Con oltre 70 milioni di album venduti, Laura Pausini è una delle artiste italiane più apprezzate al mondo. In “Piacere di Conoscerti“, il suo primo docufilm in uscita il 7 aprile su Amazon Prime Video, la cantautrice di Solarolo ripercorre la sua vita a partire da una semplice domanda: cosa sarebbe successo se Laura non avesse vinto il Festival di Sanremo quella sera del 1993?
Scritto dalla stessa Laura Pausini con il contributo di Ivan Cotroneo, e diretto da quest ultimo, la regina del pop italiano si è messa per la prima volta davanti alla macchina da presa in un progetto che conferma il suo amore per la settima arte e che svelerà al pubblico la sua vera anima attraverso scorci inediti della sua vita privata e professionale, dandole anche la grande opportunità di scoprire aspetti di sé e del suo mondo mai visti e immaginati, che per la prima volta saranno svelati al pubblico.

Per raccontare la sua storia, Laura torna sui suoi passi, dall’infanzia a tutte le tappe di una straordinaria carriera e alla quotidianità, immaginando per la prima volta quello che sarebbe potuto succedere se non avesse avuto la fortuna e la costanza di vivere una vita da star globale.
Racconta Laura Pausini a proposito del progetto: «Amazon mi aveva proposto di fare questo documentario diverso tempo fa, ma inizialmente avevo pensato che fosse fin troppo autocelebrativo e avevo declinato. Verso febbraio 2020, poco prima dell’inizio del lockdown, mi sono svegliata e ho iniziato a scrivere sul mio telefono una storia che era già nella mia testa da 29 anni. Ho avuto tanto tempo per darmi delle risposte, immaginandomi come sarebbe stata la mia vita se non fossi stata famosa. Ho conosciuto Ivan Cotroneo, che ha vissuto con me in casa durante la pandemia, confrontandosi e chiamando le persone a me più vicine. Sono tutte persone che hanno raccontato com’ero e hanno fatto capire ad Ivan quanto fossi rimasta uguale in tante cose. Mi sono resa conto che stavamo per fare qualcosa che non fosse solo un capriccio personale, ovvero avere il privilegio di vivere quello che era solamente la mia immaginazione. Mi hanno permesso di farlo seguendo ogni minimo dettaglio, che è uno degli aspetti che amo di più di questo progetto: dagli oggetti ai vestiti, dalle abitazioni agli arredamenti. Oltre ad essere emozionante, è stata un’esperienza commovente. Mentre giravamo il film, ho capito che stavamo dando un messaggio a chi mi avrebbe visto e che avrei potuto essere un tramite. Le persone che vedranno questo film potranno ritrovare sé stessi in esso. Mi sono chiesta: se non avessi scelto questa professione o non avessi fatto determinate scelte, chi sarei stata? Durante il lockdown, ho capito che avevo bisogno di fare un riassunto della mia vita fino a questo momento, ovvero il desiderio di studiarmi e vedermi come avevo sempre sognato fino ai 18 anni. All’epoca non c’era tutta questa frenesia della fama. Volevo solamente fare piano bar. Sono sempre stata attratta dalla sfida e dalle cose più complicate».
Riguardo alla ricerca dei materiali che hanno costituito dei tasselli importanti nel racconto della sua vita e della sua carriera, Laura ha aggiunto: “È stato complicato, ma anche molto emozionante. La mia casa è diventata un piccolo mausoleo, anche se non sono ancora morta (ride ndr.). Al suo interno si trovano i vestiti principali del film, i premi e tutte le cose che ho custodito fino ai 18 anni. La scatola che apre la bambina all’inzio del film, l’avevo trovata nella casa dei miei genitori durante il lockdown. Durante le riprese ho rivisitato i miei luoghi, guidando la macchina che usavo quando ancora vivevo a Solarolo. Mi affeziono molto alle cose e non riesco a cambiarle».

Il film vuole essere una riflessione sulle sliding doors della vita e sull’importanza del confronto con sé stessi nel guardarsi indietro, riavvolgendo il nastro della sua videocassetta personale: «Quando arriveremo alla fine della nostra vita ci porremo la domanda: siamo stati felici? Non ci sarà un pubblico ad applaudirci e premiarci. Saremo noi stessi a rispondere a questa domanda. Mi sono data una chiara risposta con questo documentario. Tanti giovani oggi pensano che ci sia un unico obiettivo. Tutti i piani B di cui parlo nel film sono fondamentali, sono quelli sui quali dobbiamo spingere e che ci fanno sentire realizzati».
Laura Pausini è reduce dalla vittoria del Golden Globes per la Miglior Canzone Originale con “Io sì” – nata dalla collaborazione con Diane Warren – ed è prima donna nella storia della musica italiana nominata agli Academy Awards per la stessa canzone, da lei interpretata durante la cerimonia degli Oscar 2021 a Los Angeles e seguita in tutto il mondo. Con questo nuovo progetto, l’artista italiana più amata e stimata nel mondo si cimenta oggi, per la prima volta, in un film che ruota intorno a lei e alla sua storia straordinaria.