GHEMON: “GIUGNO E’ STATO IL MOMENTO PERFETTO PER QUESTO ALBUM”

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E’ uscito lo scorso 19 Marzo il nuovo album di Ghemon “E VISSERO FERITI E CONTENTI”, un nuovo capitolo del percorso artistico del cantante di Avellino, oramai milanese di adozione, reduce dall’ultima edizione del festival di Sanremo con il singolo << Momento Perfetto >>. Abbiamo parlato con lui del suo nuovo disco.

<< Piccoli Brividi>> è un’unica canzone che tocca diversi territori musicali proprio come all’interno di un’Opera teatrale. Melodia e parole le hai scritte da solo?

<<In questo caso si, perché era partita solo voce e piano, poi è intervenuto Fabio, bassista, e abbiamo iniziato a cambiare delle cose, è arrivata poi un’altra persona, continuando a fare esperimenti dove io tenevo sempre la barra dritta di quello che mi interessava fare come concetto, e quindi devo dire la verità, se l’abbiamo portato a casa questo pezzo in tanti è per l’idea finale che avevo io del brano>>

<<Nel mio elemento>> è sicuramente il brano di rottura dell’album. Qui Ghemon è evidente la tua nuova anima artistica. Sei nel tuo <<elemento>> con questa nuova versione musicale?

<<Si, questo è il primo pezzo che ho fatto del disco, mi ha fatto capire che era già iniziata un’altra cosa che nell’altro disco non c’era, ma non perché meglio o peggio, dico solamente che ho capito che era iniziata un’altra storia.>>

Hai finalmente trovato una quadra? 

<<Quando ho fatto questo pezzo era Giugno, poi dopo due giorni ho fatto <<Momento perfetto>> e dopo due giorni ho fatto <<la tigre>>, tutto questo in una settimana. Da li mi sono detto <<mi sa che abbiamo iniziato un altro disco>> con un suono più evoluto>>

Quali sono i riferimenti ritmici a cui ti ispiri?

<<Ti devo dire la verità, con Simone Privitera con cui ho fatto la produzione del disco è nato tutto in modo molto casuale, abbiamo gusti simili , non siamo andati a cercare quell’artista rispetto a quell’altro. Non è mai successo in nessuna sessione che prima di lavorarci ci sia capitato di dire <<facciamo una cosa tipo questo>>.

Ho sempre pensato che la soulful house fosse proprio il tuo. <<la Tigre>> è l’esempio. Parli di quotidianità, di gelosia immotivata che però non condanni, ma cerchi di comprendere.

<<Tutte le pieghe dei rapporti vanno raccontate, quindi ogni tanto c’è anche quello. La gelosia immotivata c’è delle volte, la posso avere io, la può avere la mia compagna, ma in generale in tutte le coppie può succedere, anche quelle più collaudate>>.

Il lavoro che fai non aiuta in questo

<<Esatto! non ne parliamo proprio, tanto la gelosia dipende dai trascorsi che ognuno ha. Se uno è stato tradito nella vita, non per forza in una relazione di coppia, magari è stato tradito da un amico, da un genitore, quello poi dopo entra anche nei rapporti. Musicalmente parlando, tutto era era già iniziato nel disco precedente, questo è un altro passo, la cosa più difficile da fare erano le strofe di questa canzone perché è difficile dare quella melodia alle strofe in italiano, se l’avessi sentita questa canzone in inglese non ti sarebbe sembrato niente di strano>>


“Infinito”

Ghemon questa è una canzone ironica sulle discussioni di coppia. Quasi house: hai mai pensato di lanciare dei remix? 

<<Esiste in altre due versioni questo pezzo e in realtà perché no, ce molto volentieri, non saprei a chi affidarlo, diciamo che “la tigre” ho un’idea, forse pure su questo, “la tigre” per esempio ho un’idea, ce se lo prendesse Vega è una cosa da massese work, o almeno per me, è una soulful house molto organica quindi avendo avuto in casa anche da quel punto di vista anche mia sorella era ed è una grande appassionata di House, è pure andata a Miami a fare conference più di una volta quindi io ho anche sempre ascoltato quelle cose lì, su “infinito” chiaramente è Kaytranada quello che può fare un remix però ci sarebbe un bel remix reggaeton.>>

“Illusione ottica (interlude)

Nello skit iniziale c’è la voce di ema stokholma che introduce la canzone dopo che parla di francesismi. Che rapporto c’è tra te ed ema? 

<<Una conoscenza amichevole, c’è un’amicizia, la conosco ormai da tanti anni ed è successo in realtà perché l’ho citata in una canzone di un mio disco, un sacco di anni fa ì, ma proprio un tanti tanti anni fa, penso che era il 2010 qualcosa del genere, l’evo citata, avevo citato lei e Marcelo Burlon che all’epoca era ancora un organizzatore di party, ce ancora non esisteva il movimento Burlon diciamo e da li siamo rimasti sempre in buoni rapporti, poi ovviamente l’ho incrociata mille volte anche in radio e quando ho capito che nel pezzo c’era questo mondo costruito tutto attorno ai francesismi e a quell’idea mi serviva proprio un ospite che lo facesse diventare un piccolo film e che quindi facesse quella parte lì e lei si è prestata subito e mi ha detto che le divertiva fare la parte della stronza diciamo perché comunque…ha detto “nono, mi diverte, te lo faccio subito” , il pezzo le piaceva ed è stata super, tra l’altro, gliel’ho chiesto e dopo un minuto me l’ha mandata registrata anche molto spontanea, segno che comunque anche tutto ciò che fa con la radio, il libro che ha scritto, tutte cose che l’hanno fatta diventare super sul pezzo, e niente, ora l’ho rincrociata a Sanremo e non vedo l’ora di avere il disco finito tra le mani, c’è un bel rapporto con lei.>>

Sparire”

G.L. Picariello, C. La Rocca, F. Brignone, Stefano De Vivo

È l’unico pezzo malinconico dell’album, molto duro e crudo. A volti ti senti schiacciato o fuori luogo davanti a questo mondo in cui l’apparenza è la cosa che conta di più?

<<Ma, no schiacciato, non schiacciato però, sono molto onesto io quando scrivo quindi avevo bisogno di un pezzo dove dicevo con grande onestà che ci sono dei giorni dove gira male e dici “non vorrei che questo è tutto un bluff e averci questa onesta anche con i fan, anche con le persone che ascoltano gli fa capire che non c’è sempre un super eroe ma che sei come loro e si affezionano di più, io no ho paura di fare diciamo questo genere di ammissione, penso un uomo ha anche dei momenti di fragilità non solo dei momenti di grande forza, infatti se ci pensi è, ce sparire si sarebbe potuta chiamare “momento sbagliato”, perché è l’esatto opposto di momento perfetto, è solo la giornata storta sarebbe la stessa canzone girata al contrario quindi era giusto dare entrambe le versioni per me, ce era giusto, io sono fatto così.>>

Ghemon ti sei mai sentito inadeguato rispetto ai tuo colleghi?

<<Si, ma penso che i miei colleghi abbiano anche molta difficoltà ad avere a che fare con la mia energia, ce non mi sento capito spesso, ce che non sanno dove mettermi, non sanno cosa penso, non sanno dove mi devono inquadrare quindi spesso, sono molte più le volte che poi ho a che fare con qualcuno che mi dice “io non pensavo che tu eri così”, molto più spesso, e quindi si, capita delle volte che dici “perché non giochiamo tutti insieme? perché giocate solo voi?”, però la soddisfazione viene dal fatto che poi tanti tornano in dietro a dirmi “ah no, ma in realtà, ci siamo incrociati ma non ho mai avuto, grande, ma va non pensavo che tu eri così” e come dovevo essere? Però capita, capita questo quiproquò su di me capita spessissimo.>>

“Titoli di coda (outro)

G. L. Picariello

Ci lasci con un’apertura alla vita e con chiara francese che dichiara la fine del disco, quando è venuta questa cosa?

<<Ho detto “no”, dobbiamo fare una cosa dove diciamo, e fare un bell’outro, “il disco è finito”. Sai, sono affezionato un sacco ai dischi, sopratutto rap pieni di ski, queste cose, e prima non ho mai avuto manco il tempo di farli con tutto che ho un disco fatto in pochissimo tempo, perché comunque l’ho iniziato a giugno e a dicembre avevamo praticamente finito, con tutto quello che concerneva Sanremo di mezzo, che poi ti succhia un sacco di tempo, perché poi quando parte la macchina Sanremo ci sono styling, i video e questo e quest’altro, però incredibilmente nonostante non avessimo tutto questo tempo, poi una volta che il corpo della musica era fatto, mi sono iniziate a venire mille idee quindi quella dell’intro, quella di Ema che faceva quella cosa, piuttosto che questa cosa alla fine, un’altro paio di interludi, e credo che in futuro lo farò ancora di più perché mi piace questa cosa a questo punto farla diventare tipo un piccolo film, un film dove ogni tanto spuntano dei personaggi, così diventa divertente.>>

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