Una vera e propria icona del mondo della musica, fondatore della Arista Records, della J Records e membro della Rock & Roll Hall of Fame in qualità di professionista del settore. Clive Davis, nonostante i suoi 90 anni, è ancora una delle personalità più influenti dell’industria musicale contemporanea. Se oggi abbiamo il piacere di ascoltare voci come quella di Alicia Keys e Whitney Houston, è proprio grazie alle buonissime intuizioni di Davis, che ha ha saputo scommmettere sul talento e sui più giovani.

La sua è una famiglia molto umile e di origini ebraiche. Clive cresce a Brookyln, uno dei quartieri più vasti e popolari della Big Apple e si diploma alla New York University College of Arts nel 1953, oltre a ricevere un diploma superiore in legge dalla Harvard Law School. L’incontro con la musica avviene dopo aver iniziato a lavorare presso uno studio legale, che annoverava tra i suoi clienti la CBS Recording. La sua assunzione nel dipartimeno legale della Columbia Records, legata proprio alla CBS, gli ha permesso di conoscere un lato interiore di sé che non aveva mai esplorato prima di quel momento: un grande amore per la musica e un grande fiuto per gli affari.
Nel 1967, diventa ufficialmente Presidente della CBS Records e inizia a svolgere l’attività di scouting in parallelo, ascoltando le nuove generazioni di musicisti e partecipando a diversi festival locali. Grazie a lui, firmarono dei contratti discografici artisti del calibro di Santana, Janis Joplin, Billy Joel, Bruce Springsteen, gli Earth, Wind & Fire e i Pink Floyd. Se in passato pubblicare musica rock non era un’azione contemplata dalle major statunitensi, l’ingresso di Clive Davis ha rimescolato le carte in tavola e ha garantito un raddoppio della presenza sul mercato in soli tre anni.
Il licenziamento dalla CBS e il lancio delle proprie label
Un’inchiesta governativa su una serie di irregolarità finanziare condotte dalla CBS, lo porta al licenziamento. Questa occasione rappresenta un punto di svolta nella carriera del produttore, che viene assunto dalla Columbia Pictures come consulente per tutte quelle iniziative legate alla discografia della compagnia e alla loro regolamentazione. A partire dagli anni ’70, Davis fonda la sua label: Arista Records, inglobando tutti i talenti sotto contratto con la Colgems Records, la Bell Records e la Colpix Records. L’etichetta divenne un riferimento per numerose star, spaziando dal pop, al country e al rock, senza porsi dei vincoli e senza il pensiero di fare una mossa sbagliata con delle pedine allo sbaraglio.
All’interno di Arista Records passavano solo i grandi nomi del momento: Dionne Warwick, Annie Lennox, i rapper anni ’90 The Notorious B.I.G. e Sean “Puffy” Combs, le TLC, Aretha Franklin, la Sacerdotessa del Rock Patti Smith, Monica (del duo Brandy & Monica), gli Ace of Base e la già menzionata Whitney Houston. Quest’ultima fu la vera scommessa in casa Artista e finì immediatamente sotto l’ala protettiva del suo mentore. Con lei, Clive Davis ha vissuto tutti gli alti e bassi della sua carriera: dall’esordio alla consacrazione come la “voce più bella d’America“, passando per i film, la dipendenza e gli abusi del marito, fino alla morte poco prima della cerimonia dei Grammy Awards nel 2012. «Con me in quegli ultimi anni camuffava la sua dipendenza, indossava gli abiti più belli e preparava la voce prima di incontrarmi. Sapeva quanto fossi esigente, quanto volessi da lei essendo una vera meraviglia In quegli anni bui non riuscivo nemmeno a vederla così magra, sofferente e devastata. Mi faceva troppo male. Le scrissi una lettera offrendole ancora una volta il mio aiuto e quando lei nel 2007 mi disse di essere di nuovo pronta a tornare sulle scene accettai. Purtroppo la sua battaglia non era finita e ha trovato la pace solo cinque anni dopo. Io, però, sono ancora qui a dichiararle il mio amore“.
Nel 2000, in segutio ad alcune divergenze creative con i proprietari dell’Arista sulle modalità di gestione dell’etichetta, il discografico fonda la J Records e mette sotto contratto quella che sarebbe diventata a protegée di Whitney in persona: Alicia Keys. La sua formazione classifica, la sua scrittura e la sua vocalità, lo portarono a puntare tutto sulla stella newyorkese. L’uscita del singolo “Fallin” cambiò per sempre il corso della storia musicale dei primi 2000, aprendo la strada per la commercializzazione dell’R&B con venature pop e soul.
“Clive Davis: The Soundtrack of Our Lives“
Nel 2017 è uscito su Netflix un documentario dedicato al magnate della musica e ai suoi oltre 50 anni di carriera in un panorama perennemente in discussione con sé stesso, ricco di interviste agli addetti ai lavori, ma soprattutto agli artisti più rappresentativi della sua sterminata scuderia. Diretto da Chris Perkel e prodotto da Ridley Scott, è stato presentato al Film & Music Ischia Global Fest, prima proiezione a seguire l’ apertura del Tribeca di New York. Durante la serata, Clive riceve una standing ovation e anche le chiavi dell’isola. Poi si commuove ripercorrendo la sua vita attraverso la voce di chi lo ha vissuto quotidianamente.
Vengono nominati anche i suoi famosissimi party pre-Grammys: «I miei pre-Grammy party erano più importanti dei Grammy stessi. Riunivo tutta la famiglia della musica. Quella notte terribile [quando Whitney venne a mancare] decisi di non farne niente, ero devastato, l’ avevo vista da poco, mi aveva accompagnato a ritirare un premio e aveva cantato come una dea. Poi capii che la musica doveva andare avanti. Feci un discorso dal palco e per la prima volta vidi che veramente ci volevamo tutti bene. Questa vita incredibile iniziò ufficialmente con Janis Joplin, la prima artista che misi sotto contratto e che mi invitò al Monterey Pop Festival».
Riguardandosi indietro, Davis stesso si stupisce di come la musca possa avergli cambiato la vita in meglio: «Mai avrei immaginato di avere orecchio musicale, mai. E neppure un talento per capire talenti altrui. Venivo da una famiglia povera ebrea e come tale avrei dovuto fare l’avvocato. Noi ebrei facevamo così. Da lì non ho mai smesso fino ai Maroon 5, Alicia e alle giovani Kelly Clarkson e Carrie Underwood, vincitrici del talent show American Idol».