Siamo stati al concerto dei Sottotono all’Alcatraz di Milano. Ecco la nostra recensione del concerto.
L’arrivo al concerto
Una serata di Maggio afosa a Milano, cerco di entrare all’Alcatraz, si fatica a respirare. La gente spinge, si accalca, l’eccitazione è nell’aria, l’atmosfera è quella di un grande evento.
Noto con stupore quanto sia variegato il pubblico presente, padri e madri con i propri figli, adolescenti, universitari e praticamente tutto il Gotha del rap italiano.
Tutti insieme tutti ammassati sotto il palco, finalmente dopo due anni di astinenza non c’è classe sociale che tenga, non ci sono età, non ci sono premi e riconoscimenti che creino diversità tra le persone presenti. Siamo tutti pubblico in attesa che le luci si accendano e la musica cominci.
Gli esordi dei Sottotono
A fine anni 90, nel vivo della guerra tra East Cost e West Coast, in Italia si affacciava un duo di ventenni che si ispirava alle sonorità provenienti dalla California. Con il peccato originale di esordire con un singolo che parlava di amore, troppo morbido per la scena rap italiana dell’epoca, i due faticavano ad ottenere il riconoscimento che avrebbero meritato. L’hip hop era politico, da battaglia, duro e puro e loro non lo erano affatto.
A complicare la situazione ci fu il successo radiofonico ottenuto, le vendite che andavano a gonfie vele, probabilmente qualche invidia di troppo, le tensioni. Il gruppo non resse e dopo pochi anni e una manciata di album si sciolse, scomparendo nell’oblio così come le sonorità particolari che erano riusciti a portare alla ribalta.

L’inizio del concerto
Ma torniamo al palco dell’Alcatraz, l’attesa è finita, salgono sul palco ed iniziano a suonare. La folla è in visibilio, ha atteso vent’anni e finalmente li ha di fronte. Sono i Sottotono.
Tornano subito alla mente quegli anni in cui definirsi un loro fan ti faceva quasi sentire in colpa. Troppo romantici e troppo poco hardcore. La verità, guardando i volti e gli occhi dei presenti, è che probabilmente eravamo tutti in fondo loro fan e che ci sono mancati tremendamente. Bentornati.
La band sul palco
La band che li accompagna è di grande qualità, mischia suoni funk, hip hop e reggae con un energia tale che non ti permette di rimanere fermo nemmeno un secondo per tutta la durata del concerto.
Tormento e Fish sono in gran forma, forti della maturazione ottenuta negli anni dalle proprie esperienze personali e visibilmente divertiti nel fare ciò a cui erano probabilmente destinati: tornare a suonare insieme.
La scaletta del concerto dei Sottotono
La scaletta è molto intensa e contempla quasi tutti i brani del nuovo album Originali, le grandi hit del passato ed un paio di brani inaspettati che i fan di vecchia data hanno particolarmente apprezzato.
Non c’è amore
Ti bacio ancora mentre dormi
Spirituality
Mezze verità
Amarti, rispettarti
Cronici 2021
Altrove
Cambi colore al cielo
Tranquillo
Dimmi di sbagliato che c’è
Solo lei ha quel che voglio (con Danny Losito)
Come la prima volta (con Stash & Jake La Furia)
Mai più
Stando alle regole
Buone vibes
Mastroianni
La mia coccinella
Poco male
La conclusione del concerto
Sul palco inoltre anche alcuni ospiti, quali Danny Losito in “Solo lei ha quel che voglio” e Jake La Furia e Stash in “Come la prima volta”. C’è anche spazio per la sempre eterna “Dimmi di sbagliato che c’è ”, in versione decisamente più funk di come la ricordavo, brividi. Il concerto dovrebbe chiudersi con “Mastroianni” il singolo dell’ultimo album ma il pubblico rumoreggia e i Sottotono non hanno la minima intenzione di fermarsi ai dettami della scaletta. Rientrano sul palco ed eseguono “La mia coccinella”.
Il peccato originale è stato perdonato, probabilmente non è mai esistito, ciò che conta è cantarla a squarciagola tutti insieme. C’è ancora tempo per “Poco Male”, l’ultimo singolo di “Originali”. Il concerto è finito, usciamo dall’Alcatraz un pò più romantici ed un pò più anni 90…ma in fondo eravamo li per questo.