Perché la scelta di questo titolo? La parola “gold” lo sappiamo significa “oro, di conseguenza “Golden Boy” diventa “Il Ragazzo d’Oro”, come il titolo di una canzone di qualche anno fa di Guè Pequeno. La parola “oro” torna spesso quando si parla di una star mondiale come Harry Styles, fuori da poco con il suo terzo album dal titolo “Harry’s House” che ha già stabilito diversi record, in Gran Bretagna e nel mondo. L’ultimo in ordine di tempo è quello del maggior numero di vinili venduti nella prima settimana di uscita: 182.000 copie nei soli Stati Uniti, superando il record precedente di 114.000 stabilito lo scorso autunno da Taylor Swift con “Red (Taylor’s Version)”.

Una figura artistica matura ed esemplare. Perfetta per questa generazione
La parola oro la leghiamo al titolo di uno dei suoi brani del secondo album “Fine Line”, “Golden”, quando si dice che uno è un ragazzo d’oro è spesso per via del suo comportamento, e Harry nel corso della sua carriera ha sempre dimostrato di essere umile, educato e mai sopra le righe: l’ultima dimostrazione in ordine di tempo l’ha data pochi giorni fa durante una tappa del suo “Love on Tour”: si trovava a Manchester, a pochi passi dalla zona in cui era cresciuto durante la sua infanzia e sapeva che al concerto sarebbe venuta anche la sua maestra delle elementari, al signora Vernon. Beh lui che ha fatto? Per un attimo ha fermato il concerto, l’ha cercato nella folla, e dopo averla trovata le ha parlato dal palco. Momento emozionante, dove Harry davanti a migliaia di fan l’ha ringraziata, spiegando quanto fosse stata importante per lui e per la sua istruzione. Bravo ragazzo. Poi “Golden Boy” perché diciamocelo, da quando Harry ha iniziato la sua carriera da solista è diventato come Re Mida, che nella cultura occidentale viene riconosciuto come colui che aveva il “tocco d’oro”, con la capacità di trasformare in metallo prezioso qualsiasi cosa toccasse donatagli da Dioniso. Harry Styles fa la stessa cosa ma con la musica. Ultima osservazione, ed è su questa che vogliamo soffermarci, Harry Styles senza ombra di dubbio è l’ex One Direction che ce l’ha veramente fatta, o meglio che ha dimostrato nel corso di questi sei anni di aver raggiunto un livello di maturazione artistica che gli ha permesso di entrare nell’Olimpo dei più grandi.
La strada verso il successo
Se osserviamo tutto ciò che singolarmente ha realizzato ogni componente della giovane boy band nata dodici anni fa ad X Factor UK c’è poco da dire: Zayn Malik ha realizzato tre album ma abbiamo, ma l’unico forse rimasto realmente impresso è stato il primo “Mind Of Mine” del 2016, Liam Payne ne ha realizzato uno corposo nel 2019, “LP1” dove spicca la collaborazione con Quavo nel singolo “Strip That Down” ma poi il nulla cosmico a parte qualche altra collaborazione, Niall Horan esordisce con l’album Flicker che poi ripropone nella versione live accompagnato dalla RTÉ Concert Orchestra, una delle più importanti d’Irlanda, per poi arrivare a due anni fa con il disco “Heartbreak Weather”, infine Louis Tomlison con un album all’attivo, “Walls”, qualche singolo e un contratto da calciatore con il Doncaster Rovers F:C, squadra appartenete alla seconda divisione inglese.
Tutto questo fa pensare che i quattro componenti, rimasti indietro nella strada della consacrazione, abbiano goduto della fama ottenuta nei sei anni di One Direction e poi si siano persi. Scelte differenti? Strategie sbagliate? O semplice presa di coscienza di non poter superare un certo livello? Ci sono tante componenti che lasciano grandi punti di domanda nella nostra mente, ma di una cosa siamo certi: Harry Styles è l’unico ad essersi realmente affermato come solista. Tre album che hanno infranto svariati record, da “Harry Styles” a “Fine Line”, che a distanza di tre anni viaggia ancora alto nelle classifiche mondiali grazie a brani come “Watermelon Sugar”, “Lights Up” e “Golden”, fino ad arrivare ad “Harry’s House” che probabilmente rappresenta la consacrazione definitiva di questo artista.
Harry Styles, uno degli artisti più ascoltati al mondo che in quest’ultimo album ci permette di conoscere meglio il suo lato umano, quella parte di vita vissuta in casa anche, la sua casa, la Harry’s House dove emergono le paure di chi guarda al passato ma è pronto per il futuro, abbracciando il cambiamento.
Quasi a sorpresa, il cinema
Altra grande esperienza che distingue Harry dai suoi ex colleghi directioner è quella legata al cinema: nel 2016, a sorpresa, ritroviamo l’artista di “As It Was” nel cast del film “Dunkirk” di Christopher Nolan. Prima esperienza da attore? Non male ragazzo. La domanda che tutti potrebbero essersi fatti è come sia ricaduta su di lui una scelta del genere, non trattandosi di una piccola serie o di un semplice cameo. Lo stesso regista intervistato tempo fa a LA Times raccontò di come l’abbia provinato insieme a tantissimi altri giovani attori, con esperienza quindi più bravi, e abbia notato delle doti di cui neanche lui forse era a conoscenza. Esperienza unica che oggi ha portato Harry Styles ad aver realizzato già quattro film: “Dunkirk”, “Eternals”, “Don’t Worry Darling” e “My Policeman”, questi ultimi due in uscita quest’anno. Il successo come cantautore e la dedizione costante nelle nuove sfide, questo fa di Harry Styles un artista davvero unico e di cui questa generazione aveva più che mai bisogno. Un esempio sano da seguire.
In recenti interviste ha detto che un domani tornerebbe volentieri a suonare con i One Direction, certo è che per loro sarebbe una manna dal cielo potersi esibire al fianco di Harry, per lui forse, quasi un favore.