Settimana scorsa vi abbiamo fatto fare un viaggio tra due arti, musica e letteratura, presentandovi i brani italiani che si sono ispirati a romanzi e poesie. Torniamo anche questa settimana proponendovi però i brani stranieri contemporanei che si sono ispirati alla letteratura.

Inauguriamo questo viaggio con una canzone iconica, uno di quei brani che non puoi non sapere, di quella che è stata una delle band più grandi della storia: i Queen. Stiamo parlando di Bohemian Rhapsody, pubblicata nel lontano 1975 e scritta dal frontman Freddy Mercury. Come tutte le canzoni anche questa lascia libera interpretazione a chi la ascolta, molti hanno cercato di leggerla seguendo lo sguardo di Freddy ma il significato che lui ha voluto dargli rimarrà per sempre segreto.

Nonostante oggi sia diventata uno dei capisaldi della musica inizialmente non fu apprezzata, sia per la lunghezza estrema (quasi 6 minuti) e per lo sperimentalismo che la caratterizza. Un chiaro riferimento alla letteratura lo possiamo trovare però, più precisamente a Lo Straniero di Albert Camus del 1942. Un romanzo esistenzialista scritto in prima persona, protagoniste assolute sono l’analessi e la retrospezione di un protagonista che si sente, appunto, straniero e indifferente dal mondo.

Ma qual è il nesso tra la canzone e il romanzo? L’inizio della canzone può ricordare quella che è la condizione esistenziale del protagonista del romanzo (Is this real life? It is just fantasy…), sospeso tra realtà e fantasia… Mersault (il protagonista de Lo Straniero) vive nell’indifferenza totale, non importa quello che succeda, la morte della madre non lo tocca e così anche per Freddy (”Mama, just killed a man“). E passiamo a quello che è il parallelismo forse più evidente, la fine di entrambe le “opere”: Nothing really matters. Anyone can see. Nothing really matters. Nothing really matters, to me” per i Queen e ”Niente, assolutamente niente aveva importanza e sapevo bene il perché” per Camus.

Stessa ispirazione anche per i The Cure con il brano Killing an Arab. Storia diversa in questo caso, rispetto ai colleghi il compositore Robert Smith ha dichiarato di essersi ispirato allo scrittore francese dicendo di aver scritto il brano durante gli anni del liceo. Sapete quando riuscite a ricordarvi i testi di tutte le canzoni in playlist ma non lo studio per un’interrogazione? Robert voleva fare proprio questo, facendo un riassunto delle emozioni che la lettura del romanzo gli aveva suscitato.

Spostiamoci adesso su un’altra band con la B maiuscola, niente di meno che gli Oasis. Potete non conoscerne l’intera biografia, ma almeno una canzone la sapete per forza, è quella canzone è Don’t Look Back in Anger, pubblicato nel 1996. La band britannica si è ispirata, per la scrittura del loro brano più celebre, proprio alla quasi omonima commedia di John Osborne Look Back In Anger (Ricorda con Rabbia). Tanti i temi che contiene, in primis però passato e ricordi, lo scorrere del tempo, l’impotenza e una protagonista: Sally. La storia del brano è evidentemente ispirata alla storia che vi abbiamo citato prima anche se, pensandoci, ci potrebbero anche essere dei chiari riferimenti tematici alla teoria della felicità di Leopardi e al concetto di memoria di Montale.

Rime Of The Ancient Mariner sono invece i 13 minuti di brano dei Metallica (si lamentavano dei 6 dei Queen poi…) che riprendono La ballata del vecchio marinario di Samuel Coleridge. Il poeta inglese mette al centro della sua opera tutte le sfumature dell’animo umano, le sue debolezze, fragilità e paure, lo stesso fanno anche i membri del gruppo metal. Non è la prima volta che i Metallica prendono spunto da altre opere letterarie o film, tanto che il loro nome si ispira proprio alla pellicola di Dumas L’Uomo dalla Maschera di Ferro. Al liceo sicuramente vi sarà capitato di studiare i due brani a confronto, infatti la band riesce a prendere alcuni spezzoni dell’opera parafrasandola in un inglese più moderno. Nel brano i due narratori (un cantante e un poeta) posseggono quella che Coleridge chiamava strange power of speech: il loro scopo in quanto artisti è ricercare la bellezza nel mondo e narrarla agli altri.

La scorsa volta abbiamo visto come, in Italia, Bennato e Ultimo hanno preso ispirazione all’immaginario favolistico di Peter Pan, in questo caso vi presentiamo un brano che si è ispirato ad Alice Nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll. Il brano a cui si ispira si intitola White Rabbit del gruppo Jefferson Airplane considerati maestri del rock psichedelico. La canzone è stata pubblicata a fine anni ’60 ed è influenzata dalla cultura di quel tempo, in cui l’utilizzo di droghe era comune soprattutto tra gli artisti. I riferimenti all’uso di droghe sono infatti impliciti, si rifanno esattamente alla storia di Alice, e proprio per questi parallelismi nascosti la canzone non fu messa sotto censura dalle radio. Magistrale inoltre anche la composizione della base musicale: l’autrice ha dichiarato di essersi ispirata al bolero spagnolo.

Parliamo adesso di Ian Curtis, frontaman dei Joy Division, band che ha fatto la storia del rock. Curtis leggeva tantissimo e riversava le emozioni che la letteratura gli suscitava nei testi delle sue canzoni, questa quindi non è l’unica canzone che si ispira a degli scritti. Particolarmente interessante è il brano Atrocity Exhibition che si ispira alla raccolta di racconti di J.G. Ballard dallo stesso titolo. “In un certo senso La mostra delle atrocità è un tentativo di spiegare tutta la violenza che percepivo attorno a me, la violenza su cui gli anni 60 erano fondati: avvertivo una logica segreta che volevo assolutamente decifrare” queste le parole delle autore circa la spiegazione della sua opera. Curtis in realtà scrisse il brano prima di aver letto la raccolta, decise soltanto dopo di dargli quel titolo perché ci aveva trovato delle analogie.

E voi le sapevate tutte?