E’ uscita “Stupenda”, la debut track di D’Art, giovane scommessa della musica attuale.

D’art sei molto giovane. Come vedi questo tuo debutto nel mondo della musica?

<<In realtà è il debutto serio, perché prima già facevo delle canzoni che poi mettevo su YouTube. Non è la prima volta che scrivo ma è la prima che lo faccio seriamente con un vero e proprio team. Credo che il vero inizio della mia carriera sia legato al brano che ho fatto con mio padre, “Samurai”.>>

“Samurai” è un brano del 2019 che tu hai scritto e cantato con Raf, appunto tuo padre. Com’è stato lavorare con lui fianco a fianco?

<<E’ stato molto bello, tra l’altro anche adesso lavoriamo insieme e ci confrontiamo spesso. La cosa che apprezzo è che da spazio ai miei progetti ma non vuole influire troppo artisticamente.>>

Preferisci ricevere consigli mentre il brano prende forma o solo un giudizio alla fine?

<<In realtà durante il progetto ci siamo confrontati un paio di volte, sia durante che alla fine. Più che altro perché mio padre è un musicista mentre io sono autodidatta, ho fatto tre quattro anni di chitarra  ma oltre a quello di teoria musicale non me ne intendo troppo. A livello di teoria nella composizione musicale mio padre mi aiuta tantissimo. Poi ora sto prendendo lezioni di canto per migliorare la voce, sai anche in futuro in caso di live.>>

“Stupenda” è il titolo del tuo singolo e parla di una relazione d’amore che come tutte può diventare tossica portandosi dietro molti sentimenti negativi. E’ un argomento a te vicino questo?

<<E’ una canzone che ho scritto ispirandomi ad un’esperienza che ho vissuto, ma non è proprio dedicata a quella. E’ una cosa che comunque viviamo in tanti perché succede che le relazioni vadano male e credo che in molti si rivedano nel testo di “Stupenda”.>>

Quando hai deciso di scrivere questo brano?

<<I miei progetti sarebbero dovuti uscire subito dopo “Samurai”, tipo quattro cinque mesi dopo doveva uscire tutto e invece abbiamo deciso di continuare a lavorare e migliorare. “Stupenda” è nata quasi due anni fa, poi l’ho rivisitata insieme ai 2nd Roof ed è migliorata tanto. Prima era tutta un’altra cosa.>>

Oltre al rap ci sono delle sonorità pop molto anni ’80. Ti sei ispirato alla musica di papà?

<<Certo, assolutamente… (ride). Un minimo si, credo faccia parte del DNA.>>

Cosa si prova ad essere figlio d’arte? Ti senti in dovere di dimostrare qualcosa in più rispetto agli altri?

<<Ci sono i pro e i contro. I pro sono legati al fatto che ho una leggenda della musica italiana a casa che mi aiuta a scrivere e che mi ha insegnato tantissimo. Poi con papà lavoro benissimo. I contro sono legati al fatto che verrò probabilmente sempre giudicato come “il figlio di…” ma io sono pronto a tutto questo. Ci sarà forse sempre quell’hater che dirà che sono arrivato li perché figlio di…>>

Che poi dire “figlio di…” o fare anche solo dei paragoni è davvero inutile.

<<Ma certo, tu pensa che a volte mi è stato chiesto se c’è competizione tra noi due. Mi sembra una cosa assurda. Siamo padre e figlio non ci sarà mai nessun tipo di competizione, anzi ci aiuteremo sempre in tutto quello che facciamo.>>

Qual’è l’insegnamento più importante che finora hai appreso da tuo padre?

<<Probabilmente la pazienza (ride). La pazienza di fare le cose al momento giusto, due anni fa ero molto più frenetico e volevo far uscire subito tutto. Quindi a volte è meglio aspettare e capire se il progetto va bene così o se è possibile migliorarlo ulteriormente prima di farlo uscire. No va sempre bene fare le cose di fretta, bisogna saper aspettare.>>

Talent o gavetta?

<<La gavetta è una cosa importantissima perché ti garantisce esperienza e senza questa non puoi imparare nulla. I talent mi piacciono molto, ma credo che una volta uscito ti ritrovi davanti a dei limiti artistici che io non vorrei avere.>>

Circa un anno e mezzo fa è scoppiata la pandemia che sappiamo quanto abbia messo in difficoltà il settore artistico. Prima di questa però sei riuscito ad esibirti?

<<Si con papà ho cantato a “Quelli che il Calcio” in tv, poi a Radio 2 abbiamo fatto un remix di una canzone dei Black Eyed Peas ma un live con persone che ti ascoltano non ancora. Prima di farne uno comunque voglio espandere la mia discografia dato che sono davvero agli inizi.>>

Come sei arrivato al nome D’Art?

<<Inizialmente non avevo fatto caso al fatto che rimandasse a “figlio d’arte”… D’Art… è carino ma in realtà ho scelto questo nome perché a tredici anni i miei amici mi chiamavano D’Artagnan per via dei baffetti e il pizzetto.>>

Ti faccio tre domande in una: dove ti collochi con la tua musica nel panorama italiano? A quali artisti ti ispiri e con quali vorresti collaborare?

<<Se mi dovessi collocare in un genere forse in questo momento sarebbe il pop/rap. Poi un artista che mi piace moltissimo ultimamente è Ernia ma anche Tha Supreme che ormai da anni ascolto a ripetizione. Ecco loro due sarebbero sicuramente i primi con i quali vorrei collaborare. L’ispirazione credo arrivi sempre da Ernia e poi da quando ho quattordici anni ascolto Mezzosangue, un rapper romano che con i suoi testi mi ha ispirato davvero tanto. Potrebbe tranquillamente auto definirsi “poeta moderno”.>>

Pochi giorni fa hanno confermato Fiorello che per la terza volta presenterà Sanremo con Amadeus. Ti piacerebbe salire su quel palco o come dice papà è meglio avere pazienza?

<<Eh non lo so, stiamo considerando tante cose. Sicuramente sarebbe bello partecipare ad un contest che sia Sanremo o qualcos’altro però al momento è necessario che io pensi alla mia crescita, a far crescere la mia discografia e la mia figura di artista in generale. Quindi ti dico non lo so. (ride)>>