Robbie Williams

Robbie Williams: 25 anni di successi da celebrare

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Ci sono degli artisti a cui siamo particolarmente legati? Ma certo che si, artisti con i quali siamo cresciuti, artisti che a loro insaputa ci hanno salvato e aiutato in momenti difficili della nostra vita grazie ai loro brani, artisti che vorremmo non smettessero mai di fare musica. Non perché siamo egoisti sia chiaro, o forse un pò si, ma perché oggi credo sia molto più difficile trovare dei punti di riferimento data la velocità con la quale esce la musica: la playlist “New Music Friday” di Spotify insegna. Ecco a proposito di artisti che non vorremmo smettessero mai di tenere in mano un microfono, tra questi c’è sicuramente Robbie Williams, leggenda made in Britain che nel mondo ha venduto una cosetta come 80 milioni di dischi e che a settembre, il 9 per essere precisi, torna con un progetto corposo che farà felici tutti i suoi fan: si chiama “XXV”, venticinque in numero romano, ed è un nuovo album che celebra i suoi anni di carriera da solista.

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Cover di “XXV” di Robbie Williams

Da “Millennium” a “Strong” passando per “She’s the One” e “Rock Dj”, XXV è un greatest hits dei brani più significativi della carriera di Robbie Williams in una versione orchestrata da Jules Buckley, Guy Chambers e Steve Sidwell e ri-registrata con la famosa Metropole Orkest, orchestra pop e jazz con sede nei Paesi Bassi considerata come la più importante al mondo per il suo genere. Come sono stati scelti i pezzi? “Molto semplice, ho scelto quelli con il numero di ascolti più alto su Youtube”, questo è ciò che ha detto il buon Robbie in diverse interviste durate la presentazione del progetto. Piccola curiosità? Di “XXV” è già disponibile su tutte le piattaforme musicali la nuova versione di “Angels”. Qui sotto il video ufficiale.

“Angels” da “XXV” di Robbie Williams

Venticinque anni di carriera solista, venticinque anni dal suo addio ai Take That, tutti racchiusi in un unico album che al suo interno includerà anche quattro inediti: “Lost”, “Disco Symphony”, “More Than This” e “The World and Her Mother”. La versione Standard di “XXV” contiene diciannove brani mentre quella Deluxe dieci in più.

Questa la TRACKLIST di “XXV”:

1. Let Me Entertain You
2. Come Undone
3. Love My Life
4. Millennium
5. The Road To Mandalay
6. Tripping
7. Bodies
8. Candy
9. Supreme
10. Strong
11. Eternity
12. No Regrets
13. She’s The One
14. Feel
15. Rock DJ
16. Kids
17. Angels
18. Lost
19. Nobody Someday

In aggiunta nella versione Deluxe:

20. Lazy Days
21. Hot Fudge
22. Sexed Up
23. More Than This
24. Disco Symphony
25. Better Man
26. Home Thoughts From Abroad
27. The World and Her Mother
28. Into The Silence
29. Angels (Beethoven AI)

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Robbie Williams

La passione ereditata dal padre, gli esordi con i Take That e la voglia di “sfondare” da solo

Una carriera sorprendente quella di Robbie Williams, che a soli 10 anni sogna di fare l’artista osservando attentamente le esibizioni del padre Peter Williams, attore teatrale e comico meglio conosciuto con lo pseudonimo di Pete Conway. Un sogno quello del giovane Robbie che parte dall’istruzione: studia prima alla St Margaret Ward Catholic School di Tunstall, una delle sei comunità che forma la città di Stoke-on-Trent, luogo nel quale è nato situato nello Staffordshire in Inghilterra, successivamente la scuola di ballo UKDDF, dove partecipa a diversi spettacoli, tra questi anche ad un adattamento del romanzo di Oliver Twist.

Il vero banco di prova, quasi come un segno del destino, arriva quando la madre di Robbie, Theresa Janet Farrell, nota leggendo dei giornali che cercano nuovi membri per mettere i piedi una band: siamo nei primi anni ’90, Robbie Williams ha soli 16 anni, ma comunque ci prova e ottiene il posto. Nascono i Take That, Robbie è il più giovane, e con lui ci sono Gary Barlow, Howard Donald, Mark Owen e Jason Orange. Il successo è planetario: album come “Take That & Party”, “Everything Changes” e “Nobdy Else”, insieme a singoli di successo come “Pray”, Relight My Fire”, “Everything Chages” e “Babe” hanno letteralmente consacrato questi ragazzi, facendoli diventare delle vere e proprie icone. L’ascesa è inarrestabile, a tal punto che agli stessi concerti dei Take That si verificano dei veri e propri fenomeni di isteria di massa, un pò come accadde negli anni ’60 con i Beatles con la famosa Beatlemania, che poi venne identificata come fenomeno sociologico equivalente ad una sorta di adorazione incondizionata dell’artista. La band si gode il suo periodo di massimo successo, ma Robbie non ce la fa: il rapporto con la band, l’insofferenza alle regole imposte dal manager Nigel Martin-Smith e forse anche il ruolo da leader invidiato a Gary Barlow lo tradiscono, trascinandolo in un baratro profondo, fatto di droghe e alcol.

L’addio alla band, il buio e la rinascita grazie all’amico Elton John

Gli anni a cavallo tra il ’94 e il ’97, quando poi iniziò ufficialmente la carriera da solista di Robbie Williams, sono stati i peggiori della sua vita, con alcol e cocaina all’ordine del giorno: nel novembre del ’94 l’abuso di droghe era arrivato ad un punto che rischiò l’overdose poco prima di un’esibizione della band agli MTV Europe Music Awards di Berlino.

Il costante rifiuto delle sue idee, la leadership di Gary Barlow riconosciuta da tutti e la richiesta di risolvere i problemi di tossicodipendenza portarono Robbie Williams a lasciare la band nel luglio del 1995, una scelta che portò i Take That a promuovere senza di lui l’album “Nobody Else” e poi a dividersi definitivamente alla fine di quello stesso anno. Questo periodo di crisi, buio e depressione durò per un pò di tempo, fino al 1997 quando finalmente Robbie, grazie all’aiuto dell’amico Elton John decise di disintossicarsi andando in rehab.

Qui sotto una parte dell’intervista che Robbie Williams fece circa tre anni fa al famoso talk show britannico Jonathan Ross Show, dove ricorda il disagio di quel periodo, di quando durante una festa a casa di Bono Vox scambiò una finestra per un quadro e di quando finalmente grazie ad Elton John capì che non c’era più tempo da perdere. Il periodo di cui parla è proprio subito all’inizio della sua carriera da solista, quando doveva recarsi in studio a registrare “Let Me Entertain You” e “Angels”, successi presenti nel suo primo album “Life Thru a Lens”.

“Life Thru a Lens”, la consacrazione e quella volta in bagno con Bono e George Michael

La carriera da solista del giovane Robbie Williams possiamo dire che iniziò ufficialmente nel giugno del 1996 con l’uscita dell’album “Life Thru a Lens”, nonostante prima di questo uscì anche una cover di “Freedom”, hit dell’amico George Michael del 1990 contenuta nella compilation “In And Out of Consciousness: Greatest Hits 1990-2010”. A Londra Robbie incise così il suo primo disco e conobbe il compositore e produttore Guy Chambers, con il quale diede vita ad un lungo e fortunato sodalizio che portò alla scrittura di svariati brani di successo come “Rock Dj”, “Let Me Entertain You”, “Feel”, “Millennium” e l’eterna “Angels”.

C’è una curiosità che mi ha particolarmente colpito e che si lega alla nascita del primo disco: pare che a fine anni ’90, durante una festa, il buon Robbie si chiuse letteralmente in bagno con Bono Vox e George Michael per far ascoltare loro tre brani del disco “Life Thru a Lens” cantati a cappella, cercando di capire quali fossero le loro reazioni.

Disse: “Mi sentivo carico e fiducioso. Mettiamola così. Ero ad una festa, ad un certo punto prendo Bono e George Michael e li porto in bagno… non è come pensate! Li faccio sedere in questo grandissimo bagno e gli faccio ascoltare – a cappella – tre mie canzoni prese da “Life Thru A Lens”. Gli cantai “Old Before I Die”, “Ego A Go Go” e qualcos’altro. Lo riuscite a immaginare? Che siano benedetti per essere stati così gentili. Erano bloccati con un pazzo. Scusa Bono. Scusa George.”

La consacrazione di questo artista arriva con l’uscita del quarto singolo, “Angels”, il suo brano di maggior successo, con vendite che superano il milione e mezzo di copie in tutto il Regno Unito. Tanto per dare qualche numero oggi Robbie Williams è l’artista solista di maggior successo di questo paese, con il record di 18 Brits Awards vinti, incluso il Brit Icon Award per l’impatto che ebbe nel tempo la sua musica sulla cultura inglese. Un premio che nella storia hanno vinto solo artisti come Elton John e David Bowie.

Robbie Williams

Un’artista che ha sempre più fama, ma non negli Stati Uniti

È il 1998 quando Robbie Williams prende piena consapevolezza del suo potenziale e lavora al suo secondo album, “I’ve Been Expecting You” all’interno del quale troviamo hit come “Millennium”, “Strong”, “No Regrets” dedicata alla rottura con i Take That e “She’s The One”. Altro progetto che ottiene un enorme successo e che permette a Robbie Williams, anche grazie al tour, di aumentare la propria reputazione e credibilità in qualità di solista e di performer live. Realizzato il secondo album esce “The Ego Has Landed”, compilation che contiene i migliori brani dei suoi primi due dischi, ed è qui che i confini di Robbie si estendono: l’intenzione infatti è quella di ottenere lo stesso successo anche negli Stati Uniti.

Partecipa a diversi programmi come il Tonight Show di Jay Leno e il Late Show di David Letterman, ottiene anche una buona rotazione radiofonica dei propri pezzi ma nulla da fare, non riesce a sfondare nel mercato discografico americano. Anche “Millennium” e “Angels”, che gli permisero di ottenere un grande successo nel Regno Unito, negli Stati Uniti invece, una volta entrati nella Billboard Hot 100 non salirono oltre la 50esima posizione. Lo stesso Usher, in un’intervista rilasciata al The Sun nei primi anni 2000, disse che Robbie Williams non avrebbe mai sfondato in America, questo perché sì, viaggiava tanto, ma non lì, e in questo caso gli americani percepiscono questa sensazione dato che vogliono sentirsi sempre più vicini al proprio idolo.

Qui sotto l’intervista di Robbie Williams al Tonight Show con Jay Leno:

Da “Rock DJ” allo swing fino alla proposta dei Queen

Nei primi 2000 il buon Robbie decide di passare al pop rock con l’album “Sing When You’re Winning”, contenente il brano “Rock DJ”, il suo terzo singolo al numero uno che con quasi un milione di copie vendute è la seconda canzone che ottenne maggior successo dopo “Angels”. Interessante il video di questo brano che fece molto scalpore, dove si vede un giovane e fisicato Robbie Williams che per attirare l’attenzione di una dj inizia a spogliarsi ma poiché questa non si gira arriva a togliersi anche la pelle e gli organi che poi vengono gettati sulle ballerine. Diventando uno scheletro la dj si decide e lo segue in pista per ballare; un video forte che venne trasmesso in fascia protetta e che fu nominato agli MTV Europe Music Awards nella categoria “Best Video”. Contemporaneamente in questo stesso periodo, Robbie Williams venne scelto per registrare insieme ai Queen una nuova versione di “We Are The Champions” per il film “A Knight’s Tale”: Bryan May e Roger Taylor chiesero a Robbie di diventare il loro nuovo frontman, ma lui rifiutò non sentendosi all’altezza di una leggenda come Freddie Mercury, e così decise di concentrare le sue forze per realizzare un nuovo disco che aveva sempre sognato di fare: “Swing When You’re Winning”.

Un album di cover che contiene classici jazz e blues come “Ain’t That A Kick In The Head”, “Mack The Knife” o la delicata “Something Stupid”, cantata nel 1967 da Frank Sinatra e sua figlia Nancy per l’album “The World We Knew” e nella quale Robbie decise di farsi affiancare dalla bellissima Nicole Kidman, sulla cresta dell’onda dopo il successo del film “Moulin Rouge”. Da segnalare, e se ne avete occasione riascoltatela, anche “Beyond The Sea”, brano che ottenne un grande successo negli anni sessanta grazie alla voce di Bobby Darin, e che nella versione di Robbie Williams venne inserito nella colonna sonora del film d’animazione “Alla Ricerca di Nemo” del 2003.

Con “Escapology” fece la storia al Knebworth Park

Nel 2002 Robbie Williams pubblica il suo quinto album, “Escapology”, che divenne subito l’album più venduto in tutto il Regno Unito: nella copertina l’artista viene immortalato legato e a testa in giù proprio per rappresentare visivamente l’escapologia, l’arte e la capacità di liberarsi da costrizioni fisiche; a farlo spesso sono i prestigiatori. Il primo singolo “Feel” vendette una cosa come 4 milioni di copie diventando il suo brano internazionale più di successo, “Come Undone” invece fece lo stesso percorso di “Rock DJ” con il video che in questo caso venne censurato per immagini controverse che mostravano l’artista intento a fare un’orgia con donne e uomini. Un disco, “Escapology”, che a detta dello stesso Robbie Williams segnò l’apice della sua carriera e anche la storia della musica britannica: l’album venne promosso con il tour “Weekends of Mass Distraction Tour”, seguito da oltre 1 milione di fan e che vide il suo culmine nei tre concerti al Knebworth Park di Stevenage: ad ogni serata ci furono quasi 150.000 persone e questo evento Robbie lo commentò dicendo: “Per la prima volta nella mia vita, sono senza parole. Non ho mai visto niente del genere in vita mia… e dopo queste tre notti non credo che la Gran Bretagna vedrà niente di simile per molto tempo a venire

Fino a “Rudebox” tutto bene…

Il successo sembra non cessare per Robbie Williams: nel 2004 decide di fare un prospetto della sua carriera con la compilation “Greatest Hits”, al cui interno troviamo brani di successo come “Radio”, che debuttò al primo posto nella classifica inglese e “Misunderstood”, una ballata che ritroviamo anche nella colonna sonora del film “Che Pasticcio Bridget Jones”. Dopo poco tempo arriva l’album “Intensive Care” che Robbie scrisse a quattro mani con l’ex membro dei Duran Duran Stephen Duffy: questo venne lanciato da Berlino con un evento trasmesso in diretta nei cinema e nei teatri di tutto il mondo. Nel disco troviamo anche il singolo “Advertising Space”, tributo ad Elvis Preasley. Tutto sembra procedere a meraviglia, fino a quando non viene rilasciato “Rudebox”, settimo album di Robbie che vede una svolta nella musicalità dell’artista. Nel disco troviamo la collaborazione con i Pet Shop Boys e i rispettivi tributi a Madonna e David Bowie, ma nonostante lo stesso Robbie considerasse “Rudebox” uno dei suoi progetti meglio riusciti, questo venne stroncato dalla critica. Dopo lo straordinario successo di “Escapology” ed “Intensive Care” Robbie ricadde nel buio dell’alcol e della droga e decise di trasferirsi a Los Angeles, vivendo nell’anonimato.

Ritorno alle origini

Nel 2010 pubblica una doppia raccolta dal titolo “In and Out of Consciousness”, che racchiude i brani più rappresentativi della sua carriera. Raccolta che viene anticipata dal singolo “Shame” in duetto con Gary Barlow che poi darà il là, se vogliamo dirla così, al ritorno di Robbie nella band, anche se per poco tempo. Dopo quindici anni i Take That erano tornati al completo, e all’insaputa di tutti avevano realizzato anche un album segreto dal titolo “Progress”: c’è che dice che tutto questo sia stato fatto solo con fini commerciali, chi invece lo vede come un atto di amore verso il suo passato. Contemporaneamente all’uscita dell’album, nell’estate del 2011 la band intraprese un tour nei maggiori stadi del Regno Unito. Il “Progress Live” divenne il tour di maggior successo di tutti i tempi sia in Gran Bretagna che in Irlanda, superando anche il “Bad World Tour” di Michael Jackson del 1988. Nonostante il successo però Robbie decide di lasciare nuovamente la band nell’ottobre dello stesso anno, ma questa volta restando in ottimi rapporti con tutti gli altri componenti; Gary Barlow affermò che le porte per lui sarebbero state sempre aperte e ci furono anche diverse voci che volevano Robbie di ritorno per nuovi album e concerti, ma questo non accadde.

La ritrovata serenità

Dopo aver lasciato nuovamente i Take That, Robbie Williams firma per la Universal e incide un nuovo album dal titolo “Take the Crown”, come a volersi riprendere quella corona che per troppo tempo è rimasta senza un padrone. Il singolo di maggior successo è “Candy” che segna dopo otto anni il ritorno di una delle sue canzoni alla numero 1. Un disco “Take the Crown” che rilancia anche l’immagine dell’artista, più pulita e serena. Tanto serena che anche la Regina Elisabetta II decide di chiamarlo per aprire il suo Giubileo di Diamante il 4 giugno 2012. Qui sotto l’esibizione:

In arrivo un tour e un biopic

In occasione del lancio di questo nuovo album dal titolo “XXV” ci sarà un tour che toccherà diverse città del Regno Unito e l’Irlanda, ma anche la realizzazione di un documentario sulla vita dello stesso Robbie Williams. Un biopic dal titolo “Better Man”, come uno dei suo brani più famosi. Il racconto della vita della pop star più premiata nella storia del Regno Unito sarà diretto da Michael Gracey (“The Greatest Showman”) e ovviamente includerà il meglio della carriera dell’artista: dai successi con i Take That a quelli più recenti come solista. Secondo alcune indiscrezioni pare che la produzione di “Better Man” costerà oltre 100 milioni di dollari e il film sarà riservato solo ed esclusivamente ad un pubblico adulto, data la presenza di diverse scene “particolari”, diciamo così. Una vita fatta di eccessi, alti, bassi, tormenti e successi, tutto in un unico film. Le riprese sono appena iniziate e noi non vediamo l’ora.

Nel frattempo, auguri per i tuoi 25 anni Robbie.

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