Mahmood dopo Gioventù Bruciata torna con Ghettolimpo un nuovo album che egli stesso definisce il suo presente in 14 tracce in cui sono presenti collaborazioni importanti come Elisa, Sfera Ebbasta, Faid e Woodkid. Lo abbiamo intervistato.

“Dei” è una filastrocca che affonda le radici nella tua passione da bambino per la mitologia greca. Che bambino eri?
Ero un bambino molto curioso. Di base la mitologia greca è stata una passione che ho avuto dai 6/7 anni perché mia mamma mi aveva preso questa specie di enciclopedia per ragazzi, Dami, che nella parte finale aveva il dizionario mitologico dove c’erano tutti dalla A alla Z.
Cosa c’era al suo interno?
Le storie di tutti i personaggi e ti spiegava tutto, io ero proprio andato in fissa e passavo le ore a leggere questo libro. Infatti Dei è una filastrocca introduttiva dove nel mezzo dico “tra le pagine vedevo un mondo, ci pensi non è così difficile da raggiungere in un secondo”. Io chiudevo gli occhi e mi immaginavo proprio questo mondo, e da lì che è un po’ nato questo link con la mitologia greca che ho ripreso anche nell’inizio di Rapide.
Dove dici “il ricordo è peggio dell’Ade”?
Si, quella frase lì che ho attaccato al concept, anche se in realtà questo disco è un disco che ho iniziato a scrivere due anni e mezzo fa e l’ho iniziato proprio sopra ad un aereo per andare a Tunisi. Infatti il primo pezzo che ho scritto è Baci dalla Tunisia dove inizio a parlare già di una specie di nuove sensazioni.
La differenza tra Gioventù bruciata e Ghettolimpo?
Gioventù bruciata rappresenta i ricordi, Ghettolimpo è proprio il presente, rappresenta quello che mi è successo da due anni a questa parte ed è proprio come mi sento adesso. Infatti mi fa strano sentire canzoni scritte due anni fa, risentirle oggi e ritrovarmici ancora. In questo disco c’è molto viaggio perché è un disco scritto in movimento sugli aerei, non è percepita la quarantena perché da quando è iniziata ho scritto molto molto poco in realtà.
GHETTOLIMPO è una preghiera libera dedicata a tutti coloro che si rivolgono al cielo. Un ricordo della tua infanzia in Egitto. Ricordi cosa passavano per radio?
Mi sembrava sempre la stessa canzone, ero piccolo…non capivo niente. Di base passavano sempre canzoni, ogni tanto papà si svegliava sempre con le cantanti arabe donne (gli uomini non gli piacevano tantissimo). Appena partiva una canzone femminile si girava verso di me e mi diceva “Alessandro, questa è la cantante più brava d’Egitto, capito?”. Era proprio innamorato delle voci femminili, anche per quanto riguarda la musica americana gli piaceva molto Whitney Houston (la chiamava Whitney Hustel). A me piacevano le Spice Girls.
“Il cielo guarda solo chi merita” è una frase in Ghettolimpo che sembra ti sia stata trasmessa da qualcuno. Avevi una figura particolare di riferimento, che oggi ritieni ti abbia formato spiritualmente e come artista?
E’ una frase collegata anche al brano con Woodkid, Karma. Io un po’ credo nel karma, e il senso della frase “il cielo guarda solo chi merita” sta a significare che ti devi comportare bene perché comunque se ti comporti male nella vita tutto torna.
INUYASHA è una ballad ispirata al manga giapponese Inuyasha. Hai realizzato per la rivista Manga Vibe un fumetto con Redjet, un fumettista italiano. In che modo hai contribuito alla realizzazione del fumetto?
Ti dico la verità, ho proprio comprato un quaderno, disegnare è sempre stata la mia passione ma e quando voglio fare qualcosa, creare qualcosa, un’idea di qualcosa, ultimamente se non riesco a spiegarmi bene a parole, la disegno. Infatti ho comprato questo libro in un negozio di Manga, che mi spiega bene come disegnare l’anatomia del corpo, gli occhi, le mani, le braccia, e quindi è proprio così che ho disegnato la cover di Ghettolimpo.
Sei bravo a disegnare?
Mi piace molto disegnare gli occhi, le mani di meno. Devo dire che mi aiuta molto ad esprimermi anche a livello artistico, a far vedere come voglio che sia fatta una cosa.
Manga, videogiochi… sei un pò nerd?
Si, mi piacciono molto i videogame. Questo disco è un disco videogame, il fatto che ogni canzone è un livello ed un personaggio è stato creato apposta per dare qual sapore lì. È anche il fatto che Dorado, Cobra, Talata abbiano un beat un po’ da video game, no? Kobra è un po’ quel mondo che a me e a Dario (Dardust ndR) ci appartiene molto, proprio per questo infatti la cover del disco non è la cover di un disco normale ma è proprio una cover fatta a gioco della Playstation.
Hai citato KOBRA. Parlaci della collaborazione nel video diretto da Attilio Cusani, con Hot Wheels.
Mi ricordo da piccolo avevo una pista viola che faceva il giro della morte ed è un giro che torna sempre anche nelle cose che magari ti aspetti di meno. Io sono molto contento di questo video dove faccio una coreografia su Kobra, è proprio il video esperimento, di cambiamento. Molti hanno pensato che fosse Klan come primo video con la coreografia così, però in realtà è Kobra. Sono molto contento che ci sia Hot Wheels perché comunque è un prodotto che mai mi sarei immaginato collegabile alla mia musica, in realtà ci sta da Dio.
BACI DALLA TUNISIA l’hai scritta dopo la vittoria di Sanremo, durante uno dei tuoi viaggi internazionali. Sei di quelli che si godono il viaggio e starebbero in tour per tutta la vita o rimpiangi casa dopo poco?
Guarda, in realtà appena sto troppo a casa voglio andare in tour, appena sto troppo in tour voglio andare a casa, è un po’ così la mia vita, e credo che sia così un po’ per tutti. Ogni cosa deve avere il giusto tempo e peso, senza esagerare troppo in qualcosa perché comunque abbiamo tutti bisogno di tutto, della famiglia, degli amici ma soprattutto delle nostre passioni, di lavorare, avere il contatto con la gente e vedere che cantano le nostre canzoni. Siamo umani e quindi non possiamo vivere solo di una cosa, dobbiamo vivere di tante tante cose.
Ti senti balanced in questo momento della tua vita?
No, zero, al momento sono un po’ Ghettolimpo, tra la pace interiore e l’esaurimento nervoso, quella via di mezzo che può sembrare una balance ma non è proprio una balance. La balance l’avrò quando finirò questo disco, finirò di lavorarlo e farò dei concerti perché effettivamente due anni per lavorare un disco, adesso che arriva questa realizzazione ed è bella tosta, porta ansie e tanti pensieri. Vuoi fare le cose al meglio quindi non è una passeggiata però aver combattuto per le proprie canzoni ed esserne soddisfatti per me è già una vittoria quindi sono felice.
Nel video di KLAN per la prima volta balli con 25 ballerini, una coreografia del coreografo Carlos Diaz Gandia. Mentre scrivi le canzoni parallelamente ti immagini il video, la cover, come ti vestirai?
Si, sempre. Quando l’ho scritta e me la riascolto in cuffia durante il provino mi immagino tutto, mi immagino il video, mi sento le idee, vedo le foto su instagram, se ci sono magari foto che mi ispirano qualche idea.
Fammi un esempio
Per il video di Rapide avevo visto un anno prima il film Gummo e la scena nella vasca con il latte mi ha ispirato alla vasca con il latte, Inuyasha l’ho visto su Netflix da poco anche se lo guardavo da piccolo su Mtv e mi ha ispirato la canzone. Viaggio molto anche ad immagini, quello che vedo mi piace, lo salvo e me lo conservo per delle idee future, sono il direttore artistico di me stesso. Sia le cover che i video li gestisco e scelgo tutto io a,nche se in Klan ha fatto tantissimo Attilio Cusani.
Potresti essere definito un Kanye west italiano…
Boh non lo so, bisogna chiedere a Kanye West se potrebbe essere definito un Mahmood americano.
ZERO è la colonna sonora che chiude l’omonima serie di Netflix, per la quale sei stato anche music supervisor dell’ultimo episodio. Com’è nato tutto ?
E’ stata proprio una richiesta, siamo andati a cena con il capo della serie e ci ha chiesto se ci andava di fare la scelta delle canzoni per due puntate. A me divertiva tantissimo, ho detto subito di si, è una cosa molto stimolante ed è anche una cosa che non avevo mai fatto. Sono uno che si mette abbastanza in gioco.
RUBINI feat. Elisa è il pezzo al quale hai più lavorato, perchè volevi fosse perfetto. Raccontaci la genesi e lo sviluppo di questo brano importantissimo
Un giorno vado da Klaus e gli chiedo: “Fammi sentire un po’ di pezzi che stanno scrivendo ultimamente per capire” e mi ha fatto sentire questo provino scritto da Elisa e gli ho chiesto “Ma cos’è questa cosa?” e lui mi ha risposto: “Boh un esperimento che voleva fare Elisa da dare a qualcun altro”. Io ho detto “Ma scusami, posso prenderlo io e lavorarci io un attimo?”. Allora ho preso il provino, ho provato a registrarlo con lei in Toscana, ci siamo visti, ho riscritto la strofa, ci siamo rivisti poi Dario ha fatto asciugare la produzione. Ho fatto mettere le chitarre, perché mi sembrava un po’ troppo fredda e quindi volevo mettere qualcosa di più strumentale e mi erano venute in mente le chitarrine un po’ sognanti così e poi è nato Rubini.
Cos’è oggi per te Milano?
Milano è sempre casa, ultimamente non ne posso già piu, voglio andarmene sempre via perché dopo un anno e mezzo chiusi in casa ho voglia di viaggiare, però le voglio sempre bene, è sempre qui che vivrei in Italia e non in altre città.
Potete ascoltare GHETTOLIMPO qui: