Svegliaginevra è tornata lo scorso 22 aprile con il suo secondo album Pensieri Sparsi Sulla Tangenziale, un viaggio tra sentimenti, pensieri ed emozioni in pieno stile Ginevra. É lei la protagonista di questa nuova puntata di Artist to Watch e, oltre che del suo nuovo disco, abbiamo anche parlato tanto di concerti ed emozioni.
Direi subito di partire col presentarti a chi magari non ti conosce, partiamo dal tuo nome d’arte, Svegliaginevra, quale significato nasconde?
“Non lo nasconde proprio perché è esattamente quello che leggi. Tendenzialmente sono una persona abbastanza distratta che vive in un mondo tutto suo e poi perché mi piaceva l’idea di rendere omaggio alla musica e a quello che ha fatto per me, come se fosse un risveglio. Come aggettivo principale mi piaceva e quindi ho scelto Svegliaginevra”.
So che molti ti considerano Indie, proprio per i testi particolare che rimandano a quello che è diventato oggi quello stile. A te però non piace molto etichettarti… Raccontaci un po’ questa tua concezione.
“Sicuramente capisco che le persone abbiano bisogno di etichettare semplicemente per scegliere la musica che a loro piace ascoltare. A me le etichette non piacciono soltanto perché lo percepisco come un limite: se tu vieni etichettata come una cantautrice indie poi, se fai qualcos’altro, non sei più riconosciuta nella tua identità musicale. Io invece amo tutta la musica, soprattutto perché ho studiato diversi stili e la vedo un po’ a 360°, un giorno potrei pure fare un pezzo jazz… Magari no, però potrei farlo. Ho questa apertura qui, la musica deve rispecchiare il mood del testo e non deve avere imitazioni solo perché sei stato categorizzato in quell’etichetta lì. Mi fa piacere comunque essere considerata in ogni caso quindi va bene tutto”.
Quali sono le sonorità a cui ti ispiri di più?
“Se prendiamo come riferimento artiste donne ti cito Lana Del Rey, Tori Amos, Alanis Morrisette e poi principalmente musica folk ma anche pop elettronico: band come Kings of Leon, Arctic Mokeys, Justin Vernon dei Bon Iver… Sì, spazio molto in quel mood sognante e molto pacato, cantautoriale americano. Però poi ascolto anche tantissima roba italiana da quando ho iniziato a scrivere in italiano, tutta la scena romana quindi Fabi, Silvestri, Britti o anche Carmen Consoli, Paola Turci e artiste donne che hanno fatto la storia della musica italiana”.
Passiamo adesso al tuo nuovo album, “Pensieri Sparsi sulla Tangenziale“, qual è la prima canzone dell’album che hai scritto? O comunque quella che ti ha fatto capire di essere sulla giusta strada
“Cronologicamente la prima canzone che ho scritto del disco è Qualcosa che tra l’altro, infatti, è il primo singolo estratto. Non ci avevo mai pensato, mi hai fatto questa domanda e ci ho pensato ora, qualcosa ha aperto l’intenzione di questo secondo disco che è stata tirare fuori tutte le cose che volevo dire. Con il disco d’esordio sei sempre un po’ sull’attenti non sai mai come devi mostrarti per la prima volta, cosa dire cosa non dire, invece magari, ora, avendo fatto uscire il primo, avendo fatto un po’ di tour, avendo acquisito consapevolezze ho avuto anche un po’ più di sicurezza nell’esternare dei pensieri miei un po’ più specifici”.

Nell’album sono presenti quattro collaborazioni, raccontacele un po’, come ti sei trovata a lavorare con loro?
“Sono tutte collaborazioni avvenute in maniera molto naturale, se non fosse stato così non le avrei fatte. Per me il feat è l’unione di due mondi e, nel momento in cui non c’è questo incontro secondo me la collaborazione non ha neanche tanto senso. Parto dagli Zero (Assoluto) perché è tra i feat che ho sempre sognato, da ragazzina stavo lì ad aspettare tutto il giorno su Radio Italia Semplicemente e Svegliarsi Alla Mattina. Avere avuto l’opportunità di conoscerli e poi averli nel mio disco è stato un regalo gigante. Poi ci sono Cimini e Merlot che conoscevo perché stando in questo mondo un po’ si conoscono tutti, soprattutto se si fa lo stesso genere musicale, li stimo tanto come artisti oltre che come persone. Avevo queste canzoni che ho scritto pensando al loro mondo, perché volevo il feat e, di conseguenza, loro hanno subito scritto assieme a me. Martina fa parte della mia stessa etichetta quindi stiamo sempre insieme però, se ci pensi, siamo super diverse. Lei ha una direzione molto più tecno, meno pacata della mia, era proprio impensabile che noi potessimo fare un feat. Io però sto imparando a scrivere anche per altri, ogni tanto faccio questo esercizio in cui scrivo canzoni pensando a delle artiste, per esempio un giorno l’ho fatto pensando a Dua Lipa. Siccome noi ci scriviamo sempre per avere feedback sulle canzoni, Martina sente la canzone e dice: “No, fermi, questa la dobbiamo fare noi!”, da lì è nato il feat”.
Spesso quando ascolto delle canzoni, o interi album, mi trasmettono determinate emozioni: c’è la canzone perfetta per guidare verso Rimini durante l’estate, quella perfetta per guardare le stelle… Quale pensi che sia il mood che trasmette l’interezza del tuo album?
“É come quella cosa che hai detto te. Il concetto di questo disco è esattamente quando sei in un viaggio in macchina o in treno, guardi fuori dal finestrino e hai tutti quegli input di pensiero diversi l’uno dall’altro. Magari in un momento pensi se hai dimenticato qualcosa a casa, nell’altro pensi alla peggior storia della tua vita… Sono tutti pensieri sparsi, volevo che questo disco arrivasse proprio come un viaggio di sentimenti, di pensieri, di sensazioni, come l’ho vissuto io. Anche l’idea del titolo riprende proprio quello”.
Parliamo di live che finalmente stanno tornando, siamo tutti felicissimi. Qual è la canzone dell’album che non vedi l’ora di cantare dal vivo?
“Che bella domanda, non vedevo l’ora! Non me l’ha fatta nessuno. Questo disco è un po’ la conseguenza del tour che ho fatto per il primo disco perché poi, a un certo punto secondo me entri in quella modalità di scrittura in cui tu le canzoni inizi già a scirverle pensando poi a come òe farai live. La canzone che non vedo l’ora di fare è Calma, quella da cui, tra l’altro, è tratta la frase del titolo del disco. Non so perché, ma forse è quella in cui esprimo veramente il momento difficile che sto attraversando. Poi nel ritornello è molto epica con questi fiati e chitarre, quindi mi gasa proprio l’idea di farla live”.
Stiamo sui live. Nelle ultime settimane, sul nostro sito, abbiamo parlato tantissimo di festival. Adesso con l’arrivo dell’estate ce ne saranno un sacco in Italia. Se dovessi comporre la lineup del tuo festival perfetto che artisti metteresti?
“Non bado a spese? (ride ndr) Tirerei fuori sicuramente Levante, Carmen Consoli… Innanzitutto farei una lineup tutta al femminile, perché voglio proprio portare il messaggio che anche le artiste donne scrivono, cantano e fanno concerti. Quinidi, loro due, poi Martina per forza, La Rappresentante di Lista, Coma_Cose, poi, oddio… Anche internazionali?”
Vai vai!
“Sparo tutto! Lorde, Clyro… Ariete, mi piacerebbe molto fare un festival con lei anche se ci ho fatto già il MiAmi l’anno scorso, Giorgieness, una mia amica che stimo molto. Quanti nomi ci saranno rimasti?”
Dai, facciamo ancora due
“Sì, già mi hai visto se no che stavo andando oltre l’infinito. Allora ti dico Tosca, perché il festival ha bisogno di un momento in cui tutti imparano come si fa musica, e ci aggiungo come momento “presa bene” Ambra Angiolini che canta “T’Appartengo” “.
Chiudiamo con una domanda che mi piace sempre fare. Cosa ti aspetti dal tuo futuro artistico? Un obiettivo a breve o a lungo termine che speri di raggiungere.
“Sicuramente vorrei fare un bel tour di promozione. Farò un po’ di festival quest’estate ma, a settembre ottobre, ci sarà il mio primo tour vero nei club. Finalmente arriverò a Roma, farò un po’ di tappe a Bologna, Milano, Napoli, un po’ di città che non vedo l’ora che mi accolgano. Spero anche di avere lo stimolo per fare un bel terzo disco, non si finisce mai. Adesso è appena uscito il secondo e io sto già pensando al terzo, pensa all’ansia che noi abbiamo… Però bello”.
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