linguaggio che è di tutti, radicato nei valori della cultura italiana e nella tradizione della musica folkloristica e popolare.
“Maader Folk” può essere anche definito come un grande abbraccio che ora lo riporta al folk e a certi sapori celtici degli esordi; ora lo avvicina a sonorità inedite, curiose e sperimentali, grazie anche alla collaborazione col produttore Taketo Gohara. Ecco cosa ci ha raccontato Davide Van De Sfroos in conferenza stampa!

“Il disco è nato letteralmente dalle Madre Natura. Quando ho iniziato a lavorarci, non potevo immaginarmi cosa sarebbe successo nei mesi a venire. Quando il progetto era più o meno pronto, il mondo si è fermato e con lui si è fermata conseguentemente la musica, il teatro, i cinema e l’arte. Cosa è successo ad un disco che di fatto è rimasto in sospeso e in attesa a fermentare? L’ho ascoltato più volte, controllando se ci fosse qualcosa da sistemare e correggere, ma mi sono reso conto che canzoni non potevano essere cambiate o modificate in alcun modo. L’aspetto più commovente e strabiliante è stato il fatto di aver analizzato le tematiche e i titoli dei brani inseriti nell’LP alla luce di quanto stava succedendo. La maggior parte sembrano scritte appositamente per il periodo che stiamo vivendo. “Fiaada” per esempio, può essere interpretato come l’inno ad un nuovo respiro e chi l’avrebbe mai detto che sarebbe stato perfetto per il momento che avremmo vissuto di lì a poco? Tutto era già stato predisposto. L’unica differenza è che, dopo la pandemia, i brani sono diventati 15.
Sulla collaborazione con Zucchero: “Le due lingue, italiano ed inglese, che si incrociano e giocano nel pezzo diventano una sorta di invito ad una latitudine spirituale ed universale. Non importa essere cristiani, protestanti o buddisti, quell’ “Oh Lord, Vaarda Gio” è generico e in seguito alla pandemia da COVID-19 ha una valenza ancora più profonda. Zucchero ci ha chiesto se avessimo il tempo di aspettarlo, perchè sentiva quel pezzo nelle sue corde.”
Sul titolo del disco, “Maader Folk“: Nasce da un sogno molto particolare, in cui vedo una donna che mi invita a restare aggrappato al genere folk. ‘Hai sempre fatto questo. Non importa come suoneranno questi pezzi. Pur ingurgitando tutti questi suoni, resterà sempre folk perchè questa è la tua terra e io sono la Maader Folk’. La Madre del Folk nel senso stretto del termine. La mattina seguente ho chiamato il produttore del disco e gli ho detto di aver trovato il titolo perfetto.
Su portare “Maader Folk” in tour: “Cercheremo di portarlo in giro per l’Italia appena si potrà e appena avremo maggiori chiarimenti in merito alla musica dal vivo per la stagione autunnale.“
Sull’atteggiamento e la conseguente assenza delle istituzioni in merito alla tutela dei lavoratori del mondo dello spettacolo e sulla musica intesa come un “divertimento”: “La musica è sinonimo di spensieratezza per molti e viene spesso vista come qualcosa di meno importante, un passatempo in buona sostanza. Durante la pandemia da COVID-19 pensavo di non poter dare concretamente una mano, ma è stato esattamente il contrario. Abituiamoci a considerare la musica come una professione a tutto tondo. Se si può fare qualcosa, cerchiamo di ingeniarci per permettere a chi fa cultura e spettacolo di poter cantare ed esibirsi con le giuste dinamiche. Noi artisti esistiamo nel momento in cui trasmettiamo qualcosa. Possiamo anche farlo in digitale, attraverso un pc, ma è triste pensare che ad oggi sia principalmente possibile attraverso dei pixels. Non c’è prezzo per il contatto umano. Abbiamo subito da entrambe le parti, transenna e palco, voce e microfono, un allontamento forzato che va annullato”.