Non ci stiamo mai troppo a pensare ma tra musica e letteratura c’è sempre stato un legame fortissimo che è presente ancora oggi. I liceali che hanno queste cose fresche di studio lo sapranno meglio di noi, ma il rapporto che c’è tra queste due arti è antichissimo, basti pensare agli aedi che tramandavano oralmente, cantandole, le poesie che non potevano essere scritte.
Cari giovani, lo sappiamo, spesso studiare la letteratura diventa noioso: la depressione di Leopardi, l’amore platonico Dante, i viaggi ubriachi di Baudelaire e i fallimenti di Joyce… Ma se vi fermaste ad analizzare quelle opere che tanto non vi vanno giù con un occhio più divertito (e forse anche un po’ distratto) vi accorgerete quanto alcuni dei vostri cantanti preferiti ne abbiano preso ispirazione. Ma spesso non si parla solo di ispirazione, si parla di citazioni e anche di veri e propri viaggi mano nella mano assieme alla letteratura. Oggi noi vogliamo parlarvi di tutte quelle volte che musica e letteratura si sono incontrate in Italia.
Vogliamo partire da un cantante di cui vi abbiamo parlato in passato e che abbiamo avuto il piacere di intervistare proprio in occasione dell’uscita di questo particolarissimo progetto. “Stiamo perdendo la misura, il peso, il valore della parola. Le parole sono pietre, possono trasformarsi in pallottole” è questa la frase che ha ispirato Giovanni Caccamo per la scrittura del suo album “Parola”. Il tutto parte proprio dal grido di Andrea Camilleri (che è stato uno dei più grandi scrittori, sceneggiatori e drammaturgi della nostra epoca) che voleva riconsegnare valore alle parole. Caccamo è riuscito a farlo componendo il suo album di 7 tracce ognuna preceduta dall’estratto letterario che ne ha ispirato la scrittura e la composizione, ognuno narrato da voci di eccezione tra cui Willem Dafoe, Patti Smith, Jesse Paris Smith, Liliana Segre, Aleida Guevara, Michele Placido e Beppe Fiorello.
Quando lo intervistammo gli chiedemmo se una soluzione per avvicinare di più i giovani alla letteratura potesse essere quella di affiancarci la musica, ad oggi la risposta è sicuramente sì. Giovanni ha dato inizio a degli incontri con i giovani universitari in alcune delle più importanti università italiane con lo scopo di creare con loro un dialogo che parte dalla domanda «Cosa cambieresti della società in cui vivi e in che modo?», uno scambio di valore di parole e idee. La missione di questi incontri? Creare un Manifesto per il Cambiamento che sarà poi consegnato al Papa e al Presidente della Repubblica.
«Avrò avuto diciott’anni quando ho letto Spoon River. Mi era piaciuto, forse perché in quei personaggi trovavo qualcosa di me. Nel disco si parla di vizi e virtù: è chiaro che la virtù mi interessa di meno, perché non va migliorata. Invece il vizio lo si può migliorare: solo così un discorso può essere produttivo.»
Facciamo adesso qualche passo indietro nel tempo… Più precisamente al 1971. Era l’11 novembre di quell’anno la data in cui il grande Fabrizio De André (uno dei cantautori migliori e più amati degli anni d’oro del cantautorato italiano) pubblica l’album Non al denaro non all’amore né al cielo, un vero e proprio concept album che si ispira totalmente all’antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters. Questa antologia racconta le vite degli abitanti sepolti nel cimitero dell’immaginaria cittadina di Spoon River sottoforma di epitaffio.
Non è la prima volta che De André si ispira alla letteratura, in questo caso ha scelto 9 tra le poesie di Masters e in qualche modo le ha rielaborate rendendole attuali, trasformando le problematiche degli anni in cui l’autore scrisse le poesie (quindi tra il 1914 e il 1915) rendendole moderne e musicandole, affiancato da dei musicisti di eccellenza (tra cui Nicola Piovani, Silvano Chimenti e Vittorio De Scalzi), in maniera magistrale. Possiamo rivedere nell’album due grandi temi: l’invidia (con le tracce Un Giudice, Un Malato di Cuore, Un Blasfemo e Un Matto) e la scienza (con Un Medico, Un Chimico e Un Ottico). É interessante inoltre la scelta di Faber di non lasciare i nomi ai personaggi (ad eccezione de Il Suonatore Jones) cosa che invece Masters faceva per ogni personaggio, questo perché ogni vita raccontata, ogni comportamento, può essere ritrovato in chiunque, in qualunque epoca. É proprio Jones che chiude l’album, figura nella quale forse De André si rivedeva molto: per entrambi la musica non era un mestiere ma una scelta di libertà.
Non a caso prima abbiamo citato Baudelaire, il poeta maledetto per eccellenza, l’ispirazione di moltissimi altri poeti italiani e francesi della sua epoca, e nella nostra di cantanti, grazie alla sua opera “I Fiori del Male“. Iniziamo da un nome classico, da un maestro, quello che probabilmente vi aspettereste di più, ma vi promettiamo che poi vi stupirete continuando a leggere. Franco Battiato pubblica nel 1999 l’album Fleurs, di cui anche solo il titolo ricorda l’opera di Baudelaire, contenente le cover di alcuni brani italiani e francesi, ma anche tre inediti. Tra questi c’è “Invito al Viaggio” rielaborazione della lirica “Invitation au Voyage“, anche nel caso di Battiato una vera e propria poesia in musica più che una canzone (soprattutto all’inizio del brano), parole sussurrate accompagnate da dolci melodie. Oltre a lui anche Francesco Guccini gli si ispira citando i versi finali della prefazione Al Lettore nella sua Addio, contenuta nell’album Stagioni.
Restiamo sul cantautorato (perché alla fine quello è…) ma spostiamoci sul rap che soprattutto i giovani tanto amano. Tra i rapper che si ispirano a Baudelaire vediamo Marracash che, assieme a Dargen D’Amico e Rancore, scrive L’Albatro riformulando il tema e il testo dell’omonima poesia. L’albatro, come il poeta e il cantante, incompreso e deriso dagli altri ma con la capacità di alzarsi e volare “oltre i confini“. Oltre a loro anche Ernia riprende il poeta francese, in particolare il suo topos di Spleen (malinconia e insoddisfazione profonda) più precisamente, appunto, nei brani Noia e SPLEEN:
“Così corriamo e corriamo verso il prossimo
Ed è proprio mentre corriamo
Che iniziamo a temere che il tempo che
C’è stato concesso non sia sufficiente
Per sentirci veramente realizzati
E che la realtà è che si sia destinati
A correre senza alcuna meta, per sempre“
Restiamo ancora sul cantautorato contemporaneo tanto amato dalla Generazione Z (e non solo) parlando di Niccolò Moriconi, in arte Ultimo. Non ha mai citato esplicitamente poemi letterari e non ha mai nemmeno detto di essersi ispirato a qualche scrittore in particolare, ma prendiamo in analisi per un secondo il suo singolo “Poesia Senza Veli“: “E quando il mondo ti schiaccia provaci anche tu, tira fuori il bimbo che hai dentro non nasconderlo più“. Liceali, avrete già capito dove vogliamo arrivare, quel bimbo ci ricorda la poesia di Pascoli. Giovanni Pascoli nel lontano 1897 ha voluto spiegare le linee guida della sua poetica nel Fanciullino, considerava in breve che dentro ognuno di noi, nel nostro animo, fosse presente un fanciullino. Quella parte irrazionale, pura e ingenua di noi, capace di vedere la realtà con occhi diversi, con lo stupore che solo un bambino che guarda le cose per la prima volta può avere. Ultimo, sognatore nostalgico ed eterno Peter Pan (altra “figura letteraria” a cui si ispira particolarmente per il suo secondo album intitolato proprio così), questo concetto lo inserisce sempre nei suoi brani rendendolo, tra i tanti, uno dei suoi tratti distintivi.
Un altro maestro della musica italiana che si ispira alla letteratura, questa volta alle favole, è Edoardo Bennato. Il cantautorato rock di Bennato rientra alla perfezione in due concept album tra i suoi più amati: Burattino Senza FIli (1977) e il celebre Sono Solo Canzonette (1980), il primo chiaramente ispirato a Le Avventure di Pinocchio di Carlo Collodi, conoscerete sicuramente una delle più celebri canzoni: Il Gatto e la Volpe. Per quanto riguarda il secondo album citato si ispira invece ad altre Avventure, questa volta quelle di Peter Pan, in cui possiamo trovare l’amatissima L’Isola che non c’é ma anche Il Rock di Capitano Uncino, diventate ormai tanto iconiche quanto gli scritti che le hanno ispirate.
Recentemente, inoltre, dei giovanissimi hanno richiamato la poesia di Quasimodo. Stiamo parlando dei Fuera, il producer Jxmmyvis e i rapper Same e Diak, che insieme a BLUEM hanno pubblicato lo scorso 22 aprile il nuovo singolo Considerando che riprende le parole della famosissima ed ermetica “Ed è Subito Sera“.
Chiudiamo questo nostro primo viaggio (Spoiler, come se non vi avessimo detto nulla… Torneremo con un altro articolo in cui vi proporremo i pezzi stranieri ispirati alla letteratura) tra musica e letteratura con Francesco Guccini e la sua “Cyrano” che è stata riproposta due anni fa al Festival di Sanremo durante la serata delle cover da Irama. Cyrano de Bergerac è una commedia teatrale del poeta francese Edmond Rostand. Cyrano, intellettuale parigino vissuto nel 1600, era conosciuto principalmente per tre caratteristiche: la sua abilità nel maneggiare la spada, la sua sensibilità e vocazione letteraria e il suo naso aquilino. Guccini nel brano vuole rifarsi alla società di oggi, superficiale a sua detta, troppo concentrata sulla politica arrivista che non bada ai veri problemi del Paese. Insomma un vero e proprio ritratto della società con dei parallelismi chiari a quella che è l’opera di Rostand.