sneakerella disney

Disney sta diventando troppo politically correct?

La recente uscita del retelling della fiaba di Cenerentola su Disney + (Sneakerella) ci ha fatto pensare a come anche il mondo delle favole stia cambiando per una società “troppo” politically correct.
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Sneakerella è da poco approdato sulla piattaforma digitale della Disney ed è molto diverso da tutti i remake che sono stati fatti della fiaba diventata popolare grazie a Perrault e ai Fratelli Grimm (Off topic… Ma lo sapete che in realtà la Cenerentola originale è ambientata a Napoli!? Già, scritta in napoletano da Giambattista Basile nel 1634 circa e ambientata nell’allora Regno di Napoli). Torniamo al nuovo remake, qui Cenerentola diventa un lui: El, originario di New York che sogna, come dice il titolo, di diventare designer di scarpe. La sua vita cambierà quando conoscerà Kira, figlia di un ex cestista e in quel momento imprenditore e proprietario di un’azienda di sneakers leader del settore.

Ci piace che la nostra società sia sempre più inclusiva, ci piace che sia dia spazio a quelle che chiamiamo minoranze (e che continueranno ad essere tali se la società le considera tali e ne parla effettivamente come “minoranze”, quando in realtà non dovrebbero essere nient’altro che la normalità) e ci piace anche il politically correct ma forse ci stiamo spingendo un po’ troppo oltre?

Tutti siamo cresciuti con i cartoni della Disney e solo in questi ultimi anni ci vengono a dire che Biancaneve è diseducativo perché la principessa riceve un bacio senza essere consenziente… Ma tutto bene? La critica parte dalla penna di due giornaliste di San Francisco e, in particolare, criticano il film del 1937: “Le dà il “bacio del vero amore” per liberarla dall’incantesimo, ma è un bacio che le dà senza il suo consenso mentre lei dorme. Solo che se una persona non sa che sta accadendo non può essere vero amore. Il vero amore… Ma tanto il vero amore esiste davvero? Una bella fiaba che ci insegnano da bambini, come l’arrivo del principe azzurro, la polvere magica che ci fa volare e gli animali magici nelle foreste… Delle fiabe bellissime e fa niente se non sono realtà, lasciamo ai bambini il diritto di sognare.

In ogni caso pare che la Disney stia cercando di dosare la propria fantasia aprendosi sempre di più ad una realtà dettata dal politically correct, perché ormai bisogna dosare con il contagocce ogni singola parola e cosa. Karey Burke, presidente della società, ha affermato di voler rendere i cartoni del colosso dell’intrattenimento sempre più inclusivi, a partire da quelle “minoranze” (anche se a noi non piace per niente chiamarle così) facenti parte della comunità LGBTQ+ e quelle vittime di razzismo per qualsiasi tipo di “diversità”.

E per ripararsi dagli insulti dei paladini del politically correct Disney cosa fa? Dallo ottobre 2020 decide di inserire un avvertimento, prima dei classici caricati sulla loro piattaforma online, sulla presenza di contenuti razzisti e stereotipati. I classici incriminati? Dumbo, Il Libro della Giungla e colui che insegna a tutti i bambini a volare sognando, il povero Peter Pan.

É più che giusto che un colosso come Disney, il migliore amico dei bambini, regali loro dei cartoni, come piace chiamarli a tutti, più inclusivi, ma è folle che si dica che i cartoni classici diventino diseducativi per loro per una serie di motivi. Dove sta la follia? Un bambino cresce con dei genitori alle spalle, un bambino non vede le differenze, a lui non fa paura il “diverso” anzi lo incuriosisce, un bambino non si fa troppe domande sul perché una determinata cosa è così, anzi se le fa ma non si aspetta una risposta troppo pretenziosa… Ai bambini basta sognare con i cartoni della Disney e con i personaggi che riesce a creare che, da sempre, diventano i loro migliori amici fino a quando cresceranno. Il cartone animato è un’ora di sogno, di divertimento e di spensieratezza, non è vita.

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