Ciao Willie, come stai?

“Tutto bene grazie, in quel di Palermo in questo momento”

Per prima cosa, complimenti per “Pornostalgia” perché ho trovato un album pieno di cose belle, dalla produzione e scelta dei suoni, ai testi e di conseguenza ai temi trattati che sono spunto di riflessioni. Mi piacerebbe parlare di “Ufo” , una delle mie tracce preferite che apre l’album 

Sono sul mercato e pochi cazzi ha le sue regole, 
la musica è un prodotto, ne sono consapevole, 
ma vecchio qui il livello è vomitevole e io non voglio cedere 
che se lo fai una volta sei colpevole.
Quindi no, non mi fido che tu stia salvando il mondo 
finché hai quella multinazionale che ti fa da sponsor 
col logo prima rosa, poi verde, poi arcobaleno 
e intanto chi lavora lo paga sempre meno.

Fai fatica a non cedere a determinati standard che propone , o impone il mercato?

“Ma guarda io ho la fortuna di non essere portato a fare determinate cose quindi anche quando ci ho provato ho visto che non è la mia strada, intendo dire, fare musica in un certo modo, non che non sia giusto farla, è che proprio non sono capace e quindi in realtà mi rendo conto che comunque per stare all’interno del mercato bisogna seguire delle regole, le regole sono quelle che ci vengono comunque raccontate dai numeri, dalle classifiche e tutto quanto ed è giusto perché il mercato in quanto tale ha le sue regole. Io voglio solo ribadire il concetto che, se ripenso ai motivi per cui ho iniziato a fare questo lavoro non voglio cedere a determinati compromessi ecco, tutto li, non che sia sbagliato farlo è che io però ho iniziato a fare questo lavoro per dei motivi che ho ben presenti e cedere a certi compromessi vorrebbe dire in un qualche modo abdicare ai motivi per cui faccio questa roba.”

E direi che un motivo d’orgoglio per il fatto che sei lì a raccontare questo nuovo album mantenendo una certa coerenza, tanta roba no? 

“Guarda anche lì, io davvero la coerenza la mantengo per me stesso, non ho la pretesa che mi venga certifica per forza dagli altri o che mi venga detto in un qualche modo che sono migliorato o all’altezza delle aspettative io la coerenza la mantengo perché in un qualche modo come dico anche in “Diventare grandi”  devo questa cosa al ragazzo che ha iniziato a farlo questo lavoro e quindi sono già stato abbastanza fortunato nella vita, non posso nascondermi e di conseguenza penso di potermi permettere anche il lusso di non cedere a tutti tutti i compromessi che mi propongono perché se no tanto valeva rimanere in ufficio.”

Quanto è rimasto di quel ragazzo che ha iniziato? 

“I motivi per cui lo faccio sono gli stessi, che è già qualcosa, però sono cambiato, nel senso che sono passati tanti anni si cresce, si cambia, io mi sono licenziato nel 2014, avevo 29 anni adesso vado per i 37 evidentemente in questi 8 anni un essere umano cambia molto, sono successe tante cose, io arrivo anche da Sanremo ed altri episodi della mia carriera che mi hanno messo a confronto comunque appunto con il fare questo lavoro a livelli anche molto alti e quindi sono cambiato perché le esperienze ti cambiano, ti formano e ti crescono però i motivi sono gli stessi, io in questo disco in particolare ribadisco che le motivazioni che ho quando scrivo sono le medesime che avevo al tempo anche se la mia vita è cambiata nel tempo”

Il disco è stato anticipato da Fare Schifo con la collaborazione con Michela Giraud ho apprezzato molto la parte in cui dici 

Se non fai numeri la gente non ti calcola,è una repubblica fondata ormai sull’algebra. 
Ma metti che ora i social vanno giù e di colpo non sei più un artista, influencer, attivista, o qualunque cosa hai scritto nella bio. 

Sembra una frase buttata a caso e un po’ per ridere, ma è tristissima…

“È un po’ triste nel senso che purtroppo siamo abituati a pensare all’arte e l’attivismo anche in certi casi come una performance che si deve rispecchiare nel raggiungere il maggior numero di persone possibili e creare interazione nel senso nella pura logica dell’algoritmo e dei social network, di nuovo non è sbagliata a prescindere però secondo me si perde un po’ il  senso sia dell’arte sia dell’attivismo nel cercare di avere una solo risposta numerica  in ciò che facciamo e quindi io cerco solo di ribadire che non possiamo basare tutto solo sui numeri perché è una visione molto basta sull’economia, nel senso, sul meccanismo per cui hai ragione solo se guadagni un euro in più di quello che hai guadagnato ieri ed è un meccanismo che non è sostenibile a lungo termine proprio nella vita normale e non lo è sicuramente nell’arte e nella partecipazione sociale ecco”

In “All can you hit” sottolinei che la parentesi sanremese, rimarrà una parentesi. A distanza di tempo , che ricordo hai? Cosa hai elaborato a mente fredda di quella esperienza?

“Guarda che ho un bellissimo ricordo perché poi con il tempo ho anche metabolizzato e rivissuto nella mia mente per quello che è stato perché sai quando sei dentro c’è talmente tanta roba da fare che te ne perdi dei pezzi, io sono contento ho fatto il massimo che potevo fare, la canzone è stata anche molto capita, ho vinto il premio della critica che non mi aspettavo di vincere quando mi sono avvicinato al Festival quindi ne ho un ricordo molto positivo, è stata propio una bella esperienza proprio formativa a livello professionale, altrettanto penso che sia comunque un’esperienza e come tale non vorrei neanche abituarmici, cioè mi piace fare il lavoro come sono abituato a farlo quello è un contesto nel quale ci sono tante regole in più nel senso che c’è anche la televisione di mezzo ci sono i meccanismi di intrattenimento televisivo che fanno giustamente differenza perché il contesto è quello. Mi è anche andata di lusso quindi perché rischiare una seconda volta”

Anche perché se hanno voglia di rivederti c’è sempre Rai Play

“C’è sempre Rai Play, qualcosa si trova, se vuoi rivedermi basta rivedere quello che ho già fatto, tornare lì sarebbe comunque complicato io non sono, come dire, non sono convinto che sia il mio posto ma non che non abbia avuto senso partecipare, anzi, è stato bello e mi è servito, al casinò bisogna andare via quando stai vincendo se no rischi di perdere tutto poi” 

La felicità è un furto , ma quanto ti piacerebbe davvero che la tua squadra del cuore, il toro, facesse un’impresa come quella di Ranieri con il Leicster? Che tra l’altro ieri è stato eliminato dalla roma in confederation league

“Sarebbe molto bello, non la vedo all’orizzonte una possibilità del genere ma poi sai anche quel tifo calcistico a me  mi ha insegnato che ci si può anche accontentare, io ho il buon ricordo della trasferta a Bilbao nel 2015 però in realtà abbiamo vinto solo una partita siamo usciti la partita dopo con lo Zenit, però sai il tifo mi ha insegnato che ci si può accontentare della propria dimensione non per forza puntare ad essere primi in classifica, perché per essere primi in classifica, esattamente come accade nel calcio bisogna poi rispettare tutta una serie di meccanismi che non per forza rendono migliore la percezione del tifoso” 

Belotti potrebbe essere un  po’ come Wardy?

“Beh in un certo senso, beh Wardy ha una storia meravigliosa, quel Leicester era poetico non solo per il miracolo ma anche per giocare in quel posto, da appunto Wardy ne è un esempio ma lo stesso Ranieri in panchina è un esempio di perseveranza, di partire dal basso e mantenere l’autenticità in ciò che si fa quindi è stato bello, lo cito proprio perché oltre al miracolo sportivo ci sono una serie di storie che sono molto belle da raccontare.” 

Poi smetto di parlare di calcio, ti piace Juric?

“Molto e anche lui mi sembra una persona autentica e reale e quindi sono contento poi mi sembra anche uno preparato a fare il suo lavoro e questo è sempre positivo, quest’anno ha fatto un bel lavoro, speriamo che il prossimo migliori ancora”

Sei ti dico, “caro Willie tiette forte, la felicità non è mai un furto, piuttosto è un bel risarcimento”

“Ti dico quella è una frase di Emanuela Fannelli e secondo me è la frase più bella del disco quella con cui conclude il suo monologo ed è divertente perché un po’ è riuscita a condensare in quei due minuti tutta la sua poetica nel riuscire a prendere in giro tutti i ruoli, sia il mio che il suo, ed è stato divertente e mi piace molto l’idea di aver nel disco, oltre lei che lo fa in maniera magistrale, altri ospiti che in realtà sono nel disco per creare un contraddittorio per ampliare un punto di vista e certe volte capovolgerlo proprio, nel caso di Emanuela lei capovolge totalmente il senso della canzone precedente, in altri casi, per esempio Samuel è lì perché io gli faccio delle domande e lui mi risponde che non ha risposte, Jake La Furia e Speranza sono in un brano che parla di denaro e capovolgono più volte il punto di vista con cui io ho iniziato il disco e a me piaceva l’idea di avere nel disco un contraddittorio, nel senso che siamo un po’ disabituati a parlare con chi non la pensa come noi, abbiamo un po’ paura di farlo perché il confronto è molto forte ultimamente, molto polarizzato allora a me piaceva l’idea di mettere nel disco persone che non per forza la pensano come me, proprio per dare l’idea del confronto tra amici.”

Partendo dal presupposto che non ti fidi di giornali e governo , Quale sarebbe il mondo  su misura (tutto per te) da cui poi non esci più? 

“Io non lo vorrei un mondo così, mi rendo conto però che intorno a me vedo persone che molto spesso vivono in una bolla fatta di confronto solo con chi gli da ragione, di lettura di giornali solo perché sai che daranno ragione al tuo punto di vista ed è di nuovo il discorso che facevamo poco fa della mancanza di confronto con idee diverse dalla nostra, quindi in realtà mi fido poco, ovviamente, non mi fido dei politici e meno ancora dei banchieri, però altrettanto penso che sia necessario comunque imparare il confronto e quindi a me spaventa l’idea che per stare bene con me stesso devo chiudermi in una bolla di persone che mi danno ragione, io mi circondo anzi di persone che mi danno più spesso torto che ragione perché mi serve per crescere e mi fa paura la bolla in cui spesso vedo vivere le persone attraverso i social e non solo, anche nella vita vera”

Possiamo quindi dire che in questo album tra rabbie e rassegnazione vince il dubbio? 

“Senza dubbio, no però in realtà il sentimento prevalente è appunto l’incertezza ma non nel senso che “oh mio Dio, cosa ci succederà” più che altro farmi domande su come sto, su come mi pongo e come sto nei confronti del mondo che cambia intorno a me, sia nella società, cioè, arriviamo da due anni complicati finita la pandemia, o meglio, usciti un po’ dalla pandemia ci affacciamo ad un momento in cui si torna a parlare di guerra in Europa che insomma non succedeva da tanto tempo, poi ci sono una serie di domande che mi faccio a livello personale appunto anche nel rapporto sul lavoro, quindi, si tutto il disco gira in torno alle domande e la domanda principale è “ma io, qual è il mio posto in questo contesto qui? Ha senso che io faccia questo? Devo cambiare? Sono già cambiato rispetto a quello che volevo e che mi aspettavo?” insomma le domande sono anche molto personali infondo

I colori della  scritta “Pornostalgia” sono quelli dei colori di Porn Hub. Oggi cos’é porno? 

“Non credo che l’abbiano fatto apposta i grafici. Oggi la nostalgia in certi casi è molto porno, il cibo è porno evidentemente, il food porn è proprio una categoria molto cercata anche su internet. È porno tutto quello che ci genera un’eccitazione visto che siamo sempre un po’ disabituati alla condivisione con gli altri reale, nella vita vera, cioè con gli altri uscendo di casa, siamo più abituati alla condivisione attraverso uno schermo quindi secondo me è porno tornare alle radici, è porno tornare all’autenticità, la trattoria è un concetto molto porno secondo me, il bere il vino, la tovaglia a scacchi bianca e rossa, quel tipo di vita lì secondo me è porno, il formaggio ed un bicchiere di vino sono molto porno”

Quali sono le giornate che ti rendono  triste e incazzato ma non sbagliato?

“Guarda in questi due anni sono state tante, anche appunto rendermi conto che non so se ho voglia di dire la mia in un contesto anche nel quale su un tema come la guerra non si riesce a fare un discorso un po’ più approfondito e ci si divide in due grandi squadre avversarie tra loro che si insultano ed è difficile perché è un tema molto profondo che tocca tanti punti anche umani proprio delle persone che loro malgrado subiscono questa cosa sulla loro pelle che sarebbe il caso di prenderci un po’ più di tempo per pensare prima di dire la nostra e quello è il motivo per cui sono più stufo ed incazzato in generale e anche in “Ufo” parte dicendo quella cosa lì, che sono stufo, sono stufo perché faccio fatica, non so se abbia più senso cercare la profondità quando in realtà quello che conta è essere i primi a dire qualcosa”

Mi sarebbe piaciuto iniziare questa chiacchierata dicendo una parola, rischiando che però avrebbe preso poi una  piega sbagliata quindi provo ad usarla ora nei saluti finali..RESILIENZA

“Dai però è un po’ abusata questa parola, è un peccato più che altro per la parola che ha un’etimologia particolare, la resilienza vuole che torniamo uguali a noi stessi dopo aver subito un urto, io vorrei da me stesso che dopo un urto, qualcosa di grosso che mi è successo, che io fossi diverso da com’ero prima, non per forza migliore ma che quest’urto sia servito a qualcosa, se torno perfettamente identico a com’eri prima di subirlo in realtà non ho vissuto quello stesso urto e allora la vita non ha più senso di essere vissuta”

Come procede il rapporto con i social?

“Ma guarda, sono un mezzo, io li uso come mezzo per poter diffondere ciò che faccio, non sono mai stato uno che racconta molto di se attraverso i social ma perché preferisco farlo attraverso le canzoni ma più che altro perché riesco a metterci un po’ più di poesia, insomma mi sembrano un po’ più interessanti le storie raccontate in una canzone che non con una storia su Instagram ma perché io non sono capace di usare quel mezzo lì però sono convito che sia un mezzo che stiamo imparando tutti a conoscere sempre meglio e quindi credo che arriveremo ad un unto in cui li sapremo usare nel migliore dei modi, bisogna ancora fare un lavoro su noi stessi per usarli bene fino in fondo secondo me.”

Cosa mi dici della voglia di tornare live?

Che non vedo l’ora, l’anno scorso abbiamo suonato noi però tutti seduti con le mascherine è stato alienante a tratti, non vedo l’ora ma come adesso sono in giro a fare gli incontri di presentazione del disco che mi permettono di parlare con le persone e confrontarmi in maniera anche molto paritaria che è un’altra cosa che mi mancava molto. Non vedo l’ora di tornare sui palchi e spero che la gente abbai la stessa voglia che ho io di partecipare ma penso di si perché i concerti che ho visto ultimamente hanno tutte persone molto calde sotto il palco quindi a giugno ripartiremo finalmente e non vedo l’ora”

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