É davvero una delle figure più enigmatiche nell’industria musicale, per chi non vive il mestiere in prima persona l’A&R si limita ad essere qualcuno che scopre e cura l’immagine di un artista emergente, spesso (negli ultimi anni) scoperto sui social. Dietro la figura dell’A&R però c’è molto di più e noi oggi vogliamo provare a spiegarvelo meglio.
“Essere un A&R è molto più che firmare talenti. Non sei la persona dei film con gli occhiali da sole e le targhe sul muro dello studio. È davvero un lavoro e un impegno 24 ore su 24, 7 giorni su 7, e devi essere davvero appassionato del tuo artista, della società o dell’etichetta per cui lavori e di tutte queste cose“.
Partiamo dall’acronimo, per che cosa sta? A&R significa Artist & Repertoire e possiamo davvero dire che la persona che se ne occupa è un po’ un cane da tartufo per nuovi talenti, ma oltre a questo fa molto di più. La scoperta di un talento è solo l’inizio del processo di crescita e maturazione artistica che l’artista deve fare seguito appunto dal suo A&R.
Quando si scopre un talento lo si presenta all’etichetta e poi non si abbandona, lo si deve seguire in tutto il suo processo di crescita creativa e artistica, lo si deve modellare. Un A&R deve avere conoscenza di tutti i campi del music business perché ci avrà sempre a che fare: dalla produzione di musica in studio, fino al marketing e alla promozione per farlo conoscere al pubblico. Sicuramente, come tutte le figure professionali dell’industria dell’intrattenimento, anche questa si è evoluta con l’avvento dei social e delle nuove tecnologie, anche la pandemia ha svolto un ruolo fondamentale.
Se prima la cosa preferita dell’A&R era andare a concerti di artisti emergenti o a festival praticamente sconosciuti al grande pubblico per scovare nuovi talenti da far crescere, il loro palco preferito in tempo di pandemia sono diventati i social. Sono sempre di più gli artisti che scoppiano a partire dalle loro camerette caricando dei video su TikTok, senza passare da talent show, da giovanissimi riescono già a firmare contratti importanti con le major discografiche. Un esempio in Italia? Matteo Romano, il video di uno snippet del suo inedito “Concedimi” diventò virale e, ad un anno di distanza, si è ritrovata in gara tra i big del Festival di Sanremo. Mica male!
Ti capita mai di ascoltare rapper o cantanti indie super emergenti su Spotify e dire “Questi spaccheranno” e poi hanno spaccato davvero? Se vuoi avventurarti nell’industria musicale allora potrebbe essere il campo per te, me riprendendo la citazione iniziale, fare l’A&R è tutt’altro che una passeggiata!
Ma allora quali sono le qualifiche per “A&R wannabe“? Sicuramente la passione per la musica, ma questo è sottinteso, e accanto a questo essere in grado di avere nei confronti di questa uno sguardo critico e tecnico abbastanza oggettivo. Come dicevamo un A&R deve avere a che fare con praticamente tutti i campi del music business, quindi conoscere l’industria in modo completo non sarebbe male (ed ecco perché abbiamo iniziato la rubrica Music Industry for Dummies). Inoltre dovrebbe essere fondamentale conoscere il diritto della musica, l’analisi dei dati e perché no, anche la storia della musica, che è sempre importante.
Sottolineiamo anche che un A&R non lavora per forza in un’etichetta discografica. Pensiamo ai talent show per esempio, anche lì ci sono delle belle squadre di scout A&R, che hanno forse meno responsabilità di un direttore A&R di una major, ma possiamo comunque chiamarli così ed è un buon punto di partenza per imparare a muoversi in un’industria che è una giungla.