Sono passati sessant’anni dal debutto dei Beach Boys, la prima band statunitense a festeggiare questo impotante traguardo nel 2022. Il gruppo, nato nel 1961, raggiunse un successo commerciale senza precedenti fino a quel momento, diventando delle vere e proprie icone della surf culture e più precisamente della surf music, un genere proprio delle dorate coste californiane che quei ragazzi erano soliti percorrere.
Oltremanica, i cinque musicisti si fecero portavoce degli sterotipi legati alla California, vista come una terra spensierata, sempre soleggiata e all’insegna delle “good vibrations” di cui canteranno negli 1966. Dopo aver confezionato una serie di hit e LP da classifica, i Beach Boys abbandonarono il loro sound più tradizionale in favore di una maturazione artistica che lasciò tutti a bocca aperta. Nel giro di poco tempo riuscirono a diventare un vero e proprio punto di riferimento per i colleghi e gli addetti ai lavori, rapiti dall’abilità di Brian, Carl e Dennis Wilson, David Marks e Mike Lowe. Ad oggi sono riconosciuti come una delle band più influenti nella storia della musica moderna, al pari dei successori Beatles e Rolling Stones.
La storia di Surfin’ USA, un vero classico del rock’n’roll
Nel 1962 usciva il disco di debutto della band “Surfin’ Safari“, frutto della firma di un contratto discografico con l’etichetta Capitol Records e del genio artistico dei fratelli Wilson. Nell’autunno del ’61, infatti, dopo aver composto una canzone sul tanto amato surf grazie ai preziosi consigli di Dennis Wilson, il fratello dI quest ultimo, Brian, e il cugino Mike Lowe avevano deciso di formare una band tutta a conduzione famigliare. Si unirono anche gli altri due fratelli Wilson, Carl e Dennis, e l’amico Al Jardine. A gestirne la carriera ci avrebbe pensato papà Murry. Dopo essere stati ingaggiati, il gruppo registrò una serie di demo che risultarono nella pubblicazione del doppio singolo “Surfin’ Safari“/”409“. Ancora prima di mettersi al lavoro, Al lasciò il gruppo venendo sostituito da David Marks. L’album, che conteneva per lo più brani originali (decisamente insolito per quei tempi) rimase per ben 37 settimane nella classifica di Billboard aprendo la strada ad una delle band più acclamate dalla critica, con un successo commerciale enorme e vendite che hanno superato i 100 milioni di dischi in tutto il mondo.
A distanza di appena tre mesi dall’uscita del loro esordio, i Beach Boys non persero tempo e si misero all’opera con il loro secondo lavoro dall’impronta fortemente instrumental. “Surfin’ USA“, primo singolo estratto dal progetto, ottenne un successo pazzesco. La canzone racconta i posti più belli dove surfare e andare in spiaggia per rilassarsi, lungo le coste del Pacifico: Santa Cruz, Ventura County, Del Mar e così via. Di fatto, nell’arco di pochissimo tempo divenne uno dei successi di punta, se non IL successo per eccellenza della band, che purtroppo finì nell’occhio del ciclone per via di una causa intentata da Chuck Berry su un possibile plagio della sua “Sweet Little Sixteen“. Brain Wilson, autore del pezzo, provò a giustificarsi definendo il brano un tributo alla grande carriera di Berry, uno dei padri del rock’n’roll insieme ad Elvis Presley. Pensate che ad oggi viene ricordato come il primo caso di plagio nella storia del Rock.
La consacrazione con Pet Sounds
La massima espressione del talento dei Beach Boys venne raggiunta nel 1966, con l’uscita dell’undicesimo album in studio “Pet Sounds“, uno dei capisaldi della musica moderna. L’album si trova alla #2 dei 500 migliori album di tutti i tempi secondo Rolling Stone, sia nella classifica stilata nel 2021, sia in quella del 2020; e alla #1 nelle classifiche stilate dalle riviste musicali britanniche Uncut e Mojo. Nel disco, era inclusa la meravigliosa “Good Vibrations”. Nel 1995, fu proprio Brian Wilson a raccontare la genesi del suo titolo nell’autobiografia omonima “I Just Wasn’t Made for These Times“. Quando era piccolo, la madre era solita dirgli che i cani possono percepire le vibrazioni degli esseri umano, siano esse buone o meno. Wilson fece suo questo concetto e lo traspose in ambito musicale, sostenendo che anche tra esseri umani accadesse lo stesso.
Durante la lavorazione di “Pet Sounds” Wilson, portavoce indiscusso del gruppo al punto tale da definire questo LP una sua creazione più che quella di una band con tutti i crismi, sperimenta e concepisce una musica molto più elaborata, ricorrendo all’uso di strumenti musicali insoliti come clavicembai, il Themerin, l’abbaiare dei cani e persino i campanelli di biciclette. Il risultato sono delle stratificazioni quasi barocche nella loro complessità, ma spiccatamente popolari e contemporanee nelle sonorità.
Nonostante il disco non raggiunse mai il risultato dei dischi precedenti, fu lodato dalla critica musicale e dagli artisti dell’epoca, Beatles compresi. John Lennon, George Harrison, Paul McCartney e Ringo Starr ne erano rimasti affascinati e il loro produttore, George Martin, dichiarò che senza “Pet Sounds“, “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” non sarebbe mai stato concepito e messo al mondo. McCartney stesso dichiarò disse:
«Fu “Pet Sounds” che mi fece rimettere i piedi per terra. Adoro quell’album. Ne ho appena comprato uno ciascuno per i miei figli per la loro istruzione […] Credo che nessuno sia musicalmente istruito finché non ha ascoltato quell’album. Credo sia quella la grossa influenza che mi diede quando registrammo Pepper. […]
I piani futuri dei Beach Boys (documentario incluso)
Si stima abbiano venduto coplessivamente 200 milioni di dischi tra album e singoli, numeri che li rendono tra le band di maggior successo di sempre. Per celebrare il loro 60° anniversario, Universal Music ha pianificato una serie di iniziative tra il 2022 e il 2023.
In primis, il 17 giugno uscirà “Sounds Of Summer: The Very Best Of The Beach Boys“. Pubblicato originariamente nel 2003, l’album ha venduto quasi quattro milioni e mezzo di album ed ora viene riproposto in una nuova chiave, aggiungendo 50 canzoni alle 30 tracce originali con il meglio del gruppo. In totale saranno incluse 80 tracce che spaziano dai loro primi successi ai brani più amati dai fan: dalle origini fino a “Still Cruisin’” del 1989. Tra i brani inseriti figureranno: “California Girls“, “Surfer Girl“, “Surfin’ U.S.A.“, “God Only Knows“, “Good Vibrations“, “Wouldn’t It Be Nice ” e “ In My Room“.
Inoltre, in seguito all’uscita di “Sounds of Summer“, il prossimo autunno proseguiranno le pubblicazioni d’archivio dei Beach Boys, con due box set contenenti i dischi (rispolverati) meno noti: “Carl and the Passions – “So Tough” (1972) e “Holland” (1973). Tralasciando l’ambito strettamente musicale, i piani sono molto ricchi: è previsto un documentario (attualmente in fase di realizzazione), una mostra a tema, delle partnership d’eccezione e un tribute-album. Il giusto omaggio per delle leggende viventi.