I Daft Punk sono il duo più creativo della musica elettronica

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Ancora una volta, i Daft Punk sono stati capaci di superarsi. Dopo l’annuncio dell’uscita di un’edizione speciale del loro primo album, “Homework“, rilasciato in occasione del 25esimo anniversario dalla sua pubblicazione, il duo francese composto da Guy-Manuel de Homem-Christo e Thomas Bangalter ha ben pensato di condividere con i propri fan una vera chicca.

Stiamo parlando dello storyboard di “Around The World“, uno dei brani più famosi e apprezzati della loro carriera, che ha contribuito a renderli delle vere leggende della scena elettronica internazionale. Nel bellissimo videoclip, realizzato fotogramma per fotogramma, come se fosse letteralmente un fumetto, possiamo vedere il progetto del videoclip originale, in cui compaiono dei ballerini vestiti da mummie, astronauti alieni e teschi. La notizia è arrivata dopo la comparsa di un post con un disegno fatto a pennarello la scritta “Archive #86″ sull’account Instagram ufficiale del gruppo. In contemporanea, sul sito ufficiale daftpunk.com è comparsa un’altra scritta: “Archives loading…

Che i Daft Punk siano sempre stati rivoluzionari nel loro approccio alla musica, non è un segreto. Il loro stile musicale è sempre stato estremamente eterogeneo, spaziando dalla french house (di cui sono considerati i massimi esponenti) alle incursioni del funky e della disco music, con l’utilizzo di campionamenti tipici degli anni ’70 e ’80. Uno dei loro marchi di fabbrica, oltre alle voci robotiche alla “Kraftwerk”, è senza ombra di dubbio il casco futuristico che hanno sempre indossato per camuffarsi, quasi come se fosse una sorta di copertina di Linus entro la quale rifugiarsi.

In un’intervista pubblicata nel 2014, Guy Manuel aveva motivato la scelta di coprirsi il volto fin dal 1996, agli inizi della loro carriera: “[…] Io e Thomas abbiamo sempre cercato di proporre una prospettiva diversa dall’essere musicisti e avere successo. Non abbiamo mai cercato l’esposizione mediatica. Siamo piuttosto timidi e ci consideriamo dei produttori, non siamo dei performers“.

In 28 anni di carriera, il duo parigino ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica, pubblicando quattro progetti di carattere e sonorità marcatamente diverse tra di loro. Se “Homework” è stato un primo assaggio del loro repertorio techno, “Discovery” e il suo sound future Funk ne hanno segnato la consacrazione definitiva. In quell’occasione i Daft Punk hanno dimostrato anche la loro sorprendente abilità nel definire un immaginario estico legato ai propri dischi, grazie all’ideazione di “Interstella 5555“, film che funge da visual per l’intero LP. Nel 2005 è tempo di “Human After All“, con delle sonorità spiccatamente rock, mentre nel 2013, con quel mastodontico mix tra elettronica, disco, soul e pop progressivo che è “Random Access Memories“, si chiude un cerchio. In quest ultimo implicito capitolo musicale, Guy e Thomas collaborano con Nile Rodgers degli CHIC, con Pharrell Williams, Julian Casablanca e soprattutto con uno dei loro grandi idoli: il Re della disco music Giorgio Moroder. Meritano una menzione speciale altri due progetti estremamente ambiziosi: “Alive 2007, registrato durante uno dei loro live al Bercy di Parigi; e la colonna sonora di “TRON: Legacy“, film prodotto dalla Disney e rilasciato nel 2010.

Daft Punk durante l’esibizione al Coachella nel 2006 / Crediti foto: Alamy

Per ricordare uno dei momenti più simbolici e innovativi del percorso professionale dei Daft Punk, però, dobbiamo fare un salto indietro nel tempo al 2006, per parlare della loro esibizione al Coachella. In quell’occasione, con un intro campionato direttamente dalla colonna sonora di “Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo” di Steven Spieglberg, la coppia portò ad Indio una delle scalette e delle strutture più fighe ed ed elaborate nella storia della musica, cambiandone inevitabilmente il corso. Nel 2016, il magazine americano LA Weekly arrivò a definirla l’esibizione più bella nella storia del Festival, ricordandone il valore culturale e l’impatto che ha avuto sulle generazioni successive di aspiranti musicisti. In un’intervista rilasciata per Pitchfork, Bangalter ricorda con emozione quel momento: “Possiamo anche essere stati cinque anni avanti rispetto a tutti gli altri [al Coachella ndr.] , ma la connessione che si è creata in quel momento e in quel contesto, è stata senza ombra di dubbio la più forte mai sentita. Come se fossimo in piena e perfetta sintonia con il pubblico.” 

Chi non riuscì ad assistere a quel momento, lo ricorda con una punta di invidia, perchè nonostante i Daft Punk non venissero da un periodo fortunato (“Human After All” non era stato capito immediatamente dal pubblico o comunque recepito con lo stesso ardore dei dischi precedenti), quella performance è rimasta nell’immaginario collettivo come un vero spartiacque tra l’era pre-D.P. e post D.P. Difficile immaginarsi cosa succederà negli anni a venire.

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