“SCHERZI A PARTE”: SI ACCENDE CANALE 5 CON QUALCHE RISATA E POCO BUDGET

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A Cologno Monzese i corridoi profumano di “caffeuccio”. Smontato il circo di “Live” con Carmelita, ed i siparietti pop trash dei suoi colorati ospiti, Canale 5 sbanca con un classico. E questa è una notizia: “Scherzi a Parte” debutta con il 21% di share. Piersilvio starà facendo i salti di gioia, perché in fondo, spendendo poco, ha ripulito il prime time da contenuti discutibili e gli ascolti l’hanno premiato. Eppure non è tutto oro quello che luccica, dunque vale la pena approfondire.

Quanti di voi nel 1992 guardavano già le reti Fininvest? A quei tempi la tv di Barbarella non esisteva ancora. A Cologno erano gli anni di Silvio Berlusconi Presidente, di “Buona Domenica” e della “Ruota della Fortuna”, di “Fantaghiro’” e “Telemike”. Lorella Cuccarini vinse il Telegatto come personaggio femminile dell’anno (quella stagione conduceva due programmi e recitava in una serie tv). Direttore dei programmi Fininvest all’epoca era l’inafferrabile Fatma Ruffini. E proprio da lei arrivo’ l’autore Salvatore De Pasquale, con un’idea semplice ma brillante che avrebbe segnato anni di tv e fatto sorridere generazioni: “Se facessimo degli scherzi cattivi ai Vip, fuori dagli studi televisivi mostrandoli per come sono nella vita reale, come reagirà il pubblico? “. La risposta fu profetica: “potrebbe funzionare testiamola su Italia 1”. Nasceva cosi’ “Scherzi a Parte”, l’evoluzione celebrity delle candid camera con in studio Teo Teocoli e Gene Gnocchi. Il successo fu clamoroso, tanto da far vincere al programma un telegatto come trasmissione dell’anno e persino una promozione su Canale 5.

29 anni dopo, Mediaset ha finalmente capito che per restituire un senso ed un’identità a se stessa, nell’epoca delle piattaforme streaming e delle serie tv globali, deve ridare smalto ai propri marchi e alla tv dal vivo (educata e ben fatta) per tutta la famiglia. Rispolvera cosi “Scherzi a Parte” e affida il programma alle idee e alla cura di Enrico Papi. Diciamolo subito: l’unico promosso di tutta la baracca è proprio lui. Con poco budget, una regia che sembra in ferie, un pubblico peggiore dei figuranti della vecchia Raiuno, uno studio temporaneo e raffazzonato che avrebbero anche potuto inquadrare, i tagli del montaggio che nemmeno nel 1988, Enrico Papi per lo meno si impegna per trovare qualche nuova idea o variante sul tema, per dare ritmo alla macchina e per evitare l’effetto noia dello spettatore. Ci riesce a metà, ma se non altro le buone intenzioni da parte sua ci sono tutte.

Eccellente l’idea dello scherzo “in diretta” che (come giustamente scritto dal giornalista Mattia Buonocore su Twitter) considerati i tagli e le registrazioni fatte da mesi, poteva essere chiamato scherzo “in tempo reale”. Valida la partecipazione della Miss che si finge influencer e diventa protagonista di una candid riuscita. Sufficienti gli scherzi a Manuela Arcuri, Antonella Elia e Andrea Roncato, ospiti che per altro si impegnano per aiutare Papi a ricreare un clima festoso. Evitabile invece quello a Vissani che brucia la prima mezz’ora di programma rischiando un effetto boomerang. Ad Enrico Papi una menzione in più: nell’epoca dei wannabe, dei like facili, di chi si crede migliore di Fiorello e di tanti che fanno televisione senza capacità e troppo ego, Papi lavora con umiltà, a testa bassa e senza mai strafare. Anche quando si traveste da Fedez e canta con Orietta Berti lo fa senza crederci e per pochi secondi. Solo per questo andrebbe definito un serio professionista.

Negli anni ’90 “Scherzi a parte” viveva di budget, di ottime idee autorali, di vip poco esposti al di fuori dei programmi di cui erano protagonisti (all’epoca non esistevano reality e nemmeno i social) e di un fascino inarrestabile che le reti private esercitavano sul pubblico medio. Di tutto questo non è rimasto piu’ nulla, ma se non altro abbiamo evitato altre 46 puntate di “Live Non è la D’Urso” e Canale 5 ci ha proposto un titolo forte, sufficientemente rispettoso della sua storia.

Speriamo che la seconda puntata sia meglio confezionata e che gli ascolti reggano. Domenica prossima d’altronde, si accende Raiuno con Alessandro Cattelan e la sfida sarà oggettivamente piu’ difficile. Non dimentichiamo per altro che lo scorso anno anche “Avanti un Altro” di sera debutto’ con ottimi risultati, per poi rivelarsi un mezzo fuoco di paglia già alla seconda puntata. Dunque la sfida è aperta e non conviene cantare vittoria. Non sia mai che tra i due litiganti, la terza ci gridi ancora: “Caffeucciooo…”.

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