É uscito ieri, venerdì 29 aprile, l’EP d’esordio dei Brugnano, protagonisti di questa nuova chiacchierata per la rubrica Artist To Watch. Si chiamano Gianluca e Antonio e, oltre che essere fratelli nella vita, lo sono anche in studio di registrazione. Si uniscono lavorativamente nel 2019 e risultano, nel 2021, tra i vincitori di Musicultura. Assieme abbiamo parlato dei singoli, dell’EP e del bello di essere colleghi fratelli, perché quando c’è la musica a legare due persone “tutto il resto è noia“.

Direi di iniziare subito a parlare del vostro nuovo EP, prodotto da Valerio Nazo. Com’è stato lavorare con lui e che tipo di processo creativo avete attraversato?

A: “É stato super stimolante, è stato come entrare in una zona nuova sia di scrittura che di realizzazione, ma anche di sonorità. Noi ci trovammo ad ottobre tutti e tre in studio, mentre parlavamo e ascoltavamo musica abbiamo iniziato a lavorare e ci siamo ritrovati che era l’alba, avevamo passato tutta la notte così. É stato molto bello perché è uscito proprio come primo singolo, “Mal Di Te“, il primo brano che abbiamo scritto. Abbiamo pensato fosse proprio un punto zero, abbiamo resettato proprio quello che facevamo prima e siamo andati in tutte le direzioni sia come scrittura che come sonorità. É stato molto stimolante e una cosa anche molto nuova per noi, però poi alla fine ci sembrava che tornasse un po’ tutto, quando finimmo questi mesi di sessione ci sembrava poi una cosa molto bella che ci rappresentava. Abbiamo seguito una verità e una ricerca, un’esigenza artistica che ci premeva seguire in questo periodo storico soprattutto, artisticamente, per noi”.

In Scintille siete accompagnati da Carl Brave e siete riusciti qui a trovare un punto a metà strada tra le sue sonorità e il vostro mondo che ci presentate nell’EP. Come vi siete trovati?

G: “Noi abbiamo fatto un video insieme con Rocco Hunt, da lì ci siamo scambiati impressioni e opinioni, quando finimmo scintille in studio con Antonio e Valerio era notte fonda e pensammo che Carl era l’unico featuring possibile, l’unico artista che ci avrebbe potuto dare quel quid in più di cui avevamo bisogno. I due featuring sono stati scelti solo ed esclusivamente per un piacere artistico. Gli mandammo il brano alle 2 di notte dicendo “Carl guarda è nata questa idea… Noi stiamo un po’ volando su questa canzone. Non so se ti piace“. Lui ci chiese soltanto “Ma quando esce il disco? Con chi uscite?“, noi gli rispondemmo che ancora non sapevamo nulla e il giorno dopo, alle 11 di mattina, mi scrisse dicendomi di essere stato tutta la notte a registrare la strofa e che mi avrebbe mandato le voci definitive. Una bellissima unione”.

A: “É avvenuto tutto naturalmente. Non abbiamo fatto questo EP con il calcolo come succede spesso, il brano o lo facevamo con Carl Brave o nessuno”.

C’è una traccia dell’album che si chiama Milano, ultimamente stanno uscendo un sacco di canzoni che portano questo titolo e, da redazione tutta milanese, ne siamo molto felici. Qual è il vostro rapporto con la città?

G: “Io sono nato a Milano, anche se ho sempre vissuto a Napoli… Che non c’entra niente però anche c’entra. Il brano è nato in modo molto divertente. Alessio Busanca, il pianista che suona con noi nel disco, ci raccontò che aveva da poco chiuso una storia d’amore a Milano. Abbiamo iniziato ad usare questa storia come sfondo, a ricamarci sopra perché era molto sentita anche per noi. Da lì è partito tutto”:

A: “In realtà le sessioni in studio sono sì musicali ma anche molto umane. Quello che abbiamo vissuto in quel momento è stato anche un confrontarsi, parlare… Erano dei confessionali a un certo punto, amorosi e non, ed uscì davvero come sfondo di questa storia a Milano. Metà era il racconto suo vero, l’altra metà lo abbiamo un po’ immaginato com’è giusto che sia. Abbiamo passato delle nottate a Milano, sono pazzi quanto noi la notte a volte (ride ndr), quindi diciamo che c’era un certo legame di pazzia notturna. Siamo molto legati anche noi a quel brano lì”.

Forse non tutti lo sanno ma oltre che colleghi siete fratelli. I rapporti tra fratelli cambiano da famiglia a famiglia, voi che fratelli siete?

A: “Vado io? (ride ndr) Diciamo che raggiungere questo stato di tranquillità tra fratelli per poter lavorare ad un intero EP è una conquista, cioè è un percorso lungo… Bisogna essere dei grandi equilibristi! Non a caso l’EP si chiama Contrasti. Abbiamo avuto diversi anni in cui, lavorativamente ci siamo allontanati e anche dei conflitti e delle discussioni, ma per diverse visioni. É più facile litigare tra fratelli che tra amici perché non ci sono filtri, uno dice le cose come stanno. Noi quando è partito Brugnano siamo riusciti a trovare un certo equilibrio, la musica ci ha unito e ho conosciuto altre cose di mio fratello in questi mesi. Ci odiamo, ci amiamo… Capita”.

G: “Ma è anche bello così. Siamo veri nelle nostre esternazioni”.

A: “Ci diamo forza, ci percepiamo quando uno o l’altro stanno più giù. La musica è un grande catalizzatore di emozioni, di energie e quando poi si supera quel conflitto, farlo tra fratelli è meraviglioso. Quando siamo tornati sul palco, davanti a tante persone, e ci siamo guardati… è una bella energia”

G: “Quella è un’emozione indescrivibile perché esce poi fuori la condivisione vera, anche familiare. Noi partiamo da un imprinting dato da nostro padre che ci ha sempre stimolato musicalmente: la prima chitarra, il primo pianoforte, i dischi comprati; quindi poi quando sei “nudo” sul palco escono fuori tutte le cose più vere e naturali”.

C’è una canzone in particolare nell’EP che nasconde un aneddoto divertente, magari che rimanda proprio al fatto che siate fratelli e quindi cela delle dinamiche divertenti…

G: “Non di questo EP, ma degli altri brani sì. C’era questo filo conduttore enorme, noi eravamo sempre collegati: gli mandavo sempre le cose su WhatsApp, lui mi mandava altro. Quindi dietro ai precedenti tantissimo. Il primo, da cui è cominciato tutto, è Aiuole. Eravamo una sera a casa a mangiare dai nostri genitori, pioveva e siamo andati in studio a registrare. Così è nato Brugnano, in una sera senza programmare nulla. Avevamo provato a far cantare le cose ad altri ma non ci piaceva come venivano, anche perché erano cose scritte un po’ addosso a noi, quindi quando poi le cantammo capimmo che il sound alla fine era bello”.

A: “Io mi ricordo una cosa durante le sessioni, non so se si può comprendere. Questi mesi di sessione erano sempre di notte praticamente e mi ricordo un aneddoto dietro a Festa d’Addio. Erano le 3 e mezza e fumammo una sigaretta fuori, guardammo per aria e ci siamo detto: “Ma noi facciamo ste cose mentre tutti dormono” e così nacque il ritornello. Ci sono stati diversi momenti di immersione totale da cui uscivano dei momenti di riflessione su quello che dovevamo scrivere, molto belli. Le sessioni tra di noi sono state in armonia”.

Siete risultati tra i vincitori di Musicultura. Come avete affrontato quell’esperienza? Cosa vi ha lasciato?

G: “Partecipammo in modo molto distratto. Mandammo un provino anche registrato maluccio…”

A: “Inascoltabile, piano e voce (ride ndr)”

G: “… Però agli autori piacque molto. Ci arrivò una gioia enorme perché eravamo in zona rossa in piena pandemia. L’idea di viaggiare con la macchina, di andare a suonare ed esibirsi in un teatro… Tra l’altro Brugnano era nato da un anno, non avevamo avuto modo di fare live, quindi ci ritrovammo a cantare per la prima volta in teatri bellissimi fu un’emozione enorme, amplificata ancora di più dal momento della pandemia che creava una sorta di costrizione a restare a casa”.

A: “E poi la condivisione con i musicisti: partire, suonare con loro… É lì che noi viviamo, oltre la fase di isolamento in studio, in quella di condivisione e gioia con il pubblico ma anche con i musicisti”.

Torniamo all’EP e al primo singolo estratto che è Mal Di Te. Prima mi avete parlato un po’ del perché lo avete scelto come apripista. Cosa volete comunicare a chi lo ascolta?

A: “Chiaramente parla d’amore, o meglio della sua assenza… É un disco di assenza e presenza, di amore, di sentimenti, di sé stessi, degli altri. Un altro giornalista ha detto una cosa secondo me giusta, è una lunga camminata in due dal primo al settimo brano, sei sotto la pioggia per Milano, mentre si sbaglia, di notte. É proprio una lunga camminata”.

G: “É una storia d’amore finita. Ntò si è introdotto benissimo nel brano, noi siamo molto innamorati del suo featuring. C’è una frase finale della sua strofa che descrive tutto il mood del brano: “Uso parole artiche con le altre lo faccio per spiegarti che ho mal di te” quindi si può condensare forse con questa espressione”.

A: “Il singolo poi chiude con “ci incontriamo nel disordine e poi vai via“, non ci sono nemmeno rabbia e rancore c’è davvero la consapevolezza di qualcosa che non c’è in un racconto abbastanza dolce. Poi c’è il sax di Gigi di Nunzio alla fine che ha impreziosito tutto”.

Cosa vi aspettate adesso dalla vostra carriera? Dove vi immaginate tra un po’ di mesi?

G: “Io vorrei suonare tantissimo. Ho proprio voglia di suonare in giro questa musica, mi piacerebbe tanto ci fosse una grande condivisione con il pubblico perché quello è il massimo empirio per chi fa il nostro lavoro. Noi abbiamo l’imprinting di base strumentistico, abbiamo proprio voglia di girare, suonare e di vedere negli occhi delle persone questo amore enorme che abbiamo dato in questo disco. Il massimo sarebbe quello di andare a fare un’estate in giro a suonare, condividere questo EP con tutti”.

A: “Suonare anche per me, poi anche incrociare altri artisti con cui scrivere”.

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